Principale Politica Emigrazione & Immigrazione ” Abbandonati dall’Italia e da tutti!”

” Abbandonati dall’Italia e da tutti!”

Questo è il grido di protesta delle nostre comunità degli italiani nel mondo. Se ne è parlato al convegno “ La partecipazione dei Pugliesi nel mondo alla vita delle Istituzioni.

Importanti tematiche emerse durante la web conference organizzata da Aitef, Anim e Upe con i pugliesi all’estero

di Myriam Di Gemma

Cristaudi (Aitef Johannesburg)“I neri non vogliono più i bianchi. Qui in Africa c’è un apartheid al contrario. E’ emergenza”

“E’ giusto che gli italiani nel mondo non abbiano gli stessi diritti degli italiani in Italia?”

A dirlo, Giuseppe Abbati, presidente Aitef (Associazione Italiana Tutela Emigrati e Famiglia) nella videoconferenza dal titolo “La partecipazione dei pugliesi alla vita delle istituzioni”, organizzata da Aitef, Anim, Upe, e dal progetto “Nascere in Puglia”.

“Basti  – precisa Abbati – un esempio: una regione italiana come la Campania, ha 6 milioni di abitanti ed elegge 58 parlamentari. Mentre gli Italiani all’estero (che al momento sono oltre 5 milioni e mezzo) ne eleggono soltanto 12. Un altro esempio: gli italiani all’estero DEVONO CHIEDERE di votare. Ed è una vergogna. Vorrei ricordare, che nel 2019, nella legge di bilancio 2020, la n.160, furono stanziati i fondi per sperimentare il voto elettronico. Ma quei soldi finora sono stati utilizzati poco e male”.

Per quanto riguarda la Puglia, la legge regionale sulla partecipazione non è aperta ai cittadini residenti all’estero. E’ importante coinvolgere gli emigrati per avere il loro consenso e parere”.

Abbati inoltre ha evidenziato che proprio la notte del 10 febbraio 2023, il Consiglio Europeo ha definito un problema europeo la questione migratoria.

Secondo l’Aitef, è opportuno, in sinergia con l’Onu, organizzare centri di accoglienza e di formazione per tutti coloro che volessero emigrare in Europa. Tali centri dovrebbero essere organizzati ‘ìn loco’ in Africa, appositamente per debellare il fenomeno delle imbarcazioni illegali. Una proposta davvero strategica che avrebbe una ricaduta proficua per tutti coloro che volessero entrare in Europa, munendosi così di permessi di soggiorno e documenti legali.

La seconda è: realizzare quanto prima la macroregione europea del Mediterraneo, quella del Tirreno estesa al Mediterraneo e quella tuttora esistente Adriatico-Ionica fino al Mediterraneo, assecondando il parere del CESE, che prevede una macroregione occidentale e orientale.

Antonio Peragine, presidente Anim ‘Associazione Nazionale Italiani nel Mondo: “ ha fatto riferimento all’altra Italia nel mondo e all’Altra Puglia nel mondo 

L’emigrazione è uno dei fenomeni che hanno segnato la storia di tutte le società e dell’umanità.

In oltre un secolo, per limitarci al periodo storico post-unità d’Italia, è stata una delle cause che hanno più profondamente inciso nello sconvolgimento della società italiana in tutti i suoi aspetti: demografico, ambientale, economico, sociale. Per la Puglia e per le Regioni Meridionali  ha costituito il volano dell’accelerazione del depauperamento di energie di intero aree e del loro degrado. Le conseguenze sugli uomini e sulle famiglie del loro “essere stranieri” in terra straniera, qualche volta anche in terra italiana, sono sempre state gravi. Tuttavia, gli emigrati, anche quando, con grande impegno personale, sono riusciti ad inserirsi nelle società di residenza e ad assumervi delle posizioni di prestigio, hanno costantemente evidenziato l’attaccamento al paese di origine che  di contro, li ha abbandonati a sé stessi.

Del tutto inesplorato restano le potenzialità che le comunità residenti fuori dalla Regione possono esprimere per lo sviluppo economico e sociale della Puglia.

L’Anim ‘Associazione Nazionale Italiani nel Mondo, ha sempre evidenziato la necessità di un diverso e più solidale modo di porsi della società pugliese e delle sue istituzioni nei confronti dei propri componenti lontani; rapporto che sarà tanto più produttivo quanto più sarà diffusa la conoscenza del fenomeno, le sue conseguenze sui singoli e sulle collettività, le prospettive positive che, con una maggiore attenzione, possono concretizzarsi.

Un solo dato, senza dubbio, è sufficiente per indicare automaticamente la consistenza dell’ “altra Puglia” e dare la misura del gravissimo spessore che tuttora riveste per la Regione la “questione emigrazione”: oltre mezzo milione di corregionali vivono fuori dal territorio regionale.

Beninteso considerando soltanto coloro che sono ancora in possesso della cittadinanza italiana, che se si aggiungono gli “oriundi” il totale ammonta a qualche milione.

