L’immaginario medievale, nutrito della favola e del fantastico, contempla tra le straordinarie creature anche la sirena, “bella e seducente quando è marina” (M. Pastoureau, 2012).
Nell’antichità era nota l’arpia, mostro dal busto di donna ma dal corpo d’aquila o di avvoltoio. Si trattava di una creatura orribile, dagli artigli rapaci, nemica degli uomini ma incline alle lacrime se le si dava uno specchio in cui riflettere la propria immagine per rendersi conto di assomigliare ai nemici appena uccisi.
Le sirene medievali erano invece raffigurate come creature metà donna e metà pesce. Erano più affascinanti data la bellezza del corpo con la quale ammaliavano i marinai trascinandoli in alto mare dove li addormentavano con la voce dolce e seducente al fine di abusare di loro per condurli negli abissi più profondi. Per questo, ai naviganti era consigliato tapparsi le orecchie lungo le tratte marittime per sfuggire alla malia di queste subdole creature… non a caso di sesso femminile.
Infatti, nella figura della sirena era condensata una concezione negativa relativa alla donna colpevole di fragilità fisica e morale. Fu dunque naturale accostarne la figura alla sirena. San Bernardo di Chiaravalle, monaco cristiano, abate e teologo francese cistercense vissuto tra XI e XII secolo, affermava che “la donna è lo strumento di Satana” capace di incantare con la sua bellezza solo per tradire e ingannare, essendo insaziabile divoratrice di uomini alla stregua delle viscide sirene marine, abitanti degli abissi più misteriosi e terribili.