Un momento che avrebbe dovuto essere speciale per la democrazia tedesca, la 74ª ricorrenza dell’approvazione della “Legge fondamentale” dello Stato (ossia della Costituzione, promulgata il 23/05/1949), per poco non è stato “sporcato” invece da una vicenda che ha dell’assurdo: proprio ieri, infatti, si è svolto il processo riguardante il professor Sucharit Bhakdi, ex docente e direttore dell’Istituto di Microbiologia medica e Igiene dell’Università di Magonza.
Il noto scienziato e accademico, ridicolizzato e bistrattato per mesi dalla stampa mondiale (e dalle fonti di informazione in genere) per essere stato molto critico sulle politiche anti-Co.Vi.d./19 e sui prodotti farmaceutici sperimentali – che durante la pandemia, in un contesto sociale di facile ridefinizione dei termini, sono stati etichettati come salvifici “vaccini” – era stato accusato di istigazione all’odio per alcune ragionevoli esternazioni fatte nel 2021, a proposito delle misure di protezione sanitaria adottate in Israele.
Manipolare parole e idee per instaurare un vuoto clima di insensatezza
Il pubblico ministero della procura che lo ha denunciato, ossia Kiel Silke Füssinger, forse “vessillo” dell’aria persecutoria che in quel periodo è stata respirata dalle personalità scientifiche “non allineate” alla narrativa unisonante sul virus, ha parlato di “una grave offesa alla popolazione ebraica”, tale da ritenersi addirittura al limite dell’illecito penale (nello specifico, subito dopo aver lodato l’arte e la cultura ebraiche, il microbiologo avrebbe pronunciato una frase, “bollata” come antisemita, che recitava: “Questa è la cosa brutta degli ebrei: studiano bene. Non ci sono persone che imparano meglio di loro. Ma ora hanno imparato e implementato il male. Ed è per questo che Israele ora sta vivendo un inferno”.
Pertanto il giudice Malte Grundmann, del tribunale distrettuale di Plön (paesino nella Germania del Nord), ha voluto esaminare attentamente tutte le affermazioni dello scienziato, considerando sia l’udienza, sia una manifestazione politica pubblica – dove il professore era presente in veste di candidato – che un’intervista rilasciata di circa 90 minuti. E pare che abbia riscontrato parole con cui Bhakdi avrebbe solo avvertito l’opinione pubblica sui rischi di alcune sostanze non del tutto testate contro il Co.Vi.d./19 – anche se avrebbe utilizzato espressioni che di riferivano a un possibile “secondo Olocausto” – nonché criticato le severe misure adottate in terra israeliana, affermando come il Paese mediorientale stesse attraversando un periodo difficile.
Nur damit klar ist, woran #Maassen anscheinend glaubt:
Laut #Bhakdi kommt es gerade durch Impfungen zum zweiten Holocaust, mit dem die Weltelite die Menschheit auslöschen möchte. pic.twitter.com/EVW7PmUpJj— Humbughund (@humbughund) January 3, 2022
“Colpirne uno per educarne cento”: timori di crollo per il castello di carte?
Le sei lunghe pagine di accuse (tra cui l’antisemitismo) sono state nettamente respinte dalla difesa di Bhakdi (in particolare dall’Avv. Sven Lausen, in collaborazione con gli Avv. Martin Schwab e Tobias Weissenborn), che ha evidenziato – per ben due volte nel corso del processo – come le frasi dell’accademico non avessero affatto alcuna rilevanza penale, in quanto interpretazione parziale del PM: una comprensione complessiva delle dichiarazioni, invece, che avesse preso in considerazione anche il clima da campagna elettorale in corso, avrebbe meglio dimostrato la loro natura non offensiva, ha sottolineato poi l’Avv. Lausen (tant’è che la corte ha infatti scelto di visionare tutti i 90 minuti del filmato “incriminante”). Il legale di Bhakdi avrebbe quindi anche contrattaccato, criticando il collega dell’accusa per non aver indagato adeguatamente le prove (il contesto) delle parole espresse quasi a voler cercare direttamente una condanna esemplare, come ragione per dividere o impaurire le persone – ha definito le tesi opposte come “prive di conoscenza”, visto che non avrebbero nemmeno citato – o forse l’hanno fatto male – l’epistola scritta dalle reali vittime dell’Olocausto all’EMA –
Al termine dell’udienza, il giudice ha infine assolto Bhakdi da ogni imputazione. Il verdetto ha sottolineato l’importanza della libertà di espressione, respingendo i vani tentativi di dipingere il celebre scienziato – tra l’altro buddista, essendo nato in Thailandia – come un pericoloso antisemita o suprematista, fautore della “razza pura”. Tutto mentre, fuori dal tribunale, si svolgeva una manifestazione di solidarietà pacifica a sostegno pubblico del microbiologo (per paura della quale le autorità tedesche locali avevano predisposto 50 agenti anti-disordine e persino l’amministrazione della struttura di Giustizia avrebbe chiesto un incremento della sorveglianza).
La vicenda di Bhakdi, seppur “a lieto fine” – salvo ulteriori minacciati ricorsi -, ha comunque acceso un campanello d’allarme sulla piega che si sta rischiando di prendere nell’Occidente contemporaneo, dove le menti e le voci dissonanti rischiano persino la persecuzione. L’assoluzione dello scienziato ha sottolineato invece l’importanza di usare il buon senso, di valutare le parole nel loro contesto, nonché di preservare il diritto fondamentale all’esternazione di ogni utile opinione.
Fonti online:
ByoBlu (testata giornalistica ed emittente televisiva nazionale; articolo di Elisabetta Barbadoro del 23 maggio 2023), Wikipedia, EVENTI AVVERSI, The Algemeiner, InformalTV, L’Indipendente, New American, Doctors for COVID Ethics, Google Libri, AGI (Agenzia Italia), Teyit, We For Humanity;
Account Twitter: Humbughund, Ansar (archivio di agosto2021);
Canale YouTube: KUD Police Dubove.
Antonio Quarta
Redazione Corriere di Puglia e Lucania