Accorato appello al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al suo ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida.
L’agricoltura in Puglia e Basilicata investita da una tempesta di fenomeni economici: cartelle pazze da parte dei Consorzi di bonifica a fronte di mancati servizi; crollo del prezzo del grano duro; raccolti scarsi in questi ultimi anni a causa della siccità con l’aumento dell’indebitamento delle aziende agricole. L’agricoltura, insomma considerata l’ultima delle attività nella scala economica del Paese.
Una radiografia fatta in questi giorni mette a nudo l’intero comparto. Imprenditori agricoli disperati perché nessuno li ascolta.
La classe politica è molto distante dai loro problemi; tutti i governi nazionali che finora si sono avvicendati negli ultimi 40 anni alla guida del nostro Paese non hanno dato ascolto alle grida disperate di questi valorosi “guerrieri agricoli”; sì, così vanno definiti.
Nonostante le avversità, mantengono fede al patto, all’amore che li lega alla terra, all’agricoltura, nella cui attività sono coinvolti anche i componenti delle proprie famiglie.
Da considerare che sono i primi ad avere cura del territorio; senza di loro non ci sarebbe tutela e difesa del suolo; i canali di scolo delle acque piovane in ambito agricolo sono di pertinenza dei Consorzi di bonifica, ma purtroppo non ricevono la dovuta manutenzione da parte di questi enti, mentre praticamente battono cassa sistematicamente per ottenere pagamenti, dicono gli agricoltori, non dovuti; la logica vuole: niente servizi, niente pagamenti.
Qui invece è tutto il contrario. Si esige d’imperio il pagamento delle cartelle. Insomma, è in corso una battaglia tra questi carrozzoni creati dalla politica e gli agricoltori.
Questo stato conflittuale viene contestato a gran voce dall’associazione LiberiAgricoltori regione Puglia con sede ad Altamura rappresentata dal presidente Domenico Viscanti, nonché dal suo collega Emilio Vesia della Basilicata con sede a Matera, a cui aderiscono migliaia di aziende agricole (9.000 in Puglia e circa 5.000 in Basilicata).
Questo uno dei primi nodi spinosi contro la politica regionale.
CROLLO PREZZO DEL GRANO – L’altro argomento è il crollo del prezzo del grano duro, da 580 euro a tonnellata a settembre 2022, scivolato a 520/500 a dicembre, per crollare ancora nella prima settimana di febbraio sotto i 450 euro a tonnellata, così come riportato dai giornali “L’Informatore agrario” e “Agricoltura.it”.
Se le aziende agricole avevano riposto una loro speranza in quel prezzo iniziale di settembre scorso, nonostante lo scarso raccolto di 15/18 quintali ad ettaro, quell’aspettativa è scemata all’improvviso.
Quale è stata la causa che ha determinato il crollo del prezzo? Molte le voci messe in circolazione – dichiarano Viscanti, Vesia e il consigliere Nicola Caputo; una delle prime, il massiccio arrivo di grano duro proveniente dall’estero ad un prezzo molto più concorrenziale che ha provocato il panico tra gli agricoltori italiani.
Non è possibile – aggiungono i tre intervistati – paragonare il grano italiano, sottoposto a discipline stringenti di coltivazione, al grano estero, distante dalle regolamentazioni italiane. Ci deve stare una differenza di prezzo per entrambi i frumenti; lo vuole la logica per tante ragioni.
COMMISSIONE UNICA NAZIONALE – LiberiAgricoltori chiede la riattivazione della commissione unica nazionale, di cui da settembre 2022 non si hanno più notizie.
Un accorato appello è rivolto al nuovo governo nazionale a guida Giorgia Meloni e al suo ministro all’Agricoltura Francesco Lollobrigida, responsabile della sovranità alimentare.
Insomma, un terremoto che ha devastato di fatto quelle ultime speranze di fronteggiare i debiti accumulati negli anni precedenti col covid 19: aumenti del prezzo dei concimi, delle sementi, della benzina, del gasolio e tanti altri addendi.
L’AGRICOLTURA RISCHIA DI SCOMPARIRE – Ora, tenuto conto che gli imprenditori agricoli attendono un anno per il raccolto – continuano i tre esponenti di LiberiAgricoltori – dal cui ricavato devono poi pagare le quote di ammortamento, è chiaro che allo stato attuale sono in uno stato di incertezze per il futuro delle proprie attività; abbandonare i terreni? Lasciare spazio alle importazioni?
Sarà un danno irreparabile per l’economia nazionale. Nessuno vuole capire che a lungo andare, questa catena si spezzerà.
Inoltre, i fenomeni atmosferici sempre catastrofici stanno mettendo a dura prova l’umanità; la siccità dovuta alle scarse precipitazioni atmosferiche ha di fatto preso il sopravvento conseguente all’effetto serra con l’aumento delle temperature e quindi surriscaldamento della terra.
Manifestazioni umanamente non gestibili, ma che richiedono la massima attenzione da parte dagli organi preposti per una politica green in favore dell’agricoltura che è la prima attività da tutelare per rendere indipendente l’Italia nei suoi approvvigionamenti alimentari.
Per soddisfare le lobby, ci stiamo facendo del male da soli. Ritornare poi all’indipendenza alimentare sarà molto difficile, perché le aziende nel frattempo risulteranno abbandonate; le attrezzature agricole rottamate; e tutto il tessuto produttivo coinvolto, dissolto come neve al sole.