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UE, critiche sulla nomina Antitrust: un’americana a Bruxelles per vigilare le “Big Tech”?

L’importante incarico, tra gli altri, di “supervisionare” i colossi tecnologici d’oltreoceano e controllare il loro peso finanziario nel mercato del Vecchio Continente per conto della Commissione europea è stato affidato a Fiona M. Scott Morton, un’economista proveniente dagli Stati Uniti d’America.

Scott Morton e il profumo della “vecchia scuola dem”

Questa soluzione ha suscitato legittimi dubbi su possibili conflitti d’interessi, non solo per la nazionalità della Scott Morton ma, soprattutto, per il suo curriculum da cui emerge un passato di consulenze per alcune delle stesse aziende che ora dovrà controllare: Apple, Amazon e Microsoft, solo per citarne alcune (perché pare che ci sarebbe anche Pfizer…).

È curioso constatare che le credenziali di chi dovrebbe ricoprire un ruoloCapo economista del Dipartimento Concorrenza – così delicato nel quadro legislativo antimonopolistico a tutela della “competition” europea in ambito economico (la cui autorità garante è, appunto, l’Antitrust) non siano state scrupolosamente valutate a 360° da chi è stato incaricato di farlo.

Già per l’amministrazione Obama la Scott Morton – attualmente docente alla Yale University – aveva ricoperto un incarico simile a quello per cui è stata appena nominata in Unione europea: il che ha sollevato molte polemiche, considerando che in quel periodo si registrò un atteggiamento istituzionale tutt’altro che “ostile” nei confronti delle “Big Tech” (in tal senso, è sufficiente ricordare la designazione ottenuta in quel periodo da Mark Zuckerberg – CEO di Facebook – a consigliere per la comunicazione e “alto commissario per la privacy”).

La “révolte française”

A “storcere maggiormente il naso” per la scelta di Fiona M. Scott Morton, comunque, pare che siano stati soprattutto i ministri francesi, i quali hanno espresso tutto il proprio dissenso sottolineando l’esistenza di numerosi candidati europei altrettanto qualificati e ricordando che affidare la responsabilità di una simile posizione a una statunitense, in questo frangente, potrebbe persino ostacolare l’attuazione dei nuovi pacchetti normativi recentemente approvati dall’UE.

Dopo quasi un ventennio di inattività legislativa, infatti, Bruxelles ha da poco introdotto il Digital Service Act e il Digital Market Act, che finalmente potrebbero condizionare in meglio l’operato delle GAFAM americane dalle nostre parti, puntando a porre fine allo strapotere multinazionale nel mondo digitale e fissando delle leggi (anche) per chi fornisce servizi online (questo, perlomeno, si dice e si spera).

Tuttavia, l’imminente “ancoraggio” della Scott Morton in una condizione che non impedirebbe di interferire sull’impianto decisionale europeo sta cominciando a porre interrogativi sul futuro di queste stesse direttive. E la sua nomina, per assurdo, potrebbe persino avere indicato dei segnali di inquietudine verso un impatto potenzialmente nocivo che tali provvedimenti potranno (o avrebbero potuto avere) nei confronti dei giganti digitali a stelle e strisce.

Fonti online:

ByoBlu (testata giornalistica ed emittente televisiva nazionale; articolo di Arianna Graziato del 16 luglio 2023), Yale SOM, Amazon Web Services (AWS), sito di Microsoft (sezione News), sito istituzionale della Commissione europea (sezione Concorrenza), Wikipedia, sito del polo universitario di Yale, Balance Economy Project, POLITICO Pro, POLITICO, Agendadigitale.eu, Euronews;

Account Twitter: Catherine Colonna, Marine Le Pen, Renew Europe.

Antonio Quarta

Redazione Corriere di Puglia e Lucania

Il Corriere Nazionale

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