Principale Politica E’ finita definitivamente “l’Età” Berlusconiana

E’ finita definitivamente “l’Età” Berlusconiana

Silvio Berlusconi leader di forza Italia, è morto oggi all’ospedale San Raffaele di Milano, dove era ricoverato. L’ex presidente del Consiglio aveva 86 anni, era malato da tempo di leucemia. Lo ricordano perfettamente tutti coloro che hanno almeno 25 anni mentre, per tutti gli altri, è letteralmente storia nazionale: era il 26 gennaio del 1994 quando un messaggio video di soli 9 minuti cambiò, nel bene o nel male, la storia del nostro Paese. Quel video e quell’atto costitutivo segnavano anche l’istante di una nuova fase politica: la nascita della Seconda Repubblica.

E’ finita definitivamente “l’Età” Berlusconiana

Silvio Berlusconi 29 anni fa, dopo essere entrato nelle loro case con la sua televisione, entrava nelle vite e nei destini degli italiani. Nasceva così il partito azienda, Forza Italia, “equamente” spartito a metà tra “la sinistra” e Berlusconi. Forza Italia era il partito del tutto diverso dagli altri, sia nella struttura che nell’organizzazione interna: difatti si passa dal segretario al presidente, dalla liturgia di correnti e congressi a Consigli nazionale fiume, sostanzialmente affidati all’oratoria e alle doti da showman di Silvio Berlusconi. Un Paese di cultura cattolica che votava plebiscitariamente un uomo con due famiglie, un Paese indignato e inquisitore che decideva di fidarsi di un evasore fiscale, un Paese moralista e un po’ bigotto che scendeva in piazza pretendendo tette e luci stroboscopiche nel proprio tubo catodico, un Paese con il partito comunista più forte d’Europa che si fidava del capitalista off-shore. Lui: il Giaguaro, il Cavaliere nero, El Presidente, B., descritto come Diavolo (anche perché è stato presidente del Milan), chiamatelo come volete! Per capirci: il politico “nemico” dei progressisti, dei democratici, insomma era il contraltare della Sinistra, italiana e non solo. Quel Silvio che ha più pagine, a lui dedicate, nei manuali di giurisprudenza che nei libri di storia, ci ha da sempre abituato, durante le sue apparizioni pubbliche, a un tipo di dialettica non facilmente riscontrabile in altri politici. Criticato, amato, osannato, detestato, eppure oggi siamo qui a chiederci chissà cosa si chiederanno di questi venticinque anni le future generazioni. Si appassioneranno alla storia dell’imprenditore, “il Caimano”, divenuto “il Cavaliere”, che venne incoronato “il Presidente”, per veleggiare verso lo statismo democratico di un Paese in profonda crisi di identità?

 

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