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Piazza Fontana di Taranto

Taranto - Piazza Fontana

Piazza Fontana di Taranto

di Evelyn Zappimbulso

Piazza Fontana. Lo stato di abbandono in cui versa da anni questo spazio di connessione scultoreo tra la città vecchia e la nuova è sotto gli occhi di tutti.

I moduli delle sculture “minimal” in acciaio si muovono con rigore nella piazza, costruendo visione e relazione che guarda al mare e al quartiere storico della città e che consente di sostare, di fermarsi a guardare. Una sezione del gruppo modulare in acciaio cinge ciò che rimane della fontana ottocentesca, inaugurata nel 1861 poi distrutta nel 1883 da un’alluvione. I resti furono conservati e sono quelli recuperati proprio da Carrino nel 1990. Ma piazza Fontana di Nicola Carrino a Taranto è ridotta male e la colpa è di tutti, dei tarantini in primis. Per anni c’è chi ha invocato un ritorno a “com’era prima”, ma “prima” era solo uno spazio anonimo. Privo, peraltro, della fontana.

Il ritorno della fontana si deve, invece, proprio a Nicola Carrino che, raccogliendo le spoglie di ciò che era stato, ha restituito alla piazza la propria identità. È la fontana a imporre la forma alla piazza, consentendo al passato di convivere con il presente industriale della città, sottolineandone forte il contrasto che è, poi, quello che accompagna tuttora il dibattito sul destino di Taranto».

La giunta di Taranto ha approvato il progetto definitivo di restyling totale dell’area. L’intervento di circa 1 milione di euro partirà probabilmente nell’ultimo trimestre del 2023. Siamo tutti ansiosi di conoscerne i dettagli. Come tutti abbiamo espresso perplessità su quel che dell’opera si intravedeva dalle transenne del cantiere dei lavori in corso negli anni novanta. L’idea di fondo era che quella sistemazione urbanistica costituisse “un pugno in un occhio” per l’apparente stridente disarmonia tra l’edilizia vetusta e ammalorata della Città Vecchia e l’acciaio rilucente della scultura allora in via di installazione. Col tempo, si è capito che erano emozioni joniche frutto di una valutazione di pancia. Carrino, è noto a tutti, si era sforzato di sintetizzare plasticamente la storia della città in uno spazio urbano esso stesso così pregnante di storia, probabilmente il luogo più importante della città medievale e moderna in cui la comunità si approvvigionava di acqua, si ritrovava nelle fiere e nei mercati, accoglieva quanti vi giungevano dalla strada di Napoli.

Piazza Fontana, con la Concattedrale di Giò Ponti, è sicuramente, anche per il suo intrinseco tasso di originalità creativa, il monumento di architettura contemporanea più importante della città. Certo non le hanno giovato l’abbandono cui è stata praticamente condannata già all’indomani della sua inaugurazione e la mancanza di una adeguata valorizzazione almeno sotto il profilo turistico, per esempio con l’installazione anche di un solo cartello illustrativo utile a farne comprendere il significato e il suo valore urbanistico e artistico. A fronte di questa generale trascuratezza, incoraggia oggi la notizia che l’attuale Amministrazione Comunale si sia impegnata a realizzare un progetto di riqualificazione della piazza che non mancherà di salvaguardare e valorizzare l’opera di Nicola Carrino che va oltre il monumento.

Questo recupero intelligente di Piazza Fontana dovrà però fare in modo da indurne un altro, più difficile e più profondo e sicuramente più ambizioso, in quanto chiamato a far presa su luoghi comuni: favorire la riappropriazione della Piazza Fontana di Nicola Carrino in termini di maggiore consapevolezza perché, al di là delle reazioni d’impulso, l’intera comunità cittadina impari ad apprezzare la densità artistica e urbanistica del progetto dello scultore, che, tra l’altro, era uno di noi: un tarantino.

Evelyn Zappimbulso Vice Direttore Corrierepl.it

Redazione Corriere di Puglia e Lucania 

Corriere Nazionale

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