di Vincenzo Angiulo
Sì è tenuta il giorno 20 Maggio, presso la galleria SPAZIO START a Giovinazzo, l’inaugurazione della mostra dell’artista Massimo Nardi, a cura di Patrizia Dinoi e presentata da Laura Agostini. La mostra sarà visitabile fino al giorno 11 di Giugno, a Giovinazzo.
L’evento di apertura è stato addolcito dalla musica della talentuosa e giovane pianista Antonella Spinelli, di soli sedici anni residente a Cassano delle Murge, la quale ha deliziato gli ospiti scivolando sulle note di Einaudi.
Perché caos?
Quello che l’artista vuole rappresentare è un caos, appunto, creato da tutto l’attuale squallore, “un po’ di rabbia ma senza esagerare, nonostante il groviglio nelle opere c’è una speranza, una sorta di serenità. Come i colori è forte anche il messaggio. Internet, il wireless, non sono altro che spazzatura per il nostro cervello. Le opere nascono con il tempo e anche il riciclo, infatti ci sono materiali riciclati, come il ferro…” spiega Nardi.
Le opere dell’artista sono contorte, intricate, colme di significati e colori e non c’è punto, tela o forma o colore che non covi in sé un profondo significato, proprio come il Caos, vuole. Ma più si osservano le opere, più ci si sente rapiti, trasportati, fin quasi a rivedersi nelle forme infinite che covano all’interno. Ma quale vero significato si cela dietro questo groviglio di forme che possono apparire come ganci, apparecchi, farfalle, cuori, animale, forme geometriche, sfere, ponti, cieli stellati. La risposta è che una risposta non esiste, l’arte non è parole ma espressione e questa varia a seconda del soggetto e di cosa, pensa, immagina, da quali emozioni è afflitto e cosa quest’ultimi, vuole realmente vedere. Gli occhi sono lo specchio dell’anima e l’arte? Non è forse l’espressione dell’anima?
Che senso ha l’arte? Meravigliosa nei suoi ingranaggi, nelle sue forme. Non dimentichiamo che il caos genere il cosmo. Un caos che, se oggi paragonato alla realtà è un caos di guerre, di eventi meteorologici. I presenti, raccolti in un cerchio, quasi come se le forme stesse fossero uscite dai quadri, per prendere una forma, appunto, fra la gente. Nelle opere di Nardi, quando le si osserva, si finisce con l’entrarvici.
“Per me le opere di Nardi sono un multistrato un manipolare le emozioni. Un meccanismo che riporta al metallo e che conduce all’orecchio il suono del metallo!” – afferma la professoressa Laura Agostini.
“Oceano” di Cacciapaglia e “Experience” di Einaudi ho ritenuto essere i brani più adatti per questa mostra, perché sono due brani movimentati e quindi adatti, per questo Caso Planetario” spiega Antonella, dopo aver trasformato la già magica atmosfera in qualcosa di più, un’esperienza extra sensoriale che ha reso il pubblico, tutt’uno con l’arte.