La Chiesa cattolica celebrerà il 10° anniversario dell’elezione di Papa Francesco il 13 marzo. Il suo stile umile, semplice, ha sorpreso i fedeli: a cominciare dalla scelta del nome papale. Per la prima volta un Pontefice ha avuto il coraggio e la sicurezza di usare simbolicamente il suo nome per seguire le orme di Francesco d’Assisi, il santo più importante della Chiesa cattolica. Difatti, nel momento stesso in cui è iniziato il suo pontificato, quando ha accettato l’elezione, non ha detto semplicemente “Accepto“, che è il modo in cui normalmente i Papi acconsentono alla loro elezione. Come ha affermato nella prima di quelle che sono diventate molte interviste, ha detto a padre Antonio Spadaro di aver risposto in latino: “Sono un peccatore, ma avendo confidato nella misericordia e nell’infinita pazienza di nostro Signore Gesù Cristo e in spirito di penitenza, Accetto.” Il Pontefice ha scelto di vivere nella foresteria di Casa Santa Marta, invece che negli appartamenti papali del Palazzo Apostolico. Ha portato la sua valigia, ha preso l’autobus e ha usato una piccola macchina. Ed ora, dopo dieci anni dal suo insediamento, eccoci a redigere un bilancio del papato di Bergoglio. Dieci anni in cui sono cresciute attese e critiche. Da una parte ci sono le attese di chi desidera una riforma della Chiesa cattolica e una sua evoluzione. E tra questi una larga parte, di cattolici e laici, indulge in giudizi positivi circa l’operato di Papa Francesco. Dall’altra ci sono i detrattori che accusano l’attuale Papa di aver portato la Chiesa fuori dalla sua ortodossia dottrinale. E sono per lo più cattolici tradizionalisti e assai conservatori.
I 10 anni di pontificato di Papa Francesco
Papa Francesco, che molti cercano di riassumere con illazioni basate su varie cose che ha fatto: viaggi, gesti, omelie, discorsi, messaggi, lettere, nomine, costituzioni apostoliche, encicliche, esortazioni, motu proprio, e altro, aveva già completamente riallineato il pontificato molto prima della morte del suo predecessore. L’idea di Chiesa di Papa Francesco, è che abbraccia tutti, compresi gli emarginati: e questo spiega le sue dichiarazioni offrendo “l’aiuto dei sacramenti” ai cattolici divorziati e dicendo delle persone LGBTQ+ “chi sono io per giudicarle? Sono nostri fratelli”. Peraltro la sua determinazione ad animare la base della Chiesa nell’impegno e nella partecipazione, ha portato al più grande processo di consultazione nella storia della Chiesa cattolica – noto come sinodalità – in cui i membri a tutti i livelli, tra cui, laici di sinistra, ambientalisti, pacifisti, esprimono le loro opinioni sui cambiamenti o sui nuovi obiettivi. Tuttavia analizzando con ottica sistemica, l’istituzione Chiesa cattolica, i suoi limiti e la sua sostanziale immobilità, nonostante i positivi cambiamenti offerti dagli impulsi del magistero di papa Francesco, la sua riforma è ancora lontana dall’eredità del Concilio Vaticano II. Che è ancora tutta da scrivere e da operare: “Ogni rinnovamento della chiesa consiste essenzialmente nell’accresciuta fedeltà alla sua vocazione (…). La Chiesa pellegrinante sulla terra è chiamata da Cristo a questa perenne riforma della quale essa, in quanto istituzione umana e terrena, ha continuo bisogno; così che, se alcune cose, sia nei costumi sia nella disciplina ecclesiastica, sia anche nel modo di esporre la dottrina – modo che deve essere accuratamente distinto dallo stesso deposito della fede- sono state osservate poco accuratamente per le circostanze di luogo e di tempo, al momento opportuno siano rimesse nel giusto e debito ordine” – (Unitatis redintegratio, 6). Mentre riguardo al posto delle donne nella Chiesa, nonostante siano stati apportati cambiamenti sufficienti – il Papa ne ha nominate molte, comprese suore e laiche, ad alte cariche, – il Vaticano, risulta tuttavia, essere ancora, “il più grande patriarcato del mondo”, e questo è problematico.
