Principale Arte, Cultura & Società Dextrarum iunctio inter coniuges, la promessa oltre l’iconografia

Dextrarum iunctio inter coniuges, la promessa oltre l’iconografia

Il matrimonio di Filippo I di Borgogna e la moglie Margherita III delle Fiandre, Chroniques de France ou de St Denis , ultimo quarto del XIV secolo.

La dextrarum iunctio inter coniuges consiste nella raffigurazione di due  soggetti che si stringono la mano destra. A seconda del contesto e delle parti in causa, questo gesto può avere significati diversi. Quello più ricorrente è l’unione matrimoniale tra un uomo e una donna, promessa di rispetto e fedeltà che unisce due persone a livello fisico e  spirituale come ben si evince dalla raffigurazione tratta dalle Chroniques de France del matrimonio avvenuto nel 1357 tra Filippo I di Borgogna e Margherita III delle Fiandre. I due sposi in primo piano,  attorniati dalla corte e alla presenza del vescovo, si stringono la mano suggellando la promessa matrimoniale davanti agli uomini e a Dio.

Ritratto funerario dei cosiddetti Catone e Porcia, I secolo a.C, Città del Vaticano, Musei Vaticani, Roma

Le prime testimonianze della dextrarum iunctio, risalgano all’epoca romana, in particolare all’età repubblicana, rimanendo immutata per tema fino al VII secolo a.C. In questo periodo era solito raffigurare la figura femminile con il braccio sinistro sulla spalla del compagno e tra loro, alle volte,  si delineava un altare o la porta dell’Ade ad indicare la potenza dell’amore oltre la morte.

A questo proposito, una interessante testimonianza del I secolo a.C  è il ritratto funerario di Catone e Porcia, sublime non soltanto dal punto di vista tecnico, essendo i due soggetti mirabilmente caratterizzati nella fisionomia, ma anche per il potentissimo significato iconografico. Il semplice gesto di stringersi la destra, unito all’atto da parte della sposa di poggiare il palmo sinistro sulla spalla del consorte, racchiude quell’estremo, struggente saluto, tributo ad un sentimento che travalica la dimensione umana. Tale iconografia, era presente anche sulle stele funerarie greche del periodo classico ed ellenistico, in cui era solito rappresentare anche la divinità dell’Oltretomba per amplificare il senso di quel patto al di là dei confini umani.

Particolare tratto dai rilievi dell’arco di Settimio Severo a Leptis Magna, 205-209 d.C, Museo Archeologico, Tripoli

Ricordiamo a questo proposito che la promessa pattuita, se effettuata in ambito civile, si caricava di un altro significato, ovvero  accordo e amicizia come descritto nel dettaglio del rilievo dell’arco di Settimio Severo a Leptis Magna, in cui alla presenza di varie divinità, il giovane Geta, figlio minore dell’imperatore Settimio Severo, viene proclamato princeps iuventutis sancendo questo titolo attraverso la stretta della mano destra.

Sposalizio della Vergine, particolare di pala dall’altare, Michael Pacher, 1495-1498 circa, Österreichische Galerie, Vienna

Tornando al matrimonio nel mondo romano, le divinità figuranti nella scena della promessa sono Giunone pronuba o la dea Concordia, sostituite nell‘iconografia cristiana da Gesù, dal padre della fanciulla o dalla sola mano di Dio a coronare gli sposi. Dal XII secolo nelle raffigurazioni matrimoniali è presente il sacerdote officiante il rito. Ad esempio, nello Sposalizio della Vergine, opera di fine XV secolo firmata da Michael Pacher, pittore e intagliatore austriaco. Giuseppe e Maria si stringono la mano destra alla presenza di vari astanti e dell’officiante, raffigurato con una mano imposta su quelle degli sposi e con l’altra benedicente. La stretta di mano a  sugello della promessa è il centro narrativo della scena, escamotage iconografico presente in maggior parte in Francia e nei paesi nordici dal XV secolo.
Nell’arte italiana, infatti, è più ricorrente lo scambio degli anelli come  raffigurato nello Sposalizio della Vergine di Raffaello in cui Giuseppe, guidato dal sacerdote, è ritratto nell’atto di inanellare Maria.

Sposalizio della Vergine, particolare, Raffaello, 1504, Pinacoteca di Brera

 

Consigli di lettura:

A. Chastel, Il gesto nell’arte, Economica Laterza, 2008
B. Pasquinelli, Il gesto e l’espressione,  Electa, Milano 2015
C. Frugoni, La voce delle immagini, Pillole iconografiche del medioevo, Einaudi, 2010

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