In nome della libera informazione e di quel compito da “controllore” che il giornalismo investigativo dovrebbe sempre avere nei confronti del potere, il New York Times ha deciso di portare davanti a una corte la Commissione europea. L’oggetto del contendere sarà la scarsa trasparenza a proposito delle conversazioni – riservate, perché avvenute telefonicamente via sms, ma di dominio pubblico, per la sostanza della materia trattata e i finanziamenti in merito (cioè l’intera negoziazione delle fiale anti-Co.Vi.d. per l’Europa) – intercorse fra Ursula Von der Leyen e il CEO di Pfizer, Albert Bourla.
2021, quel menefreghismo che “profuma” di peccato
La vicenda ci riporta all’aprile del 2021, quando il giornale americano pubblicò uno scoop destinato a sconvolgere l’opinione pubblica: il mega-contatto per l’acquisto europeo delle dosi vaccinali – pari a 2.3 miliardi di provette, acquistate ad un prezzo al rialzo di ben 19.50 euro a confezione – era stato stipulato attraverso messaggi e chiamate personali, avvenute persino via WhatsApp.
La reazione della Commissione europea alla pubblicazione della notizia fu tuttavia molto fredda e superficiale, il che sembrava far respirare già un’aria di scarso interesse. Ancora peggiore fu l’atteggiamento assunto dall’istituzione quando venne chiesto ai suoi dirigenti di fornire delle spiegazioni: “Non troviamo più le chat”, affermarono tranquillamente i portavoce dei responsabili, facendo convergere speculazioni dal profumo di corruzione sulla natura dei rapporti fra Von der Layen e Bourla. “I messaggi potrebbero essere stati cancellati, a causa della (loro) natura effimera” si era permessa anche di dichiarare Věra Jourová, la Commissaria alla Trasparenza dell’UE.
Senza accesso a queste conversazioni, l’indagine editoriale fu, di fatto, bloccata. Pertanto, a distanza di tempo, il New York Times ha deciso ora di agire in maniera decisa, depositando a fine gennaio – il giorno 25 – una denuncia presso il Mediatore europeo, azione che potrebbe portare ad interessanti sviluppi giudiziari in un prossimo futuro.
WE CAUGHT HIM! Watch what happened when @ezralevant & @OzraeliAvi spotted Albert Bourla, the CEO of Pfizer, on the street in Davos today.
We finally asked him all the questions the mainstream media refuses to ask.
Story: https://t.co/eIp37FWNtz
SUPPORT: https://t.co/aJiaQfYNuD pic.twitter.com/6jSVAzCB0d
— Rebel News (@RebelNewsOnline) January 18, 2023
Per la libertà di informazione in Europa, una faccenda in cui occorre vederci chiaro
A lanciare l’esclusiva dell’intentato procedimento legale è stato il giornale Politico, non avendo voluto il NYT rilasciare dichiarazioni ufficiali in merito per non fare alcuna pubblicità all’azione (inoltre la testata americana che ha chiesto di procedere in tribunale ha solo commentato così la questione: “Il Times archivia molte richieste di libertà di informazione e mantiene un registro attivo. Non possiamo commentare in questo momento sull’argomento di questa causa”).
Dinanzi ad accuse così pesanti mosse da parte di una colonna portante storica del giornalismo mondiale, la Commissione Europea potrebbe non avere altra scelta se non quella di rispondere e cercare di sfatare ogni dubbio, senza più indugiare per non creare ulteriore scandalo.
Le chat fra Von der Leyen e Bourla – e di “chat“, in questi casi, non si sarebbe dovuto nemmeno parlare – erano comunque istituzionali, quindi dovevano essere conservate. E chi afferma che potrebbero essere andate perdute in modo irrecuperabile, o non ha capito la gravità del caso (e di che si parla) oppure non andrebbe nemmeno preso in considerazione. Trattandosi di una vicenda di grandissima importanza, si è in attesa di ulteriori aggiornamenti per capire quale sarà – semmai ce ne sarà una – la conclusione della faccenda.
Fonti online:
ByoBlu (testata giornalistica ed emittente televisiva nazionale; articolo di Arianna Graziato del 14 febbraio 2023), The New York Times, sito istituzionale del Mediatore europeo, Politico, L’Indipendente.
Canale YouTube: Radio Radio TV; Account Twitter: Rebel News.
Antonio Quarta
Redazione Corriere di Puglia e Lucania