Oltre 400 mila vivono al di là dei confini nazionali, sparsi in tutto il mondo; 350/400 mila nelle altre Regioni italiane; qualche decina di migliaia nei paesi del Terzo Mondo in via di sviluppo alle dipendenze di imprese nazionali.

E’ un’ ”altra Puglia” che si è andata formando in oltre un secolo. I primi dati ufficiali sugli espatrii sono del 1876.

I pugliesi che, poco più di un secolo, sono partiti per le strade del mondo si aggirano intorno ad 1 milione e mezzo.La maggior parte si è insediata all’estero e vi ha proliferato.

E’ senza dubbio significativo il fatto che la prima generazione abbia saputo mantenere vivo il ricordo delle origini, nonostante lo sconforto per le cause che l’avevano costretta ad emigrare e lo stress per il distacco “brusco dalle “radici”. Ma non è meno significativo che le generazioni che nel tempo si stanno succedendo abbiano cercato sempre di scoprirle e di riallacciarvisi.

Il discorso sull’altra Puglia resterebbe monco ed il quadro della presenza pugliese in Italia e nel mondo sarebbe incompleto se non si rilevasse pure la consistente presenza di corregionali in altre Regioni italiane.

E negli anni 50 e 60 che, stimolata dai richiami del boom industriale ed occupazionale, si sviluppa quella macroscopica e tumultuosa mobilità interna, lungo la direttrice Sud-Nord, che l’ha fatta definire “il fenomeno che ha maggiormente sconvolto la società italiana nel dopoguerra”.

Nel quadro attuale del movimento migratorio emerge, la tendenza delle comunità a stabilizzarsi nei paesi di residenza, pure in quelli europei, pur senza rinunciare mai al pensiero del ritorno.

E’, in realtà, una delle punte dell’iceberg che è costituito da tutti quei fattori che hanno concorso a mantenere viva la “questione meridionale” nei decenni. Emigrazione, disoccupazione, arretratezze ambientali, squilibri economici e settoriali, sono tutte componenti dello stesso problema e concorrono a rendere più difficoltoso il processo di sviluppo di una società, quale quella meridionale, che pure è in fase di trasformazione.

Vista da quest’angolo visuale la “questione emigrazione” si amplia per inserirsi direttamente tra i problemi dello sviluppo locale – nel quadro di quelli nazionale e regionale – delle scelte relative , degli obiettivi,tra i quali non possono non essere considerati quali elementi essenziali sia l’individuazione del fenomeno migratorio, per eliminare le conseguenze negative , sia quegli interventi che possono rendere meno disagevole il rientro di coloro che , lavorando all’estero, non abbiano intenzione di stabilirvisi definitivamente e di coloro che oggi sono costretti a ritornare perché vi hanno perso l’occupazione.

Si tratta, cioè ,di avviare un discorso nuovo , soprattutto in politica economica , che non consideri , come è stato fatto , il fenomeno migratorio quale entità separata dalla vita regionale e nazionale, ma lo veda quale aspetto specifico dell’intera realtà.

In quest’ottica,occorre anche scoprire l’effetto positivo che le comunità degli emigrati possono avere per il Mezzogiorno ed il Paese.

In tutto il mondo appare  evidente che le tappe che contrassegnano l’esistenza, i processi di integrazione , il progresso delle comunità italiane , coincidono con le pietre miliardi che marcano il cammino evolutivo delle popolazioni locali.

In America Latina gli italiani furono dei “pionieri” nel senso più completo del termine. Si deve in gran parte a loro se in Argentina, nel Brasile, nel Venezuela venne reso fertile un ambiente naturale particolarmente selvaggio e vi si creano le prime basi della vita civile. Se si aprirono strade e ferrovie nella boscaglia e nella foresta vergine; se vennero poste le intelaiature minime dell’organizzazione civile; se si gettarono le basi delle future strutture economiche; se le espressioni artistiche presero una nota distintiva tipicamente italiana.

Nell’America de Nord le comunità italiane sono un componente solida e dinamica di una classe media operosa ed abbiente che ha un peso politico di consistente validità nelle vita delle nazioni che hanno ospitato i primi contingenti di emigrati.

Nei Paesi europei i migranti – tra i quali i pugliesi rappresentano un contingente piuttosto numeroso – sono stati chiamati i “costruttori dell’Europa”. La Germania, la Francia, il Belgio dovevano affrontare il gigantesco processo della ricostruzione ma non disponevano della mano d’opera necessaria, che era stata decimata dalla guerra. Gli emigrati si calarono nelle miniere, popolarono i cantieri edili, stradali, ferroviari, parecchi si indirizzarono all’agricoltura.

