«La filosofia è la prima materia che mi ha portato a cercare le risposte non soltanto sui libri, come a scuola si fa normalmente, ma dentro me stessa e in tutto ciò che riguarda la vita quotidiana. Le mie idee sono cambiate, ma è cambiata anche la mia emotività: sono diventata più sensibile, ho più sensazioni ed emozioni Sono cambiati i miei pensieri, addirittura alcuni miei ideali e in generale mi sento cambiata nel profondo».
Fino all’anno scorso pensavo che la filosofia fosse leggere lunghi libri noiosi e incomprensibili, ma oggi con la parola filosofia intendo un dialogo appassionato tra professore e alunno, una discussione intensa». Confessione spontanea e sincera di una studentessa. Va detto in premessa che a seconda delle esperienze di ogni persona, cambia l’effetto della filosofia .Fin dal suo sorgere e in ogni epoca, l’epiteto di “inutile” è lo strale che, più di tutti, bersaglia la filosofia. La difesa più efficace resta quella di Aristotele che, esaltandone l’essenziale inutilità, svincolava la filosofia da ogni rapporto con il potere, presentandola come l’esercizio umano più puro e verace di libertà.
Tuttavia, nonostante Aristotele, lo stereotipo persiste, complici anche alcune derive pseudofilosofiche che imperversano sui media, sui social e, in parte, nello stesso mondo accademico. Aldilà di tutte le difese d’ufficio possibili, per sfatare questo mito – ovvero per dimostrarlo tale – non è sufficiente continuare ad affermare e ripetere come un mantra la falsità del pregiudizio, ma occorre far (ri)vivere l’utilità della filosofia nell’animo di chi la esercita. Nell’incerto periodo che sta attraversando il mondo della scuola, riteniamo necessario ripartire dall’ascolto diretto delle voci degli studenti, cercando di coglierne richieste, aspettative, desideri per ripensare a loro misura il ruolo dell’educazione e della formazione, perseverando nel credere che la filosofia sia ancora l’unica via percorribile per un cambiamento consapevole e sostenibile. Molti studenti dei licei sono soliti sottolineare il modo in cui la filosofia appare ai propri coetanei prima di iniziarne lo studio a scuola. Evidentemente, lo stereotipo dell’inutilità della filosofia aleggia anche tra i più giovani, associata perlopiù all’idea di dover studiare testi «noiosi» la realtà vissuta nel quotidiano: «Ho sempre visto, come molti altri studenti, la filosofia come una materia abbastanza superflua in cui si studiano determinati pensatori, la loro vita e quello che hanno detto, senza alcuna riflessione, senza alcuno sviluppo di un pensiero e un linguaggio proprio».
Tuttavia, il primo interesse per lo studio della materia emerge quando si confrontano diversi autori su stesse problematiche, ovvero quando gli studenti comprendono che esistono diverse verità, tutte con una propria logica di esistenza: «Passare tra i pensieri di filosofi così diversi tra loro ma allo stesso tempo tutti validi e plausibili è stata una scoperta che mi ha fatto riflettere».«La filosofia ti catapulta in una prospettiva di pensieri molto vasta. E’ proprio questa grande sfaccettatura di pensieri, idee, teorie, che ti insegna una cosa fondamentale anche nella vita, nella quotidianità, che è quella di non chiudersi nella propria piccola bolla, focalizzandosi soltanto sul proprio pensiero, idee, teorie, andando ad escludere quelle degli altri». «La filosofia mi è stata utile perché mi ha aperto la mente, mi ha aiutato a vedere le cose da diversi punti di vista e da un’altra prospettiva e a farmi capire che una stessa cosa può essere vista da diversi punti di vista».
La consapevolezza della complessità del pensiero, della sua possibile declinazione a seconda dei contesti e delle interazioni, porta gli studenti a riflettere su sé stessi e sulle relazioni che li coinvolgono, soprattutto in famiglia e tra gli amici. È inutile evidenziare il fatto che si tratti di una scoperta copernicana per adolescenti abituati agli schemi e alle verità che hanno costellato la loro (in)formazione fino a quel momento. L’entusiasmo con cui i ragazzi manifestano la presa di coscienza dell’esistenza dell’altro e l’autocritica che riservano al proprio modo di stare al mondo prima del confronto con la nuova materia scolastica evidenziano la necessità di impostare lo studio della filosofia sviluppando percorsi dialogici tra i diversi autori. L’approccio tradizionale prospettato dai manuali è, al contrario, volto perlopiù a sviscerare la filosofia del singolo autore o della singola scuola di pensiero secondo un prima e un dopo, manifestando un movimento essenzialmente autoreferenziale. È questo il motivo per cui molti studenti dichiarano, in maniera quasi sprezzante, di accostare la filosofia alla letteratura, ovvero al «mero studio della vita e delle opere di diversi autori».
Ciò che invece gli studenti affermano di aver apprezzato dello studio della filosofia risiede nella possibilità di attualizzare nella loro vita quotidiana l’atteggiamento dei filosofi al momento della presa di posizione su un determinato tema. L’apertura all’altro si accompagna alla consapevolezza della possibilità di adottare un proprio punto di vista da far valere nel confronto dialettico, un po’ per gioco e un po’ per affermazione di sé. «Ho iniziato a vedere il mondo in cui vivo e tutto ciò che mi circonda sotto vari punti di vista.
Credo che ognuno di noi possa e debba filosofare poiché grazie alla filosofia possiamo acquisire uno stile di pensiero critico e creativo, cercando di dare nostre opinioni su determinati argomenti. Lo studio della filosofia può migliorare le relazioni sociali, grazie allo sviluppo della capacità di ascolto, di rispetto dell’altro, di convivenza civile e democratica e anche delle competenze logico-matematiche, psico-sociali, linguistiche. Inoltre, la filosofia è un’occasione di confronto, cercando di esprimere una propria visione, dando le proprie motivazioni e vedendo, attraverso il dialogo con gli altri, i diversi punti di vista”. La maggior parte degli studenti individua entusiasticamente l’utilità della filosofia nella possibilità di attualizzare, nella propria vita e nelle relazioni quotidiane che la caratterizzano, le teorie e i metodi dialettici studiati.
Affermano, infatti, di aver compreso l’importanza della relativizzazione delle verità, di aver imparato a convivere con l’assenza di certezze che, sebbene possa risultare «un po’ inquietante», apre a un dialogo con gli altri più autentico, invitando a prestare maggior attenzione a ciò che si dice e alle parole altrui. In maniera quasi sorprendente, nelle affermazioni degli studenti emerge chiara la consapevolezza che il lavoro su sé stessi passi dal confronto con gli altri, dall’affinamento della capacità di ascolto, dal sentimento dell’empatia che lo studio della filosofia permette di coltivare. La parola che ricorre più frequentemente in questa cura di sé che i ragazzi hanno cominciato a saggiare a partire dalla filosofia è libertà.
Libertà da quelle stesse catene denunciate nel mito della caverna di Platone, di gran lunga l’argomento più amato e dibattuto in classe. Emerge infine la visione della filosofia come «materia guida» per lo sviluppo di uno spirito critico utile tanto per lo studio quanto per la vita, a dimostrazione del fatto che negli studenti c’è tanto la consapevolezza di non essere liberi e autonomi nelle scelte, quanto la voglia sfrenata. Un dato è certo: la scholé deve continuare ad essere il luogo dell’otium, del tempo libero dedicato all’esercizio del pensiero, alla ricerca della verità e delle ragioni della nostra esistenza. E non è poco!.
Marcario Giacomo
Editorialista del Corriere di Puglia e Lucania