Principale Politica Emigrazione & Immigrazione L’Ue trova l’accordo sui migranti

L’Ue trova l’accordo sui migranti

Leonarda Manna

L’Ue trova l’accordo sui MIGRANTI al Consiglio dei ministri dell’Interno a Lussemburgo, sciolto il nodo sulla definizione dei paesi terzi sicuri dove inviare chi non riceve asilo. L’Italia è stata “decisiva”, commenta Piantedosi, oggi a Catania per il Comitato provinciale ordine e sicurezza.

“Una giornata importante” ed anche “un punto di partenza”. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi in una intervista al Corriere della Sera parla dell’intesa raggiunta sui due principali regolamenti nel nuovo Patto per la migrazione e l’asilo. “Sui temi della solidarieta’ obbligatoria – sottolinea – abbiamo preferito non accettare compensazioni in denaro perche’ l’Italia ritiene di avere una dignita’ di Paese fondatore dell’Unione e non abbiamo bisogno di compensazioni in denaro per diventare il centro di raccolta dell’Ue. Abbiamo preferito puntare a un meccanismo che rimane di compensazione da parte dei Paesi che non accettano il ricollocamento dei migranti ma che le relative risorse vadano a finanziare un fondo appositamente istituito e gestito dalla Commissione Ue per realizzare progetti di quella cosiddetta dimensione esterna che per la prima volta viene concretizzata in atti dell’Ue e su cui ha sempre fatto pressione il governo Meloni”. “Ad un certo punto – continua -sulle posizioni dell’Italia si era creato un blocco di Paesi che ci avevano seguito sulle nostre perplessita’ e non era il solio schema del Mediterraneo contrapposto ai Paesi del Nord ma erano Paesi variamente distribuiti a livello geografico. Poi si è trovata la mediazione sui punti che abbiamo posto e anche questi Paesi hanno ritenuto di accedere alla mediazione e hanno votato a favore quasi tutti. L’Italia è stata centrale in una discussione importante”. “I punti dell’accordo – conclude Piantedosi – sono sfidanti ma ci sentiamo all’altezza e ci da’ conforto il fatto che tutto avviene in un contesto di sostegno europeo concreto”.

Il testo approvato costituisce la posizione comune del Consiglio Ue, che su questa base dovrà negoziare con il Parlamento europeo, per arrivare al testo definitivo dei due regolamenti su cui portava il compromesso, che riguardano le procedure d’asilo (Apr) e la gestione dell’asilo e dell’immigrazione (Ammr). Viene istituito innanzitutto un meccanismo di “solidarietà obbligatoria”, per cui gli Stati membri dovranno scegliere se accettare di ricollocare sul loro territorio di una quota di richiedenti asilo (diversa per ogni paese a seconda del suo Pil e della sua popolazione) arrivati nei paesi di primo ingresso, o se invece fornire un contributo finanziario pari a 20.000 euro per ogni migrante previsto nella propria quota e non ricollocato. Su questo punto l’Italia ha chiesto e ottenuto che il contributo di solidarietà non vada ai paesi di primo ingresso, ma confluisca in un Fondo comune Ue, che deve ancora essere istituto e che sarà gestito dalla Commissione europea.

Il secondo punto più importante dell’accordo è quello, su cui hanno premuto soprattutto i paesi del Nord Europa, della stretta alle misure di controllo alle frontiere esterne. I paesi di primo ingresso dovranno registrare entro 24 ore tutti i migranti irregolari in arrivo, e avranno poi 12 settimane per espedire le procedure di concessione dell’asilo, e altre 12 settimane per attuare i rimpatri dei migranti la cui domanda d’asilo non avrà avuto esito positivo.

Infine, la questione piùdifficile: la possibilità, per gli Stati membri di primo ingresso, di riportare rapidamente non solo nei paesi di origine, ma anche in quelli di transito i “migranti economici” arrivati irregolarmente alle frontiere dell’Ue e che non hanno diritto all’asilo, se questi paesi sono ritenuti “sicuri” riguardo al rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale, come ad esempio la Tunisia. Il testo proposto dalla presidenza di turno svedese dell’Ue, accogliendo una richiesta del governo tedesco, poneva una condizione precisa: che i migranti siano riportati nel paese (di origine o di transito) da cui sono partiti solo se hanno una “connessione” (come ad esempio legami sociali, o di parentela, o una precedente residenza) con quello Stato. L’Italia ha ottenuto che siano gli Stati membri a decidere se esiste una “connessione” del migrante di rimpatriare con il paese di partenza o di transito, in base a criteri che possono essere più flessibili, e sempre che si tratti di un “Paese sicuro”.

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