Tecnopolis promuove, gestisce e sviluppa le attività del Parco Scientifico Tecnologico situato a Valenzano (BA), la cui creazione risale al 1969. Nel tempo ha cambiato varie forme sino alla composizione attuale che vede dal 2018 la Dott.ssa Annamaria Annicchiarico in qualità di Amministratore Unico e Direttore Generale. L’ho intervistata per conoscere meglio la realtà che dirige, tra progetti in corso e prospettive future.
Cos’è Tecnopolis e di cosa si occupa?
Tecnopolis è una società consortile creata dall’Università di Bari con lo scopo di portare al di fuori dell’Università risultati di ricerca e valorizzarli, applicandoli a vantaggio dei soggetti che operano sul territorio regionale, cioè Pubblica Amministrazione, imprese e cittadini. In generale questi risultati riguardano elementi di innovazione che altrimenti rischierebbero di rimanere in qualche modo chiusi nei cassetti o nei laboratori; quindi l’Università a questo scopo – che corrisponde a quella che si chiama la terza missione, dopo ricerca e didattica – ha deciso di agire sul territorio pugliese attraverso una propria società però sotto controllo pubblico. Prendere spunti di innovazione e trasferirli ai destinatari finali non è così automatico, sia perché molte volte gli oggetti della ricerca sono lontani dai bisogni del mondo reale, nel senso di anticipatori di evoluzioni che ci saranno, e sia perché spesso ci sono problemi di linguaggio tra chi questi problemi li ha generati e chi dovrebbe utilizzarli. Perciò l’insieme di azioni concrete portano i soggetti che devono applicare l’innovazione intanto a conoscerla – quindi a ottenere le informazioni utili –, a governarla – formandosi all’uso delle tecnologie – e infine ad adottarle – ossia trasportarle all’interno della propria organizzazione in maniera efficiente. Questo ovviamente può avvenire in tantissime direzioni e verso molteplici soggetti diversi, seguendo sempre la stessa matrice che è quella delle ICT (Information and Communication Technology).
Per far questo, che ventaglio di servizi erogate?
Ci occupiamo della gestione dei servizi tecnologici, logistici e reali; dell’attrazione di laboratori, centri di ricerca e sviluppo, istituzioni ed imprese innovative; della creazione di nuove imprese innovative (start-up) e spin-off universitari; della valorizzazione e del trasferimento tecnologico dei risultati della ricerca a favore delle imprese; del sostegno agli enti locali ed alle pubbliche amministrazioni nella promozione dello sviluppo locale e dell’attività di formazione avanzata a carattere tecnologico. In particolare, in questo momento siamo parte del Digital Innovation Hub (Centro di Innovazione Digitale) che abbiamo progettato insieme a molti altri partner e sotto la guida del CETMA di Brindisi, all’interno di una rete europea che prevede la dislocazione nei territori più disparati di strutture che prendono delle tecnologie utili, le spiegano, le diffondono, le semplificano, le mostrano e danno esempi di applicazione, aiutando le persone che voglio utilizzarle ad impiegarle correttamente. Operiamo non sul livello di transizione digitale basica (quella dei cellulari, dei pc, della rete internet), bensì sul livello più avanzato che si incentra su tre ambiti specifici: il calcolo ad alta complessità (High Performance Computing), la Cyber Security e l’Intelligenza Artificiale. Settore per settore, come quello agroalimentare o la meccanica, per quattro anni contatteremo le imprese – soprattutto quelle medio-piccole che spesso incontrano maggiori difficoltà – presenti sul territorio pugliese per spiegare loro come le tre soluzioni tecnologiche predette possano aiutarli a produrre meglio e di più e ad esportare in altri Paesi, mediante conversazioni sia informative che formative e dimostrative. La conclusione di questo lavoro può diventare anche un supporto per il finanziamento perché la nostra Regione ha tantissime misure a vantaggio del progresso innovativo e tecnologico delle imprese, senza però un’assistenza tecnica che insegni ad utilizzarle.
In che condizione versano attualmente le imprese pugliesi?
C’è un doppio aspetto da considerare: da un lato stanno vivendo una situazione generale non brillantissima dovuta all’inflazione e in particolare agli aumenti energetici che stanno pesando tantissimo, rendendo i prodotti meno competitivi ed elevando i costi di produzione; da un altro lato però ci sono effettivamente tante tecnologie in grado di ridurre i costi, i rischi, i dubbi e supportare le aziende in genere. Saranno almeno quindici anni che la Regione Puglia investe molto in questa direzione, non tanto dal punto di vista assistenziale, quanto nel collaborare all’investimento e all’acquisizione delle tecnologie necessarie affinché le imprese possano diventare competitive sul mercato. Va considerato che ormai la competizione è globale, quindi il mercato con tutti i suoi problemi, quali guerre e differenze etnico-religiose, chiaramente rema contro una economia serena e richiede sempre di più un apporto innovativo. Un’azienda che produce scatole per confezionare prodotti con metodiche tradizionali, senza strumenti tecnologici avanzati è destinata ad essere rilegata in un angolo.
