Nell’immaginario medievale, il drago è un enorme lucertola dal muso allungato e le orecchie appuntite, il dorso ricoperto da una cresta con pungiglioni affilati, il corpo composto da scaglie durissime, quattro zampe artigliate e una una lunga coda possente con cui soffoca e spazza via tutto ciò che incontra. Il suo sguardo color del sangue è paralizzante e quando apre le fauci mostra l’orribile dentatura aguzza con cui morde e lacera, seminando morte e terrore. Si credeva fosse originaria dell’Etiopia e dell’India dalle quali si spostava velocemente via terra, acqua o aria. Bestia violenta e terrificante, capace di emettere fuoco dalle fauci, è vischiosa al tatto e poteva avere le ali o una o più teste.
Secondo alcuni autori medievali, i draghi erano immortali e potevano cambiare il colore della pelle (dal verde al giallo comprendendo anche tutte le sfumature del rosso). Inoltre, a causa dell’alito velenoso, si ritenevano responsabili delle pestilenze.
Nell’immaginario medievale il drago appartiene al mondo soprannaturale essendo la rappresentazione simbolica del diavolo al quale l’agiografia cristiana oppone i santi sauroctoni (cioè uccisori di draghi) come Silvestro, Margherita, l’arcangelo Michele e soprattutto san Giorgio, patrono dell’Inghilterra e del Portogallo.
Prima di diventare santo, Giorgio era un soldato della Cappadocia, martirizzato sotto Diocleziano. Come riportato nella Legenda Aurea di Jacopo da Varagine, salvò la principessa di una città libica da un mostruoso dragone al quale era stata offerta in sacrificio. L’iconografia del santo a cavallo che trafigge la bestia salvando la fanciulla , si diffuse dal XII secolo, in quanto, fino all’XI non c’è traccia di questo episodio.
Infatti, come dimostra la più antica raffigurazione del santo, un bassorilievo armeno della prima metà del X secolo presente nella chiesa della Santa Croce, Giorgio, a cavallo, trafigge una figura antropomorfa, simbolo del paganesimo e dell‘eresia.
Nella scena, il nostro santo non è solo, cavalcando al fianco di san Sergio intento nell’uccidere una bestia feroce e san Teodoro, l’unico che trafigge un drago. La credenza che Giorgio ne avesse fronteggiato e sconfitto uno si concretizzò in Oriente da questo momento, probabilmente sulla scia delle rappresentazioni figurative che in occidente lasciarono al solo Giorgio l’onere di uccidere il drago come attestato dai primi documenti di fine XI secolo.
Questi scritti sono testimoni della diffusione del suo culto in Europa specialmente durante il periodo delle Crociate, in quanto, Giorgio, santo e cavaliere, emblema del bene che sconfigge il male, divenne ben presto il protettore dei soldati cristiani.