BARI – L’app di tik tok tanto in voga negli ultima anni, inizialmente spopolato tra i giovanissimi e adesso porta d’ingresso degli adulti, cosiddetti generazione Z, ha come contenuti principali musica e balli, spesso solo mimati e non reali.
Ogni utente registrato sul social può avviare una Live, ovvero una diretta video.
La diretta ha lo scopo di mettersi in contatto con gli altri, è come salire su un enorme palcoscenico web aperto davvero a tutto il mondo, dove chiunque può non solo vedere, ma anche partecipare con commenti e domande, se lo desidera anche con donazioni economiche di supporto e apprezzamento alla live.
Utenti in cucina o intenti a rammendare casa, chi promuove vestiti e prodotti direttamente da casa o dal negozio, chi fa commercio, chi fa dirette sul posto di lavoro mentre guida, mentre serve i clienti, calpestando quel diritto di privacy tanto decantato negli ultimi decenni.
Tantissime live invece sono senza contenuto, protagonisti che rimangono in un pesante silenzio per intere ore del giorno.
Non occorre esser sociologi per dedurre che tale atteggiamento è indice di un senso di solitudine enorme che sta devastando la società negli ultimi anni, più intenta a interagire da dietro uno schermo piuttosto che nella vita reale con persone vicine, con cui magari uscire, confrontarsi e confortarsi.
C’è da chiedersi di cosa abbia davvero bisogno l’essere umano per arrivare a preferire il più delle volte lo stare in casa in live a uscire con gli amici, malgrado la giovanissima età.
La tecnologia è davvero da preferire al contatto sociale?