In quali settori specifici siete inseriti?
Nel Parco di Valenzano ospitiamo attualmente 32 importanti insediamenti industriali di aziende rientranti nel settore ICT ma ognuna con declinazioni diverse, quali salute, territorio-ambiente, ecologia, droni, e-commerce. Ci stiamo preparando a uno sviluppo anche di imprese innovative dell’agroalimentare, altro ramo produttivo di punta della nostra Regione che ruota intorno alle tradizioni, alla cultura e al turismo culinario. Abbiamo inoltre il Vivaio, anche chiamato Start-up studium, in cui alleviamo i futuri imprenditori, cercando di sviluppare imprenditorialità nei ragazzi sin dalle scuole superiori, i quali poi vengono da noi accompagnati con un percorso di incubazione verso la ricerca di finanziamenti e la creazione delle proprie aziende. In ultimo ti segnalo che siamo Centro di formazione accreditato dalla Regione Puglia, con cui formiamo figure ibride che coniugano professionalità diverse. In questo periodo stiamo lavorando molto nel settore salute, il quale necessita in modo particolare delle predette figure perché al giorno d’oggi anche agli operatori sanitari è richiesta abilità tecnologica per esempio nell’utilizzo di macchinari specializzati nella diagnostica, non appresa durante il percorso universitario.
Che progetti avete in corso?
Stiamo lavorando sui c.d. progetti di cooperazione, finanziati dall’UE, che servono a migliorare i rapporti fra le aziende di Paesi differenti. Questi progetti sono utilissimi perché contestualmente si impara dagli altri e si trasferiscono loro i risultati ottenuti sul proprio territorio. Gliene cito due in particolare. Uno concerne il Turismo – settore che nella nostra Regione ormai sta diventando sempre più di punta – per il quale negli ultimi tre anni ci siamo occupati di far adottare modelli nuovi di organizzazione: è necessario che gli operatori del ramo vengano formati alla logica del “lavoro insieme”, della collaborazione tra diverse maestranze perché l’obiettivo è offrire ai turisti una vacanza-esperienza completa di determinati plus quali ottima accoglienza, stabilimenti balneari con comfort, hotel o masserie, ristoranti e svaghi di ogni tipo (sport, cultura, escursione). L’altro progetto è AEDIB|NET, spunto di una nuova policy volta ad arginare il tema dell’immigrazione. Lo scorso anno, dopo un’attenta selezione tra numerose strutture europee, Tecnopolis è stata scelta per assistere 50 start-up provenienti da 8 Paesi africani supportandoli per sei mesi nella loro crescita, nel rafforzamento dei rapporti con l’Europa, nel consolidamento del business che hanno attuato e nella valorizzazione e vendita delle risorse e dei prodotti locali senza spostarsi dalla loro terra. Somalia, Mali, Sudafrica, Marocco, Tunisia, Algeria, Libia, Egitto sono ricchi di giovani menti talentuose che hanno voglia di restare, sviluppando la propria economia e formandosi all’utilizzo di strumenti tecnologici.
Qual è la sua mission personale?
Ho iniziato a lavorare sulla cooperazione negli anni 90, andando in prima persona nei Paesi insieme ad organizzazioni sovranazionali e ospitando da noi a Tecnopolis la prima Scuola di Alta Formazione Informatica per i Paesi in via di sviluppo (1985), ritenuta all’avanguardia e quindi difficile da portare avanti all’epoca. Porto sempre con me lo stesso entusiasmo perché la mia mission è stata ed è quella di aiutare il più possibile gli altri a vivere meglio con l’ingegno, le idee e la cultura di cui godiamo e mettendo a disposizione la mia competenza e saper fare.
Com’è nata la convenzione tra Tecnopolis e A.N.I.M. e perché?
Tecnopolis ha una tradizione di collaborazione con i pugliesi all’estero nata anche prima degli anni 80. Per molto tempo abbiamo lavorato con l’Argentina, la quale ospita il maggior numero di nostri corregionali, con l’obiettivo di sostenerli direttamente lì. In seguito, tramite la conoscenza del Dott. Antonio Peragine, ho scoperto la sua A.N.I.M. – Associazione Nazionale Italiani nel Mondo e abbiamo deciso di spostare la nostra attenzione sugli italiani in generale. Ormai come popolo siamo sparsi ovunque nel mondo: attualmente gli italiani non emigrano più per andare a lavorare nelle miniere del Belgio, ma si trasferiscono per ricoprire ruoli di spicco in grandi società multinazionali, rappresentando di conseguenza dei modelli molto interessanti per tutti. Dunque, venendo noi da una lunghissima esperienza di lavoro con l’UE, abbiamo stretto un accordo con la succitata Associazione per dare ufficialità e operatività all’impegno reciproco assunto con il fine di sviluppare progettualità e realizzare eventi e iniziative di supporto concrete. Abbiamo in mente di lavorare con la Somalia, così come con la Repubblica Ceca in cui a giugno mi recherò per Tecnopolis per una missione volta a individuare le opportunità imprenditoriali a vantaggio dei nostri connazionali.