⁵La Commissione Europea ha fermato il cronometro. Bruxelles e Roma hanno un mese in più per analizzare il prossimo pagamento che l’Italia dovrà ricevere per il Recovery plan. Dunque, l’Unione Europea ha sospeso per la prima volta il pagamento dei fondi per la ripresa e la resilienza all’Italia, congelando la consegna di una tranche di 19 miliardi di euro, a causa dei suoi dubbi sul grado di rispetto delle tappe fondamentali e delle riforme a cui è legato il pagamento di questi aiuti. La Commissione europea ha anche messo in dubbio il piano del governo italiano di costruire due impianti sportivi a Venezia, utilizzando ulteriori 93,5 milioni di euro dal fondo di recupero Covid-19, di cui l’Italia è il maggior beneficiario del blocco. Nonchè, la riqualificazione da 193,4 milioni di euro, dello stadio di calcio Artemio Franchi di Firenze.
Bruxelles congela i fondi Ue all’Italia: perchè?
Dopo che Commissione Europea aveva già accordato all’Italia una proroga di un mese rispetto ai due abitualmente previsti per la valutazione delle tappe fondamentali e delle riforme corrispondenti a ciascuna erogazione, ora è stata costretta a concedere al Governo di Giorgia Meloni un mese in più per affrontare gli “elementi pendenti” del piano di rilancio, necessari per ricevere l’esborso di 19 miliardi di euro. I problemi sono di due tipi. Da un lato, la capacità di assorbimento. L’Italia non ce la fa e non riesce a gestire così in fretta oltre 200.000 milioni di euro. Il governo Meloni lo ha capito ed è uno di quelli che spinge di più perché l’Ue modifichi il disegno programmato, che implica in pratica l’assorbimento di tutti i fondi entro il 2026, e la possibilità di prorogare la scadenza almeno fino al 2029. L’altra questione spinosa è che l’Italia non ha ottemperato a quattro o cinque punti importanti, come le concessioni balneari alle quali Bruxelles impone di limitare più severamente la loro durata, e ai progetti di riscaldamento e reti. Oltre ai dubbi sui sussidi per gli stadi di Firenze e Venezia. Il governo Meloni vuole utilizzare una parte dei fondi, per migliorare lo stadio di calcio della Fiorentina degli anni ’30 e costruirne dei nuovi vicino a Venezia.
Riforma giustizia, concessioni balneari, gestione dell’acqua
La terza tranche dei fondi post-covid all’Italia dipende da 55 traguardi e obiettivi di riforme come Giustizia, Istruzione, lavoro nero e gestione dell’acqua, ma anche investimenti in cybersecurity, energie rinnovabili, ferrovie, ricerca, rigenerazione urbana o politiche sociali. Tuttavia, in aggiunta, alle lamentele sul sistema italiano delle concessioni balneari, che nel paese sono per lo più controllate da privati, Bruxelles mette in discussione alcune pratiche concorrenziali nella legislazione nazionale e su vari progetti di sicurezza informatica. Senza contare che Roma si rifiuta di ratificare il Trattato di Mede, il meccanismo creato dieci anni fa per salvare i Paesi e al quale l’Unione vuole dare più funzioni. Elemento che non rientra nel Recovery Plan, ma che pesa nelle trattative. Adesso che hanno deciso di prorogarlo di un altro mese, se in quel lasso di tempo l’Italia non risolverà i problemi o non raggiungerà gli obiettivi indicati da Bruxelles, potrebbe perdere parte dei fondi. Tuttavia Bruxelles ha presentato poche settimane fa il sistema sanzionatorio in caso di mancato rispetto del piano di rilancio.