Il profumo dei giacinti selvatici
recensione di Evelyn Zappimbulso
Un inno all’amore, alla libertà e alla vita sulle note del ricordo di una donna albanese, che da fanciulla, poi adolescente e infine nonna, intreccia la sua esistenza in silente lotta contro regole ed imposizioni del regime dittatoriale del suo Paese natio prima ed il suo essere donna forte, determinata ed innamorata poi. Giovane e appassionata maestra che a soli diciott’anni diventa la prima insegnate donna di genere femminile, Fatima, la protagonista del romanzo “Il profumo dei giacinti selvatici” di Rosa Maria Vinci (Giacovelli editore – 2021) è pioniera di bellezza che sgorga inevitabile dalla semplicità del vivere.
La narrazione in terza persona racconta di usanze e tradizioni di un popolo che ha dovuto subire privazioni e persecuzioni a causa del regime filo staliniano di Hoxaha presente in Albania dopo il secondo dopo guerra. Dignità e famiglia sono i mantra evocati dalla autrice che racconta di un popolo forse troppo poco conosciuto, costretto alla fuga nella vicina Italia, a tratti ostile a tratti accogliente. Fatima è mamma di tre figli e penultima di nove fratelli e vive l’adolescenza in una grande casa nelle zone di campagna dell’Albania con tutta la sua famiglia, una casa che Fatima non avrebbe mai potuto scordare per l’armonia e il clima di festa che si respirava, nonostante le ristrettezze economiche.
I racconti delle giornate nella fattoria, come dei preparativi per i tipici matrimoni con rito mussulmano, le uscite di famiglia, i ricami e le storie delle donne tramandate ai più piccoli intorno al grande camino di casa sono perle di bellezza che l’autrice dona al lettore, che rimane captato dalla delicatezza e precisione della narrazione, soprattutto quando si sofferma sui usi e utensili di una storia passata ma indelebile.
Il dolore per il naufragio inevitabile, la rabbia per un cancro che rallenta i ritmi delle giornate, l’impotenza innanzi ai voleri dei matrimoni combinati, la separazione terrena delle persone care sono tutte pennellate di vita che attraversano il romanzo sulle orme di Fatima, protagonista, ma non unica nel suo esserne personaggio da accogliere e coccolare tra i profumi dei giacinti selvatici di Albania. E poi c’è l’amore, quello ostinato che scompiglia piani e destini, che cementa vite e innalza altari eterni, perché Fatima sa che quando arriva il treno dell’amore, quello della ragione irrimediabilmente parte.
Il romanzo sarà presentato venerdì 30 giugno al Purgatorio Cafè di Grottaglie con l’organizzazione dell’Associazione artistico culturale Utòpia
Redazione Corriere di Puglia e Lucania