di Giorgio Pizzol, già Senatore della Repubblica Italiana
Aderisco volentieri all’iniziativa promossa dal direttore di Corriere PL.it, Dr. Antonio Peragine, di dedicare una rubrica settimanale al tema dell’educazione. Tema che ritengo di importanza vitale per la nostra società.
Condivido pienamente le considerazioni esposte nell’articolo di questo giornale pubblicato dalla Redazione il 31 marzo scorso: “Abbiamo, lentamente ma inesorabilmente, perso per strada i valori fondanti della nostra Costituzione. Si grida ai diritti, ma si dimentica di adempiere ai doveri inderogabili di solidarietà sociale, economica e politica, diritti che sono funzionali per l’esercizio dei diritti inviolabili dell’uomo”.
Tenterò di portare qualche contributo sul tema, convinto che il testo della Costituzione Italiana costituisce uno strumento impareggiabile per la formazione della coscienza civile dei cittadini.
Comincerei riprendendo il discorso sopra citato e ponendo, a me stesso e ai lettori, questo interrogativo.
Come è possibile che il livello di educazione civile in Italia sia caduto così in basso se è vero – come è vero – che nel testo della Carta fondamentale tutti possono leggere una chiara descrizione dei diritti che sono a tutti garantiti e dei doveri ai quali tutti si devono attenere per la realizzazione della propria personalità sia per la salvaguardia del bene comune?
Le risposte a detto interrogativo richiedono, come chiunque comprende, un esame approfondito della storia del nostro paese che va dall’entrata in vigore della Costituzione ai nostri giorni.
E tuttavia credo si possa affermare che la principale causa del problema in questione sia evidente agli italiani di qualsiasi età e condizione sociale. E questa causa può essere indicata con una sola parola: ignoranza. Gli italiani non conoscono la Costituzione. Una percentuale della popolazione che credo si aggiri intorno al 60 per cento non sa neppure che la Costituzione esista e tra quelli che sanno che esiste sono pochissimi coloro che l’hanno studiata attentamente mentre solo una ridottissima minoranza di questi ultimi, ai nostri giorni, è sinceramente convinto che si tratti della Costituzione più civile del mondo.
Constateremo comunque che tutti coloro che non conoscono la Costituzione non possono apprendere l’educazione civile che essa impartisce e prescrive.
A questo punto siamo costretti a porci un ulteriore quesito. Come è potuto accadere che la conoscenza della Carta fondamentale sia così scarsa quando l’articolo 54, prescrive chiaramente: “Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge”.
Una prima anche se parziale risposta al quesito la possiamo trovare leggendo attentamente l’articolo appena citato. Esso ci consente di individuare a chi va imputata, in buona parte, la responsabilità per l’ignoranza degli italiani in materia di Costituzione. L’articolo infatti, nella seconda parte, ci dice che vi sono “cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche che devono essere adempiute con disciplina e onore”. Tra queste vi è senza dubbio l’importantissima funzione comunemente denominata “pubblica istruzione”. L’esercizio di tale funzione spetta ad un particolare organo del Governo e al relativo apparato amministrativo. Ai titolari di questa funzione spetta dunque il dovere di predisporre i mezzi, le forme e programmi di studio che consentano agli studenti di ogni ordine e grado, a partire dalla prima infanzia, di ottenere un’adeguata conoscenza della Costituzione: della sua storia e delle sue norme.
In base all’esperienza personale, chi scrive ritiene di poter dire, con molta amarezza, che, salvo lodevoli ma rarissime eccezioni, la Costituzione Italiana non è mai entrata nelle scuole italiane.
Fra le lodevoli eccezioni di cui sopra ritengo opportuno segnalare ai lettori quella che di cui si può leggere nell’articolo del 3 aprile scorso di scritto dal Vice Direttore di questo giornale, Prof. Evelyn Zappimbulso,“L’educazione alla legalità. Il valore delle scuole italiane”
https://www.corrierepl.it/2023/04/03/leducazione-alla-legalita-il-valore-delle-scuole-italiane/
La quale sottolinea l’importanza che, attraverso lo studio della Costituzione “alle persone, anche di età minore, sia assicurato il loro miglior sviluppo psico-fisico, come individui, come gruppi e come cittadini partecipi e responsabili.”
Assodato che una grossa parte di responsabilità del problema di cui parliamo va attribuita ai titolari della funzione della pubblica istruzione, riteniamo sia doveroso dire che il compito di far conoscere la Costituzione spetta anche ad altre importantissime componenti della società italiana.
Chiunque comprende che il compito in esame spetta in misura assai rilevante a coloro che hanno il potere di disporre dei mezzi di informazione e di comunicazione di massa, i così detti “media”, soprattutto la stampa e le emittenti radio-televisive.
L’esame del comportamento dei responsabili di questi mezzi (editori, direttori, giornalisti) in relazione al tema di cui parliamo richiede un discorso che dovrà essere trattato in un articolo a parte. Ci limiteremo qui a constatare, in estrema sintesi, che i media più potenti, specialmente negli ultimi 30anni, non solo non hanno diffuso la conoscenza della Costituzione, ma si sono impegnati in campagne denigratorie delle Istituzioni costituzionali facendo opera di disinformazione, e inducendo l’opinione pubblica a pensare che la Costituzione approvata dall’Assemblea Costituente nel 1947 non sarebbe adeguata alle esigenze della società italiana attuale. Costoro hanno parlato di Costituzione solo per dire che essa andava cambiata.
Si potrebbe dire perciò che i grandi media invece che osservare il dovere di fedeltà alla Costituzione dettato dall’art. 54 lo hanno clamorosamente e sistematicamente violato. Ma su questo fenomeno come dicevamo occorre svolgere un discorso più articolato.
Un’ultima considerazione.
Un cittadino comune che non ha cariche pubbliche e non ha nessun potere di disporre dei mezzi di informazione potrebbe pensare di non essere responsabile della propria ignoranza in materia di Costituzione. Eppure crediamo che anche questo cittadino debba fare un attento esame di coscienza e prendere atto che non può sentirsi del tutto esente da responsabilità. Osserviamo. Ogni cinque anni si svolgono elezioni politiche per il rinnovo delle Camere. Ogni cinque anni per il rinnovo dei Consigli regionali e Comunali. Quindi, poiché le scadenze quinquennali non coincidono, almeno ogni due anni e mezzo ogni cittadino italiano maggiorenne viene chiamato con avvisi pubblici ad esprimere il suo voto per la scelta delle cariche pubbliche rappresentative nazionali e locali.
Per quanto poco egli possa sapere sulla Costituzione egli non può non sapere che ha il diritto (e il dovere) di votare e che soltanto quei cittadini che egli sceglierà saranno quelli cui sono affidate le funzioni pubbliche di cui parla l’art. 54. Quindi se avrà scelto cittadini che non rispettano l’articolo stesso egli sarà con loro responsabile dell’inadempimento.
In conclusione, della mancata osservanza dell’art. 54 sono responsabili tutti i cittadini italiani che dal 1948 ad oggi sono andati a votare e hanno scelto, in maggioranza, i loro rappresentanti nelle pubbliche istituzioni.
Resta il fatto che oggi la stragrande maggioranza degli italiani ignora colpevolmente la Costituzione Italiana e ignorandola non apprende l’ottima educazione civile che essa impartisce e prescrive. Se questa situazione perdura quindi gli italiani resteranno sempre educati male o male educati. E ciò non promette niente di buono per la nostra Patria.