I Coma Cose l’hanno ammesso: “In Puglia non veniamo abbastanza, ma amiamo questa regione”. Così il duo rivelazione del panorama pop e cantautorale italiano ha dato inizio a un calorosissimo soldout al Demodè Club di Modugno (BA). Hanno presentato live “Un meraviglioso modo di salvarsi” (2022 Asian Fake), il loro nuovo disco che oltre ad essere un progetto musicale consapevole e complesso funge da antidoto all’arenarsi e racchiude la forza e il coraggio del riordinare le proprie vite e andare avanti.
Hanno preso tutto il viaggio fin qui compiuto dall’underground e i suoi suoni urbani, al successo improvviso dell’”esercito indie” e del Festival di Sanremo – prima nel 2021 e poi quest’anno come vincitori del Premio Sergio Bardotti per il miglior testo – e hanno generato il frutto più maturo del loro amore sia privato che artistico. Durante il concerto, infatti, sono emerse sin da subito le loro diverse anime di new wave e hip-hop old school ma anche di ballad e citazioni anni ’80 e ’90. Insieme a cinque musicisti posti a semicerchio e in penombra, le luci colorate e vivaci hanno illuminato California e Fausto Lama per un’ora e mezza ricca di sguardi, pensieri diretti ed emozioni palpabili. Già l’arrivo con Jugoslavia ha predetto come sarebbe andata la serata: mai un calo di partecipazione e di adrenalina, pochissimi cellulari a riprendere (eccezion fatta per le hit) e un’atmosfera che profumava di condivisione. Insomma, quella magia tipica dei club.
Costantemente in back to back, così come siamo abituati a sentirli dagli albori della loro carriera, hanno proposto Calma workout, Transistor, Napster, Odio i motori, Giorni opachi, La Resistenza e Foschia insieme al super acclamato singolo Chiamami. “Incredibile, le sanno tutte” – ha affermato tra un brano e l’altro Fausto, guardando Cali in una sorta di confidenza ad alta voce.
Mentre lui imbracciava la chitarra elettrica, suonava il pianoforte o si lanciava nelle sue barre, lei scendeva dalla prima fila o si relegava sul fondo e viceversa accadeva nei momenti dedicati esclusivamente alla sua voce e al suo timbro particolarissimo. Questo è quello che più di tutto mi ha colpita: il rispetto reciproco del momento dell’altro. Una coppia nella vita e sul palco che si guarda con occhi orgogliosi e innamorati come fosse la prima volta, come fosse il loro primo ascolto.
In linea con quanto suddetto, hanno scelto come scenografia il loro logo, due grandi C che si accendevano e spegnevano ad intermittenza e che hanno accompagnato il flow rap e l’intensità classica del duo anche nelle canzoni ripescate da precedenti lavori quali Deserto, Granata, Beach Boys, Anima lattina, La canzone dei lupi, French Fries, Novantasei, Mariachidi e Nudo integrale. Standing ovation le esibizioni dei loro più amati singoli Mancarsi e Fiamme negli occhi e lacrimoni in Zombie al Carrefour in versione piano e voce e Pakistan durante il quale il club si è acceso di sole torce dei cellulari (sì è vero, la solita solfa, ma che impatto ogni volta!). Tra un pezzo e l’altro, appalusi spontanei a ritmo di musica, botta e risposta del pubblico con i cantanti alla Freddie Mercury, culminati nella parentesi social del video in cui i presenti gridano in modo prolungato la vocale A.
Il Demodè era gremito di gente, posizionata tra parterre e palchetti, che cantava alla propria fidanzata/o, che si scambiava effusioni, che rideva con il proprio gruppo di amici a dimostrazione che i Coma Cose uniscono e ottengono consensi generali con facilità perché i loro testi sono pregni di vissuto, di quotidianità e di riflessioni generazionali. “Che ci siano tante persone che si rivedono nella nostra concezione di musica non è mai scontato e credo di poter dire che questa è senza dubbio la data più calda del tour” – ha dichiarato sempre Fausto, da abile intrattenitore delle folle.
Per accogliere la performance de L’addio, hanno prima fatto cantare a cappella il ritornello al pubblico per poi riempire nuovamente lo spazio della loro straordinaria resilienza sentimentale e artistica. Il bacio finale tutti lo desideravano e, infatti, non è mancato.
California – all’anagrafe Francesca – ha anche esplorato la skill da calciatrice (non rinvenuta) lanciando sui fan un mini peluche a forma di pallone da calcio con la promessa che chi fosse riuscito a impossessarsene avrebbe vinto una t-shirt del loro merchandising. Una bella trovata per porre i riflettori su un lato del music business che spesso viene snobbato ai concerti.
Infine, dopo aver reclamato il bis con il coro “olè olè olè olè, coma-cose” ripetuto per una decina di volte, il duo ha regalato gli ultimi brani, l’iconico Post concerto simbolo della loro cifra stilistica e ricordo dei primissimi risultati esponenziali e la straziante e delicata Sei di vetro, cantata l’una di fronte all’altro, come dedica e conferma delle loro promesse.
I Coma Cose hanno trovato il modo per salvarsi, stando insieme tra loro e con la musica, un modo – a ben detta – meraviglioso che fa bene a tutti. E l’averne piena consapevolezza lo rende più reale. “Siamo qui per un sogno” – hanno concluso entrambi – “Grazie a voi, che ce lo fate vivere”.
https://open.spotify.com/artist/0Sv8sjzMHBbAWXt4CGB9Us?si=0z_MCb0-SW-fIeozUU262g