Sergio Rubini al teatro Forma di Bari
di Antonello Liuzzi
Oggi, sabato 20 maggio, alle ore 20.30, al teatro Forma di Bari, l’associazione culturale Echo Events, diretta da Donato Sasso, proporrà lo spettacolo “Sud” un nuovo recital di Sergio Rubini, accompagnato dal pianoforte di Michele Fazio.
Di seguito l’ intervista all’ attore, nella serata al Santuario Madonna della Vetrana a Castellana Grotte, per uno spettacolo in beneficenza.
Qual è il tuo percorso e quali le potenzialità che hai scoperto di te stesso, dall’inizio della tua carriera?
Le potenzialità non le ho scoperte io magari qualcuno le ha scoperte in me e di questo sono molto felice perché ho potuto fare quello che desideravo fare.
Questa sera siamo in un convento, io ho avuto una chiamata da giovane una specie di vocazione ad un certo punto ho capito che mi piaceva il mondo dello spettacolo, recitare esprimermi sul palcoscenico esprimere la mia idea del mondo.
Sono stato fortunato la mia famiglia mi ha assecondato sono andato a Roma, mi sono informato in una scuola di recitazione e regia e poi grazie al cielo a vent’anni ho cominciato a lavorare, posso dire che sono stato molto fortunato ho ricevuto una vera chiamata, tante volte il problema dei giovani che si disperdono un pò non sanno che vogliono fare, io grazie al cielo a 15 anni avevo in mente cosa mi sarebbe piaciuto fare.
Qual è il ruolo del mondo della cultura del cinema nel veicolare messaggi di solidarietà in questo momento non facile per tanti?
Io penso in primo luogo che la vita sia un mutuo soccorso, io aiuto te tu aiuti me, penso che il senso delle nostre vite sia nascosto nella vita degli altri è sempre la vita di qualcun altro che ci salva,non ci possiamo salvare da soli, attraverso il dolore degli altri, la gioia degli altri, attraverso le sofferenze degli altri, quindi vivo la vita in questo modo in maniera laica, quanto un artista possa aiutare in questi momenti io penso che è un artista possa certamente farlo allietando, raccontando la propria esperienza con il proprio contributo con la propria presenza, devo confessare in questo momento particolare che vive il pianeta penso che ci vorrebbero più serate come questa meno tappeti rossi, sento che il mondo si sta trasformando radicalmente e che anche il mondo dello spettacolo da sempre coincidente un po’ con il lusso, benessere così dovrebbe scendere da questo piedistallo e mischiarsi alla gente perché il nostro compito alla fine e raccontare la vita, se siamo chiusi nei nostri appartamenti ne sapremo sempre poco della vita e invece bisogna stare tra le persone.
Quanto abbiamo perso in questi anni due anni per il cinema e quanto si è recuperato in questo tempo vissuto dopo la fine dell’emergenza sanitaria?
Certamente il cinema sta attraversando un momento di crisi, la crisi l’attraversano tutti gli spazi della socialità che sono stati sostituiti dalla tecnologia, il teatro non è in crisi. Stasera sono felice di sapere che c’è tanta gente, il teatro ha una formula antica irripetibile che la tecnologia non potrà mai modificare, invece il cinema fa parte già di un mondo tecnologico e la tecnologia si rinnova costantemente e quindi oggi il cinema è in crisi perché le sale sono in crisi, ma bisogna stare attenti: non è in crisi il cinema,il cinema è un film, è uno che ti racconta una storia e un altro che in qualche modo la sta ad ascoltare; quella roba lì non sarà mai in crisi, le storie ci danno un senso.
E’ in crisi il supporto, è in crisi il luogo in cui un tempo eravamo abituati a vedere il cinema, ma se la tecnologia ci regala schermi enormi impianti di amplificazione eccezionali, in più il covid ci ha allenato ad una sorta di clausura è chiaro che oggi è complicato, e poi oggi un biglietto al cinema costa invece un abbonamento ad una piattaforma costa molto di meno e una famiglia intera può vedere il tutto, mentre con un biglietto al cinema si può vedere solo un film, quindi secondo me vanno riscritte un pò le regole del mercato, ma sono in crisi le regole del mercato, non è in crisi il cinema, non bisogna far coincidere il cinema con le regole del mercato, come dicevo il cinema invece è una storia, siamo in un convento c’è la storia di Cristo, Cristo ha dato senso a tanti uomini, per cui gli esseri umani hanno bisogno di storia, il cinema non è in crisi, sono gli spazi , sono due cose diverse.
Qual è la forma che dovrà avere l’attore per il futuro?
L’ attore deve difendere la propria umanità proprio perché la tecnologia ci sta portando verso cloni attori che non sono attori, dobbiamo difendere la nostra umanità, però basta andare a teatro poi per rendersi conto che l’ attore è tutto e il pubblico ha bisogno di riflettersi , di specchiarsi in un suo simile, anche gli attori non moriranno mai , la tecnologia potrà produrre qualsiasi miracolo , ma l’essere umano è irriproducibile.
Quali gli stimoli per poter andare sempre al massimo?
Io non voglio andare al massimo, io voglio semplicemente continuare a raccontare le mie storie e a fare questo lavoro e a farlo bene, poi se al massimo o al minimo questo è il pubblico a deciderlo, io lavoro al massimo ogni volta ce la metto tutta e quello che mi da la voglia di svegliarmi al mattino e ogni qualvolta faccio una cosa cerco di farla nel migliore dei modi, ma perché fa parte della mia passione è come un amore, uno non può amare al sessanta per cento, se ami , ami totalmente , fa parte della passione con cui svolgo questa attività che poi non è un lavoro e che dà un senso alla mia vita.
Che progetti ci sono per Sergio Rubini? Sarà un anno più dedicato al cinema o al teatro?
Ho dei progetti legati al cinema, dei progetti legati alla televisione, qualcosa legata al teatro, mi piace pensare al mio lavoro come una bottega di artigiano, cerco di fare tutto non specializzarmi in una semplice cosa, perché ho un’idea molto artigianale dell’artista, mi sento un artigiano e mi metto a disposizione di tutte le discipline che fanno parte di questa avventura che è diventata la mia vita.
Redazione Corriere di Puglia e Lucania