La loro evoluzione, l’acquisizione di professionalità, la crescita sociale sono state però abbastanza rapide. Gli ex manovali e gli ex minatori sono passati nelle industrie qualificandovisi e specializzandovisi; operai dipendenti sono diventati autonomi inserendosi nell’artigianato, nel commercio, nella piccola e media imprenditoria, in una vasta gamma di attività terziarie.  E’ un fatto che l’emigrato migliora nel tempo le sue condizioni professionali, economiche e sociali. Ma cresce anche nella sua dimensione umana e culturale. Si impadronisce della lingua e moltiplica i rapporti con i nativi, estende la sua partecipazione alla vita civile, politica e culturale. Per ciò stesso può costituire un efficace anello che unisce le due società alle quali partecipa: quella di nascita, della quale continua a sentire l’intimo richiamo; e quella del paese nel quale si è stabilito o e nato, figlio di emigrati

La consapevolezza che le comunità dei pugliesi emigrati , se si saprà valorizzarle idoneamente e rispondere alle loro esigenze e domande , possono svolgere un ruolo attivo per il sostegno e per la movimentazione dell’economia regionale – stimolando scambi culturali, conoscitivi, economici – va diffondendosi e rafforzandosi.

Viene comunemente affermato che le comunità all’estero sono “i migliori ambasciatori”della nostra terra.In effetti, i progressi che hanno conseguito consentono loro di svolgere un ruolo attivo per il collegamento tra la società pugliese e quella dei paesi nei quali vivono e per la promozione tra di esse di rapporti culturali ed economici validi nel contesto dell’azione finalizzata alla crescita delle aree di partenza.

E’ un fatto, che la presenza di consistenti comunità nei Paesi americani ha influito sulla cultura, sui modelli comportamentali, sui consumi.In quelli europei ha incominciato a farlo.La diffusione del “made Italy” nel mondo è legata alla bontà del prodotto, ma è anche dovuta all’humus fecondo creato dagli emigrati.

Tra i giovani della seconda e della terza generazione, ancora attenti alle “radici” familiari ed al rinsaldamento dei legami, sono numerosi quelli che occupano ed occuperanno posti di rilievo nella vita politica, sociale, economica.

Giuseppe Valerio, presidente AICCRE Puglia:” La partecipazione dei pugliesi alla vita istituzionale delle comunità in cui risiedono, è inesistente, scusate la franchezza. Devo constatare, mio malgrado, che neanche i rappresentanti dei cittadini, ossia i sindaci, collaborano con l’AICCRE. Avviamo progetti per i Comuni, e i primi cittadini non aderiscono”.

Davide Del Re, sindaco di Cassano delle Murge: “La Puglia guarda nel mondo e il mondo pugliese che guarda alla Puglia. Le istituzioni devono porsi tale problematica, affinché ci siano ponti e condivisioni di idee e di intenti per gli oriundi. Presto avvieremo un Premio istituzionale finanziato anche dal Ministero, per i cittadini cassanesi per merito nel mondo”.

Davide Carlucci, sindaco di Acquaviva delle Fonti, reduce da un convegno sulla autonomia differenziata: “Occorre fare davvero la rivoluzione, una sorta di un ’68 del Sud affinché decida di contrastare efficacemente la criminalità organizzata, la corruzione” Carlucci ha evidenziato che il Comune di cui è primo cittadino sta “territorializzando” i 17 obiettivi dell’agenda 2030 un buon avvio per rigenerare occupazione e sostenibilità.

Grazia Di Bari, consigliere regionale delegata alle Politiche Culturali, Patrimonio Materiale e Immateriale e Valorizzazione dei Borghi: “Un plauso al progetto ‘Nascere in Puglia’ e all’iniziativa che coinvolge gli italiani all’estero. Trovo davvero utile convegni con tali tematiche, atte a fare sinergia tra associazioni, privati e istituzioni”.

Pino Marelli, Anim Usa, Comites Detroit (USA): “La parola magica è partecipazione, l’articolo 3 della Costituzione Italiana parla chiaro. I pugliesi nel mondo rivendicano con orgoglio una pugliesità che gli stessi compaesani in Puglia non hanno. E’ davvero qualcosa che l’emigrato porta dentro di sé: l’amore e la passione per la terra natìa sono davvero caratteristiche essenziali che determinano idee e proposte a beneficio della terra d’origine. La partecipazione dei pugliesi nel mondo darebbe davvero un ‘valore aggiunto ’ alle iniziative istituzionali regionali”.

Salvatore Cristaudi (Aitef Johannesburg): “Qui è vera emergenza: i neri non vogliono più i bianchi in Africa. C’è un apartheid al contrario: le scuole non hanno docenti di italiano, tutte le risorse che potrebbero giungere dall’Italia non possono entrare. Questa comunità tenderà a scomparire. Ma la politica italiana all’estero dov’è? Il Ministro degli Esteri deve interessarsi anche di come vivono gli italiani all’estero, tutelandoli.”. E Cristaudi, si toglie anche un altro sassolino dalla scarpa: “Il voto italiano all’estero? Tutti soldi buttati al vento”.

Ed infine, “il CGIE perché non è stato ancora insediato?”-

Carlos Villino, Anim Venezuela: “Gli italiani in Venezuela, ora sono abbandonati come una nave alla deriva, ma vogliamo ricordare che nel secondo dopoguerra gli emigrati hanno aiutato gli italiani con ingenti risorse apportando boccate d’ossigeno alla economia?”-

Infine è intervenuto Ferdinando Manzo, vice presidente dell’Aitef Australia: “Condivido ogni tematica affrontata, e peroro la causa dei diritti agli italiani all’estero”.

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