INTERVISTA – Alessio Mininni, in arte Maninni, è un cantautore polistrumentista e produttore barese, classe ’97, nato e cresciuto precisamente a Bitetto. È stato un concorrente della scuola di Amici di Maria De Filippi nell’edizione del 2016. Ha esordito nel 2017 con “Parlami di te” e nel 2019 ha pubblicato “Peggio di ieri”. È poi tornato nel 2021 con “Senza” il primo singolo di un progetto discografico curato da un nuovo team, con cui è entrato nelle playlist Spotify Scuola Indie e New Music Friday. Anche i seguenti singoli “Vestito rosso” e “Vaniglia” hanno riscosso un buon successo, tanto che a fine anno ha firmato con Sony Music Italy, pubblicando “Bari NY”, “Irene” e “Caffè”. A dicembre 2022 ha disputato la finale di Sanremo Giovani con “Mille Porte” ed è attualmente in rotazione con il nuovo singolo “Dicono”. È tra i tre finalisti del contest 1MNext e si esibirà al concerto del Primo Maggio di Roma tra pochi giorni. L’ho intervistato per conoscere meglio il suo progetto artistico e le emozioni legate a questi risultati.
Da dove deriva la tua passione per la musica?
All’età di nove anni sono andato con mio padre per la prima volta a un concerto, quello degli U2, ed è stato amore a prima vista. In quel momento ho capito che avrei voluto fare musica nella mia vita. Così ho iniziato a suonare la chitarra, in seguito il pianoforte e la batteria e sono cresciuto ascoltando inizialmente rock band inglesi come Oasis, Blur, Radiohead e Pink Floyd, per poi avvicinarmi al cantautorato italiano vecchio e più recente con Battisti, Antonacci, Cremonini e Vasco Rossi. Ma è stato Luciano Ligabue, in particolare, l’artista che mi ha dato il “La”, spingendomi ad intraprendere questo percorso.
È nato così il progetto “Maninni”. Come lo definiresti guardandolo dall’esterno?
La scelta di un nome d’arte che, modificando una sola vocale, non si discosta del tutto dal mio cognome ma è solo di più immediata comprensione per il pubblico, fa capire già che il mio progetto è puramente e sentitamente personale. Mi definisco un cantautore pop che unisce la tradizione della musica italiana a dei sound e delle sfaccettature però più moderne.
Dal 2021, dopo due anni di silenzio, hai iniziato a pubblicare vari singoli collezionando dei buoni successi su piattaforme digitali e network nazionali. Qual è stata la chiave di volta?
Senza dubbio le esperienze che nel tempo la vita mi ha offerto e tutti i professionisti con cui ho avuto la fortuna di lavorare, che mi hanno dato modo di crescere musicalmente parlando. Sono stato fermo per due anni perché non ero convinto di ciò che stavo facendo e di come lo stavo portando avanti, ma questa pausa mi è servita tanto per comprendermi di più e per ritrovare la giusta ispirazione. Infatti i brani che ne sono derivati, ossia “Vaniglia”, “Senza”, “Caffè” ecc, rappresentano il vero me e il mio approccio sincero ai testi e alla produzione.
In controtendenza, sei rimasto ancorato alle tue radici. È possibile portare avanti un percorso come il tuo restando a Bari? Quali sono i pro e i contro?
Far musica qui è sicuramente più lento e complicato perché manca l’immediatezza delle relazioni con il team che ti segue, ma rimanere nella città che ti ha cresciuto a mio avviso è un plus. Sei vicino alle persone a cui vuoi bene e questo aiuta moltissimo nel processo creativo perché spesso sono proprio loro la fonte di ispirazione di noi cantautori. Quindi sì, secondo me si può portare avanti un percorso artistico a Bari e anzi mi sembra assurdo che al giorno d’oggi si pensi ancora che per raggiungere i propri obiettivi ci si debba per forza trasferire.
Pochi mesi fa sei approdato all’ultima tranche di Sanremo Giovani 2023. Come hai vissuto questa esperienza? È ancora un trampolino di lancio o ormai solo un’ulteriore vetrina?
A mio avviso è di certo ancora un trampolino di lancio, soprattutto grazie alle novità introdotte negli ultimi anni da Amadeus che hanno cambiato la direzione del Festival allargando la possibilità a molti emergenti di farsi conoscere anche in tv e in occasione di un evento così importante. Questo, oltre alle scelte artistiche, ha rinnovato il Festival raccogliendo consensi da parte di diverse generazioni. Io personalmente, al di là del risultato, ho vissuto questa esperienza al massimo: mi sono divertito tanto e al tempo stesso ho sperimentato le esibizioni live con una band – provando insieme ai musicisti quasi 24h al giorno per un’intera settimana. È stato così bello che non nego di aver voglia di riprovarci l’anno prossimo.
“Dicono” è il tuo ultimo singolo prodotto da un grande nome della musica italiana, Enrico Brun. Com’è nata la canzone e com’è stata la vostra collaborazione?
La canzone è nata in maniera molto naturale da delle considerazioni e delle domande che mi sono posto nel tempo sull’amore e i rapporti che noi giovani instauriamo dando troppo peso ai giudizi e a ciò che dicono, appunto, le persone che ci circondano. Il concetto alla base è quello di fregarsene un po’ di più, di non farsi influenzare e superare gli ostacoli che si presentano trovando un equilibrio tra il nostro io e i sentimenti che ognuno di noi prova. La collaborazione con Enrico Brun – firma di grandi artisti italiani come Maneskin, Pinguini Tattici Nucleari, Gianni Morandi e Mengoni – ha donato al brano un sound più fresco mantenendo però intatta la mia identità artistica fortemente legata alla tradizione cantautorale. Ho scoperto un professionista eccezionale ma soprattutto una persona stupenda, con cui infatti sto continuando a lavorare per prossime produzioni.
Proprio con questo brano sei arrivato tra i tre finalisti del contest 1MNext e quindi ti esibirai al Concerto del Primo Maggio di Roma. Che significato ha per te tale risultato?
È una bella risposta, che mi inorgoglisce tanto e che mi fa capire di aver intrapreso la strada giusta. È estremamente soddisfacente essere stato selezionato e avere la possibilità di portare un mio brano appena uscito davanti a moltissima gente – anche quella che ci seguirà da casa – e su un palco così importante. Poterlo poi fare suonando live con una band, non è affatto scontato in questi tempi in cui si è un po’ perso ahimè il valore del concerto dal vivo. Sono felicissimo per quello che mi sta accadendo in questi mesi e non vedo l’ora di vivere un’avventura del genere da aggiungere al mio bagaglio artistico e personale.
Cosa dobbiamo aspettarci dal futuro di Maninni?
Tanta musica, nuovi singoli che continueranno a seguire la stessa direzione anticipata da “Dicono”, un tour estivo in preparazione e più in là sicuramente la pubblicazione di un album che coronerà tutti i risultati raggiunti in questi anni fantastici.
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