In occasione della Giornata della memoria, venerdì 27 gennaio alle ore 11.00, il Teatro Piccinni apre le porte ad un allenamento collettivo per tenere viva la memoria storica della Shoah con l’evento “La memoria è un campo di battaglia” a cura di Francesco M. Asselta. Si tratta di un appuntamento speciale de “La Palestra – Esercizi di cultura quotidiana”, format di formazione del pubblico, declinato in veste di conferenza – spettacolo, nato lo scorso anno dall’esigenza di tornare a condividere un momento corale di avvicinamento al teatro dopo la fase acuta della pandemia che ha interrotto le vite di tutti. L’intervento di artisti, giornalisti e intellettuali all’appuntamento del prossimo 27 gennaio sarà occasione per ricordare un’importante pagina della storia del mondo, che non riguarda soltanto il popolo ebraico, ma l’intera umanità. L’evento è gratuito per le Scuola Superiori di II grado.
È stato proprio ascoltando le testimonianze dirette di alcuni sopravvissuti che ho finalmente capito il senso pratico della frase “Per non dimenticare“. Loro, i testimoni, lo ripetono ossessivamente. – Spiega Francesco Asselta – Ma passano gli anni e anche i sopravvissuti a tale orrore stanno scomparendo poco a poco. Una volta che sarà scomparsa un’intera generazione di testimoni, chi ci ricorderà cos’è accaduto? Eccolo il significato nascosto, che finalmente mostra tutta la sua portata: la naturale tendenza a dimenticare dell’essere umano. “Per non dimenticare” è un’implorazione ad andare contro l’oblio. Può accadere ancora, non dimenticatelo. Per questo inviteremo sul palco del Piccinni storici, filosofe, archeologi, ricercatrici, musicisti. Il compito è chiaro: analizzare il pensiero che ha portato all’ideazione della soluzione finale, ricostruire la vita all’interno di un lager, allacciare similitudini col presente”.
Dopo i saluti istituzionali di Antonio Decaro, sindaco del Comune di Bari e di Ines Pierucci, assessore alla cultura del Comune di Bari, prenderà il via l’evento con i seguenti interventi:
“Le Muse nell’universo concentrazionario”
Raffaele Pellegrino, vice Presidente dell’IPSAIC (Istituto Pugliese per la storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea) e docente di musica, parlerà di come molte donne e uomini internati nei campi di concentramento restavano aggrappati alla vita attraverso l’arte, in un processo continuo di ri-umanizzazione all’interno di uno spazio pensato come disumanizzante;
“Dal pregiudizio alla cenere”
Daniele M. Pegorari – docente Uniba e Valeria Traversi – docente di Storia, si occuperanno della ricostruzione storica che porta il Nazismo al potere, delle ragioni più profonde che portano i nazisti a scegliere la Soluzione Finale e del perché proprio gli ebrei;
“Archeologia della memoria”
Giuliano De Felice, archeologo “contemporaneo” spiegherà come viene “pensato” un campo di concentramento;
“Malnutrire la memoria: la sazietà che affama”
Raffaella Gadaleta, ricercatrice UniBA di fama internazionale, racconterà come la vera e propria condanna a morte partiva dall’alimentazione debilitante scientificamente organizzata dai nazisti;
“Farsi testimoni di testimoni”
Francesca R. Recchia Luciani si occuperà della ormai classica tematica legata alla cosiddetta “post-testimonianza” e cioè a come tentare di tenere vivo il fuoco del ricordo di ciò che è stato, nonostante tutti i sopravvissuti siano morti o ormai impossibilitati, vista l’età, a perpetuare la memoria della Shoah.
Infine, per raccontare il rapporto fra arte e vita di prigionia, il pianista Fabio Di Gennaro eseguirà arie di Mendelssohn, Gershwin e Schoenberg e di Viktor Ullmann, musicista che compose queste musiche durante la sua prigionia ad Auschwitz.