Nel dibattito sul futuro del Green Pass, la Commissione europea sembra essere orientata a mantenere, in ogni caso, uno strumento di monitoraggio sanitario per i suoi cittadini, ancorché con possibili modifiche nel nome. Sebbene siano state espresse caute intenzioni di non prolungare nuovamente il QR code verde oltre il 30 giugno, Bruxelles starebbe considerando la possibilità di riutilizzare la tecnologia digitale per il controllo della certificazione Co.Vi.d./19 in uno spazio-dati comunitario ancora più ampio: una tessera vaccinale comunitaria, ad esempio, che, unita a delle “ricette digitali“, potrebbe essere parte di un innovativo processo di schedatura medica.
Lo ha affermato Stefan De Keersmaecker, portavoce della CE per la salute, nel corso di un’intervista per Eunews in cui ha detto che “[…]la tecnologia del certificato Co.Vi.d. digitale è abbastanza flessibile da poter essere riutilizzata anche come parte dello spazio europeo dei dati sanitari: le prescrizioni elettroniche o la carta di vaccinazione dell’UE sono buoni esempi”.
“Pilotando la libertà”: il grande esperimento
Nonostante un suo annuncio sul fatto che che, dato lo “scenario epidemiologico”, il Green Pass non sarà ulteriormente esteso oltre il 30 giugno 2023, il portavoce comunitario sulla sicurezza alimentare, sulla politica regionale e sulle riforme strutturali – nonché coordinatore dei comunicati sullo European Green Deal (forse persino in procinto di essere nominato emerito Direttore Regionale dell’OMS, visto che sul web esiste una pagina pronta ad hoc?) -, ha precisato che sarebbero comunque in corso, al momento, “progetti pilota” per inquadrare l’utilizzo del talloncino verde in “connessione sanitaria” con le “ricette digitali” e una tessera vaccinale europea (“sulla carta di vaccinazione dell’UE, nel luglio 2022, è stato pubblicato uno studio di fattibilità”, ha dichiarato De Keersmaecker).
Secondo questa gente, poi, il Green Pass avrebbe svolto un ruolo significativo nel consentire viaggi sicuri per i cittadini del “Vecchio Continente” e sostenuto l’industria turistica comunitaria durante la pandemia (un’ammissione piuttosto chiara che i danni maggiori sono stati fatti dalle scelte politiche sui lockdown, anziché da quelle sanitarie sulla lotta al Sars-Cov-2). E quindi andrebbe difeso e preservato, in una – altro che tramontata… – sottospecie di vittoriosa retorica che vedrebbe il QR code, orwellianamente, essere dipinto come “presidio di libertà” (o, addirittura, come “una storia di successo dell’UE”, secondo il portavoce di Bruxelles). Una visione da cui trapela come non siano stati solo i farmaci anti-Co.Vi.d. ad avere svolto un compito nella sperimentazione medica, ma come tutta la gestione dell’emergenza sanitaria stessa, nella sua interezza, sia stata un “grande laboratorio di test sociale“, in cui la certificazione digitale contro il virus (sia essa stata “base”, “super”, “rafforzata”, “turbo 16 valvole” o “plug-in hybrid“…) ha avuto un impatto sconvolgente sulla popolazione.
Una commissione che pensa proprio a tutto (e a tutti…)
La discussione sul futuro di una vax-card di livello europeo ha, comunque, avuto il merito di aprire uno scrigno di sorprese mediatiche: prima di tutto abbiamo appreso della proposta di revisione della legislazione farmaceutica (ossia una riforma delle procedure di approvazione dei farmaci), che la Commissione europea starebbe delineando lentamente – pare che il dibattito vada avanti da mesi, si dice soprattutto a causa di alcune pressioni lobbistiche dell’industria di settore – e che dovrebbe essere illustrata intorno al 26 aprile di quest’anno1; in secondo luogo di tutto un pacchetto di decisioni che ruota intorno al tema – già esaminato in dettaglio – “gestione delle prossime pandemie”: sono mesi che piombano gli allarmismi da parte di “veggenti” enti privati e istituzionali, tanto che Bruxelles starebbe ora pensando di potenziare la sua nuova, nonché già controversa, agenzia di dovere: il suo nome è HERA, ossia l’Autorità per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie, “[…]una struttura di sicurezza unica, […]simbolo del cambiamento di mentalità sulla politica sanitaria che tutti dovremmo sostenere”, avrebbe dichiarato De Keersmaecker (ma molti dubitano che si tratti solo dell’ultimo organo intermediario tra CE e Stati membri, utile probabilmente a sottrarre incarichi – in materia di bilancio – al Parlamento europeo, per accentrarli su se stesso come unico referente).
Restano comunque troppi i dubbi sulle “questioni chiave“, come la privacy, la sperimentazione sociale e la gestione efficiente e trasparente di ogni eventuale futura urgenza sanitaria. E l’orientamento dell’UE, al momento, sembrerebbe solo suggerire una predisposizione verso chiusure, restrizioni e controlli della libertà individuali e collettive: situazione, purtroppo, già vissuta, in cui il ruolo del Green Pass potrebbe anche essere stato temporaneamente centrale nella vita dei cittadini, ma che resta ben lontana dalle aspirazioni della popolazione comunitaria, assolutamente decisa a non rivivere mai più quei momenti.
Fonti online:
ByoBlu (testata giornalistica ed emittente televisiva nazionale; articolo di Elisabetta Barbadoro del 12 aprile 2023), Quotidianosanità.it, Eunews, sito istituzionale della Commissione europea, sito dell’OMS, L’Indipendente, LuissThesis (Dipartimento di Relazioni Internazionali, Cattedra di Teorie e Tecniche del Lobbying, Tesi di Vittoria Zito, A.A. 2020-2021: “Il lobbying nel settore della sanità italiana: il caso della legge n°119/2017 e dell’art.9, legge n°3/2018”), Il Fatto Quotidiano.
Canale YouTube: TotalEU Production, L’INDIPENDENTE.
Antonio Quarta
Redazione Corriere di Puglia e Lucania
Note di riferimento:
- Si tratterebbe della più “rivoluzionaria” revisione dei regolamenti europei sulle medicine degli ultimi vent’anni, con cui si punterebbe a “snellire la burocrazia” (cfr.: “un’opportunità irripetibile per aggiornare il ventennale quadro normativo dell’UE al fine di garantire un accesso più equo a medicinali di alta qualità a prezzi accessibili”) e rendere il comparto più sostenibile dal punto di vista ambientale, anche se al momento le ben più importanti domande su sicurezza e farmacovigilanza non hanno trovato alcuna risposta.