Intervista a cura di Mariangela Cutrone
Ci sono personalità opposte che nonostante le loro diversità non possono fare a meno di cercarsi per condividere insieme momenti significativi dai quali apprendere tanto e ritrovare l’energia e la forza per dare una svolta alla propria esistenza. Ne sanno qualcosa Matilde e Leonardo, i protagonisti del nuovo e attesissimo romanzo “Odio per odio uguale amore” di Anna Zarlenga edito da Newton Compton.
Matilde è un’attrice dal carattere solare ed espansivo molto conosciuta tra i giovani e il mondo dei social, invece Leonardo è un professore di latino perfezionista, burbero e taciturno. Si ritroveranno a lavorare a stretto contatto per un progetto scolastico pomeridiano finalizzato alla realizzazione di uno spettacolo teatrale. Nel perseguire questo obiettivo le loro diversità emergeranno creano situazioni inaspettate, battibecchi divertenti e colpi di scena imperdibili. Sarà inevitabile per il lettore lasciarsi travolgere da essi.
“Odio per odio uguale amore” è una commedia romantica divertente e spassosa e non solo. Attorno a Leonardo e Matilde troverete tanti personaggi secondari ben delineati psicologicamente che contribuiscono ad arricchire la storia per renderla memorabile. Un romanzo che oltre alla tematica dell’amore tra opposti ci fa riflettere su come il mondo dei social odierno stia prendendo il sopravvento su alcuni aspetti della nostra esistenza, così come accade a Matilde che spesso si ritrova confusa tra ciò che reale e ciò che è sociale. Difatti quello che si mostra in pubblico sui social può inevitabilmente entrare in conflitto con i propri ideali, sogni ed obiettivi nella vita privata.
Questo libro è dedicato anche ai sognatori perché infonde coraggio e ottimismo nel perseguimento dei propri obiettivi e sogni. Una storia che fa sorridere e fa ritornare indietro agli anni trascorsi sui banchi di scuola ravvivando l’entusiasmo, la fame di conoscenza e nuove avventure da affrontare senza limiti, tipico di quegli anni memorabili. Di “amore litigarello”, del mondo dei social odierno e di intelligenza emotiva conversiamo piacevolmente con Anna Zarlenga in questa bellissima intervista.
Anna, partiamo dall’origine, com’è nata l’idea di creare i personaggi di Matilde e Leonardo dalle personalità così contrastanti tra loro?
Tutte le storie hanno origine da un conflitto. Se due persone sono molto diverse è più facile che il conflitto nasca dalla loro interazione. Volevo due personalità molto distanti e il primo che mi è venuto in mente è stato proprio Leonardo. Serio, scostante, un po’ burbero. Chi mai potrebbe fargli perdere la pazienza? E Matilde ha risposto alla mia domanda…
L’amore tra due opposti secondo te può essere duraturo o non supera la fase iniziale dell’innamoramento, una delle perplessità di Leonardo?
Certo che può durare. Anzi, forse lo scontro e il riassestamento rendono molto più duratura e stimolante una storia. Lo dice il saggio… l’amore non è bello se non è litigarello. A parte gli scherzi, i sentimenti a volte vanno davvero per la loro strada e capita più spesso di quanto si pensi. Ci innamoriamo di persone che non hanno molto in comune con noi, eppure non possiamo fare a meno di amarle. È la magia dell’amore, che esiste, anche se a volte la sommergiamo con tutto il resto.
Il tuo romanzo fa riflettere tanto sul duello tra ragione e cuore che è insito nella natura umana. C’è un equilibro tra queste due dimensioni secondo te?
Ragione e cuore litigano sempre, è inevitabile. Spesso il cuore ci indica una strada che la ragione rifiuta. È difficile trovare un equilibrio, ma direi che non bisogna far prevalere troppo né l’uno né l’altro.
Grazie al tuo romanzo il lettore è catapultato nella realtà del mondo della scuola che è la tua realtà quotidiana. Emerge che nell’insegnamento spesso manca la giusta attenzione nei confronti dell’empatia e dell’intelligenza emotiva. Tu cosa ne pensi?
Non è sempre così. Come in tutti gli ambiti, ci sono persone più empatiche e altre meno. Questo di per sé non è un difetto. In fondo, i ragazzi devono anche imparare a relazionarsi con personalità diverse. Non esiste uno stile di insegnamento migliore di un altro. Ci sono insegnanti più riservati e altri più spontaneamente vicini. Io appartengo alla seconda categoria, ma solo perché per natura non saprei essere diversamente. Quando ho provato a essere più distaccata ho miseramente fallito. L’empatia non è solo farsi confidente del ragazzo, ma anche sapere quando, con discrezione, restare in silenzio. E questo sì, bisogna impararlo, ma non è una cosa istintiva né facile. Si costruisce con l’esperienza.
Lo stile di vita di Matilde ci fa riflettere su quanto in questa epoca dei social nel concreto siamo poco liberi di essere quelli che siamo perché condizionati dall’immagine che vogliamo dimostrare. Che prezzo ha la libertà al giorno d’oggi?
I social, a volte, ci costringono a essere personaggio oltre che persona. E qui potrei citare Pirandello (in realtà l‘ho già fatto), ma più che altro vorrei far osservare questa cosa: il social ci mette di fronte a uno schermo né più né meno come se fossimo attori. Questo non vuol dire che recitiamo, ma che mostriamo di noi una parte che riteniamo “condivisibile”. Non vuoi dire che recitiamo, ma che omettiamo, eppure dall’altra parte quella visione parziale della nostra vita sembra comunque reale. Di per sé non è nulla di nuovo, solo che potenzialmente, oggi, possiamo raggiungere molte più persone e il pensiero di arrivare a tanti “spettatori” può influenzare anche le nostre scelte. È un aspetto da non sottovalutare. Il sottile confine tra reale e mostrato diventa più sottile, quindi c’è bisogno di particolare attenzione perché i due elementi non si confondano.
A quale personaggio di “Odio per Odio uguale Amore” sei particolarmente legata e perché?Direi Luca. Indirettamente mi ricorda me. Con un grande sogno e con l’incertezza di poterlo realizzare. Pur essendo un personaggio secondario, mi ha colpito da subito.
Ancora una volta la tua storia è ambientata nella suggestiva città di Napoli. Che rapporto hai con essa e quanto può esser fonte di ispirazione per uno scrittore?
Napoli è la mia città e io ho deciso coscientemente di renderla teatro per le mie commedie romantiche. Quando ho cominciato avevo paura che questa mia scelta non sarebbe stata apprezzata. Che, magari, i lettori preferiscano ancora New York, Londra o Parigi come ambientazione. E invece devo dire che il calore con il quale è stata accolta la mia scelta mi ha stupito. Ho scelto di dare a Napoli una dimensione e un respiro più ampio. Non so se ci sono riuscita, ma sono convinta della mia scelta.
Nei ringraziamenti hai dichiarato che nella scrittura di questo romanzo hai avuto delle difficoltà a mettere “nero su bianco” questa storia. Hai mai avuto il cosiddetto “blocco dello scrittore”. Se sì come lo hai superato?
Per questo romanzo ho dovuto lavorare molto, per svariati motivi. Innanzitutto per la numerosità dei personaggi e delle storie collaterali. E sì, a un certo punto mi sono bloccata. Il blocco è comune quando scrivi. È causato da molteplici motivi: stanchezza, ansia da prestazione, insicurezza. Io dico sempre che l’unico modo per superare il blocco è scrivere come in un flusso di coscienza. Le parole sanno sempre indicarti la strada, in un modo o in un altro.