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Transizione digitale? Ma dove? Non certo a Taranto negli uffici destinati ai tributi

E qui non si scherza, perché in Europa siamo osservati speciali. Basti pensare al dietro front del Governo Meloni sul ‘pos’ e la marcia indietro del ministro Paolo Zangrillo sul tema dello ‘spid’ : “chi lo dice ai 33 milioni di italiani che lo usano?”

La vicenda che affrontiamo è legata ai servizi online per risparmiare energia, ingorghi stradali,  ridurre l’inquinamento e almeno in teoria: accelerare le pratiche rispetto al dialogo tra cittadino e amministrazione pubblica. Un retaggio che si è più sviluppato dalla pandemia.

A luglio 2022 mi arriva una mail con un video musicale che mostra un debito di 263 euro per tributi Tari (tariffa legata ai tributi) per un appartamento dove, dalla fine del 2021, non abito più avendo cambiato domicilio.

Quindi non solo non devo pagare il 2022 ma anche gli ultimi tre mesi del 2021. Da buon contribuente mi reco, dopo puntuale prenotazione, presso l’ufficio Tari a Taranto. C’è già una fila di persone. Un addetto mi consiglia: “Faccia la pratica online”.

Ad uno che da diciassette anni fa giornalismo online è come dire ad un dottore: “si prenda una aspirina.”

Il 6 agosto 2020, dopo aver inviato una pec con la domanda di cessazione tari, mi aspetto che passi il mese delle ferie, in cui si ferma tutto il paese, almeno nelle due settimane di ferragosto.

Poi aspetto tutto il mese di settembre. Il 3 ottobre mando una pec al protocollo del comune lamentandomi col Sindaco di questa assenza di risposta. Il 4 (sic!) ottobre arriva una risposta dell’ufficio tributi il quale risponde con un ossimoro:

Gentile contribuente, vista la quantità di mail che ogni giorno arrivano presso i nostri uffici, le chiediamo cortesemente di indicarci i suoi dati anagrafici in modo di risalire alla sua richiesta.

Avete compreso? La pec, che è una mail certificata, come fosse una vera raccomandata, viene confusa fra tutte le mail che arrivano all’ufficio. Allora c’è una sorta di skill organizzativo che va rivisto, accanto al dialogo fra anagrafe e servizio Tari. Perché i rifiuti si pagano nel luogo di residenza dove sono prodotti. Questa la dizione di legge della parola ‘rifiuto’.

Il 12 dicembre invio di nuovo tutto e vengo sicuramente, nonostante sia stato invitato a farlo, diluito nella quantità di “mail che ogni giorno…”

E qui cado nella frustrazione soprattutto dopo che il commercialista mi fa il calcolo assai oneroso dell’imu.

A questo punto il solerte operatore dell’informazione cerca nel sito del comune di Taranto e nel box gestione tributi trova la novità.

Basta cliccare su Servizi Online e cliccare su Gestione tributi.

Qui esce il messaggio; “ tramite questo nuovo portale, ti sarà possibile usufruire di diversi servizi in maniera del tutto online e in totale semplicità”  Cliccate su: Accedi al servizio.

Qui si apre lo spazio per entrare con spid e altro e quando entrate avete il quadro delle pendenze.

Cliccate a destra su ciascuna riga che presente le pendenze per avere il dettaglio e copiate: numero della pratica, importo dovuto e anno di riferimento. Fatto questo cliccate il banner a destra dove c’è scritto istanze rettifica e\o annullamento.

Scegliete se volete una rettifica oppure un annullamento. A questo punto si apre una pagina da scrivere che completerete con i vostri dati. Stando attenti a mettere tutto in modo preciso (il sistema vi informa sugli errori e non va avanti)

Alla fine attenzione ai documenti da allegare (carta di identità e certificato di residenza e altro) devono essere in formato PDF A. Qui si apre una sciccheria da sviluppatore, ma si trovano online programmi che vi trasformano i vostri pdf da semplice ad A.

Una volta presentata la pratica vi arriva la pec di ricevuta e qui vale legge del silenzio assenso; quindi, finalmente, la palla è gettata nel recinto della Pubblica Amministrazione.  E questo è tutto.

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

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