Perché ricordare il 25 aprile
di Giovanni Lonoce
Perché ricordare a distanza di 78 anni ciò che è successo il 25 aprile 1945?
Perché non pensare ai grandi problemi che riempiono la vita di ognuno di noi? Perché è così importante il valore della storia, benché possa sembrare lontana anni luce?
È in periodi come questo, caratterizzato da, tutto sommato, benessere economico, sviluppo, tecnologia e speranza verso il futuro, che il ricordo del passato deve assumere un valore rilevante nelle nostre vite: ciò che oggi è scontato, domani potrebbe non esserlo. È il caso dell’Afghanistan, che ha iniziato un percorso retrogrado sotto gli occhi taciturni del mondo occidentale, andando a limitare progressivamente la libertà acquisita dalle donne in anni di battaglie e lotte sociali; analoga è la realtà orientale, dove l’Ucraina non trova pace e ha ormai perso il sonno.
Forse è questo che ci si aspetta da una società evoluta? Da un mondo che punta a portare la civiltà su altri pianeti? Cosa ha imparato l’uomo in più di 2000 anni di storia?
Secondo Hegel è proprio la guerra che la manda avanti: questa migliora il popolo e evita alla storia stessa di scrivere pagine bianche, vuote.
Serve però tutto questo? È così necessaria la paura di perdere ciò che è fondamentale per poterle difendere?
Nel bel paese, tuttavia, emerge una realtà molto eterogenea: spesso, in nome della storia, si arriva a limitare la libertà di espressione altrui, forse per perbenismo, forse per altri interessi, forse per una lotta continua contro incubi passati. Tutto ciò non può che portare ad un’egemonia di massa, che rende piatta una società, non permettendo la piena libertà di espressione e lo sviluppo del pensiero critico. In Italia dunque, si rischia di commettere gli stessi sbagli del passato.
Sarà allora la paura della realtà, a renderci ciechi?
Redazione Corriere di Puglia e Lucania
