“L’autonomia differenziata” è un grande pericolo “perché non affronta la sostanza del divario tra nord e sud”, sostiene il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca: “ci ritroviamo con l’avvio della distruzione della Nazione nella sua unità perchè hanno approvato un’ipotesi di legge sull’autonomia differenziata che spacca l’Italia sui grandi servizi di civiltà: sanità pubblica e scuola pubblica statale”.
“Il disegno di legge con cui ieri si e’ arrivati al Governo probabilmente risente di un radicalismo delle posizioni dovuto all’approssimarsi delle elezioni in Lombardia e rende assolutamente inadeguata la proposta che viene fatta”, dichiara iil presidente della Toscana, Eugenio Giani: “In primo luogo i Lep, i livelli essenziali di assistenza devono essere precisati prima di arrivare a prevedere le intese; in secondo luogo il ruolo del Parlamento deve essere piu’ forte, perche’ e’ nel Parlamento che si individuano le differenziazioni di lettura dei territori che motivano un livello piu’ alto di alcune regioni rispetto ad altre”.
“Quindi – ribadisce il presidente della Toscana -il disegno di legge va rivisto e ripeto: il principio costituzionale nasce dall’articolo 5 della Costituzione ispirato da Piero Calamandrei, ma quando si tratta concretamente di andare a fare la legge quadro che possa indirizzare le intese tra regioni e Stato c’e’ ancora molto da lavorare”. Per Giani, “L’autonomia differenziata deve rendere migliori le cose che ci sono nelle regioni, e il disegno di legge deve corrispondere a questa impostazione, cioe’ di valorizzare tutte le regioni senza differenze fra Nord, Sud, Centro e altre aree della penisola”.
La Repubblica unica e indivisibile riconosce e promuove le autonomie locali, quando però “si tratta concretamente di andare a fare la legge quadro che possa indirizzare le intese tra Regioni e Stato c’è ancora molto da lavorare’. Per il presidente della Toscana, “l’autonomia differenziata deve essere questa: Regione per Regione scegliere quelle tre, quattro, cinque cose che hanno una peculiarità in quella Regione che rende migliore la gestione da parte delle Regioni”.
“Questa riforma sull’autonomia differenziata è inaccettabile per alcuni motivi: il primo è che non tiene conto dei Livelli essenziali di prestazione perché vengono definiti in modo assolutamente bizzarro, con un Dpcm, una cosa surreale”. Così il Presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini: “Avevamo detto – ricorda Bonaccini – che prima di arrivare all’autonomia bisognava definire i Lep e levare la spesa storica altrimenti il Mezzogiorno sarà sempre penalizzato. Avevamo chiesto anche la gradualità e fermare in questo momento materie come sanità e scuola. Ce lo vedete un paese che potenzialmente possa avere 20 pubbliche istruzioni diverse quando l’Italia è una ed è soprattutto grazie alla cultura, la formazione, l’istruzione che il Paese è unito? Noi faremmo ridere il mondo se approvassimo una riforma che prevede che potenzialmente le regioni possano avere la propria pubblica istruzione”.
Per Bonaccini questa riforma, questo voto in Consiglio dei Ministri “è anche abbastanza curioso: il Parlamento arriverà a discuterne fra 6 mesi, forse fra un anno”. Questa autonomia non va bene, “mi sento italiano prima che emiliano-romagnolo, dobbiamo fare tutti insieme una grande battaglia per evitare che questa autonomia, come sarà se viene applicata, possa spaccare in due il Paese”.
Mentre Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia, sottolinea di non aver “mai detto di non volere che le Regioni avessero più potere, ma l’incremento dei poteri deve essere funzionale alla realizzazione di altri obiettivi costituzionali come uguaglianza ed efficienza”.
Emiliano evidenzia come “il fatto che si possano attribuire più poteri alle regioni fa parte del patrimonio culturale della sinistra che ritiene che le decisioni siano migliori quando adottate in prossimità del soggetto che ne deve subire l’applicazione. Non c’è un tabù sull’aumentare il potere”.
Emiliano auspica che, dopo le Regionali questa discussione “possa estinguersi”, ma dall’altra parte teme che la maggioranza di Governo “si possa incastrare e pensare che una cosa fatta per fini elettorali possa diventare una strategia reale”. “Per questo – conclude il presidente della Puglia – bisogna essere preoccupati e mobilitarsi”.