Mentre i cittadini francesi arrabbiati per le riforme pensionistiche del presidente Emmanuel Macron si sono impegnati in azioni di protesta sparse, la Germania si sta preparando a quella annunciata come una mobilitazione senza precedenti con gravi interruzioni dei trasporti a livello nazionale, nella giornata odierna, dopo che i sindacati hanno chiesto uno sciopero di 24 ore, nel settore dei trasporti che rischia di paralizzare il Paese.
Cosa chiedono i sindacati?
Questa mobilitazione si inserisce in un contesto di crescenti tensioni sociali in Germania, dove dall’inizio dell’anno si sono moltiplicati gli scioperi salariali, dalle scuole agli ospedali, comprese le Poste. A differenza di paesi come la Francia, un tale movimento unitario tra i sindacati EVG e Ver.di, che rappresentano rispettivamente 230.000 dipendenti delle ferrovie e 2,5 milioni di addetti ai servizi, è estremamente raro. Questo mega-sciopero, come l’hanno già soprannominato i media tedeschi, colpisce un Paese in cui i prezzi sono saliti alle stelle da più di un anno. Il dato aggregato dell’inflazione in Germania, infatti, per il 2022 è stato del 7,9%, il più alto dal Dopoguerra in un paese che da Weimar in poi ha sempre dato la priorità al contenimento dei prezzi. Mentre nel 2023 l’inflazione ha raggiunto l’8,7% a febbraio. Pertanto i sindacati, chiedono più del 10% di aumento salariale. Di contro, i datori di lavoro (Stati, Comuni, aziende pubbliche) offrono un aumento del 5% con due versamenti unici da 1.000 e 1.500 euro.
La cultura italiana del consenso
Mentre il terreno è sempre più favorevole al movimento sociale in Germania, che si sta allontanando dalla cultura del consenso, in Italia lo spirito vibrante della cultura della protesta raramente è vivo. Appartengono a un passato dimenticato, la cui memoria è sostituita dalla conformità alle esigenze di una nuova realtà politica. La complessità e la diversità dell’ampia mobilitazione crollano sotto gli appelli alla legge e all’ordine e una pioggia di leggi repressive. Gli italiani, come molti altri in Europa, stanno soffrendo per l’impatto dei rincari sul tenore di vita. L’aumento vertiginoso dei prezzi, che ha toccato diversi settori, aggrava le difficoltà economiche già esistenti: i postumi delle misure di blocco del Covid e della crisi dell’euro. Qui nel nostro triste piccolo paese, il tasso di inflazione si è attestato al 9,1% a febbraio 2023, mentre i media mainstream hanno distribuito consigli per il risparmio energetico. L’impennata inflattiva sta erodendo il potere di acquisto e i risparmi delle famiglie, impoverendole. Tuttavia quando si parla della scelta di affidare il compito di determinare il livello minimo di salario alla legge e non solo alla contrattazione collettiva, (troppo bassi rispetto alla media europea), per far fronte alle buste paghe da fame, davanti a tale situazione, il 15 marzo 2023 sul tema, il Premier Giorgia Meloni con il suo governo, ha chiuso ogni possibilità di introdurlo in Italia. Pertanto ci poniamo delle domande: perché in Italia non avviene quello che sta avvenendo in Francia e in Germania? Perchè i francesi non indossano la loro sofferenza come un distintivo d’onore come è usanza in Italia? Perchè esiste solo in Italia una sorta di resistenza passiva al sistema e se ne stanno tutti zitti e buoni e rassegnati?