La Coldiretti (Confederazione Nazionale dei Coltivatori Diretti), una delle maggiori organizzazioni di imprenditori agricoli a livello nazionale ed europeo, è stata colpita dalla mannaia censoria dei fact-checker di Facebook. Il motivo sarebbe stato lo “sforzo” fatto dalla federazione per contrastare l’alimentazione artificiale.
In realtà, si dovrebbe parlare di “sabotaggio” piuttosto che di “censura“, visto che con l’essere oscurata è finita prettamente un’iniziativa politica del consorzio di aziende agricole: la petizione, cioè, lanciata per promuovere una legge limitante per la produzione, commercializzazione e uso di questi “nutrienti elaborati di nuovissima generazione”. Il social network di Zuckerberg, infatti, senza pensarci troppo, ha completamente rimosso il post che invitava a firmare contro gli alimenti creati in laboratorio dalla pagina dell’associazione degli agricoltori italiani.
“Informazione senza contesto” Vs “azione senza trasparenza”: da che parte stai?
Finora, la campagna “Da che parte stai?” è riuscita a raccogliere l’appoggio di oltre mezzo milione di persone, il supporto di 2.000 comuni e persino l’approvazione dell’attuale Presidente del Consiglio Giorgia Meloni (già firmataria). Questo successo, pertanto, potrebbe aver allertato le sirene del “pensiero dominante“, che sembra aver avviato la macchina oscurantista con quel patetico tentativo censorio denominato “Informazione priva di contesto“. Oltre che patetico anche infantile, diremmo, visto che anziché palesarsi ha preferito addurre il pretesto di un’errata terminologia utilizzata (in sostanza, i fact-checker di Facebook avrebbero deciso di limitare la visibilità dell’azione di Coldiretti perché condannava il “cibo sintetico“, non definendolo più propriamente “carne coltivata” – che secondo loro sarebbe l’espressione d’uso corretta, lasciandoci intendere che, quandunque un filetto si possa coltivare, anche le patate possono cominciare ad essere allevate… – ).
La Confederazione Nazionale dei Coltivatori Diretti, che probabilmente parla un italiano più corretto di qualche misterioso baffuto “verificatore di fatti” apolide, ha ribattuto affermando che: “[…]In realtà il rapporto appena pubblicato dalla FAO[…] evidenzia che il termine “cibi sintetici” è utilizzato in ambito accademico oltre che dai media, anche se la definizione considerata più chiara[…] è quella di “cibo a base cellulare”, preferibile rispetto al termine “coltivato” utilizzato invece dalle industrie produttrici, ma ritenuto fuorviante. Peraltro, nel rapporto pubblicato, si ritiene anche discutibile usare per questi prodotti i termini carne, pollo o pesce”. E ha aggiunto che: “[…]La presunzione di voler modificare addirittura il vocabolario è una misura degli interessi che si nascondono dietro un business di pochi, sul quale hanno investito tra gli altri Peter Thiel (co-fondatore di PayPal) a Marc Andreessen (fondatore di Netscape), da Jerry Yang (co-fondatore di Yahoo!) a Vinod Khosla (Sun Microsystems)”.
Un altro “aiutino” al ridicolo progetto dei soliti noti
Il consorzio delle imprese agricole italiane, dunque, avrebbe messo in luce l’influenza e gli interessi delle solite élite globaliste che, questa volta, starebbero spingendo anche la promozione del cibo “coltivato” (!?!). Tra i primi sponsor dei test di ingegneria alimentare, infatti, ci sarebbero vari miliardari del settore delle comunicazioni e alcuni personaggi vicini alle grandi aziende farmaceutiche (il solito circolo di coloro che creano un problema, lo comunicano in maniera martellante e poi vendono un proprio rimedio). Questi soggetti vorrebbero implementare l’alimentazione artificiale (talvolta ribattezzata “cibo-Frankenstein“), a loro dire più “sostenibile ed accessibile a tutti”, come soluzione al cambiamento climatico – ipotetico, ma altrettanto propagandato – e come futuro per le nostre tavole, del tutto noncuranti dei consumi energetici e degli impatti ambientali che questi “intrugli in provetta” producono (per non parlare degli assai più importanti fattori di rischio per la salute umana). Insomma, un progetto ridicolo e proposto da gente bizzarra – che raramente sembra mettere in cima ai propri interessi il benessere della collettività -.
Resta il fatto che, anche questa volta, gli attenti fact-checker di Zuckerberg hanno scovato e rimosso la loro quota di “disinformazione“, senza lasciare (e soprattutto permettere) alcuna ombra di dubbio. La cancellazione del post della Coldiretti da parte di Facebook, ad ogni modo, mette nuovamente in evidenza i rischi per la libertà d’espressione e per la possibilità di discutere di argomenti importanti in modo aperto, facendoci chiedere se veramente questi ambienti virtuali di scambio di idee (o “ricambio”?) siano migliori di quelli reali di pochissimi anni or sono.
Fonti online:
ByoBlu (testata giornalistica ed emittente televisiva nazionale; articolo di Arianna Graziato del 17 aprile 2023), Coldiretti, La Voce, Coldiretti (sezione di Brescia), sito della FAO (Food and Agriculture Organization), Regioni e Ambiente, AGI (Agenzia Italia), Avvenire, Navdanya international, ILIESI (Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo e Storia delle Idee), Eunews, Alimentando.info, Facebook, Altalex.
Canale YouTube: Rai, Coldiretti, Corriere della Sera.
Antonio Quarta
Redazione Corriere di Puglia e Lucania