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La riorganizzazione emozionale

Padova, 21 lug. (askanews) - Un mondo immediato quello dei macchiaioli; un mondo la cui essenza racconta dei valori dell’uomo, dell’uomo eroico e instancabile, della sua forza e del suo coraggio, della sua voglia di ripartire giorno dopo giorno a dispetto di qualsiasi difficoltà. Pieno di sogni ed emozioni vitali, forte di un’anima potente e vera che da sempre contrasta la morte, anche l’uomo di oggi è un uomo “macchiaiolo”, che sa cogliere la vita in modo pieno, totale e profondamente eroico. Le pescivendole di Signorini, il merciaio di La Spezia, l’erbaiola di Fattori, le signore al sole di Cabianca, le bambine che fanno le signore di Lega, la gente al mercato di via del Fuoco, le madri raggianti e piene di vita, i bambini colti nel sonno, la donna che legge il giornale: i protagonisti delle splendide opere in esposizione a Palazzo Zabarella dal 24 ottobre al 18 aprile 2021 siamo noi, gli uomini e le donne di oggi, macchiaioli ieri, macchiaioli oggi; instancabili, pieni di emozioni e pulsioni vitali. Cosa significa macchiaiolo? Macchiaiolo è sinonimo di “vita”; quella vita che è la forza stessa dell'amore che pervade ogni cosa e che contrasta la morte, irradiando ovunque la luce dell'Essere. I Macchiaioli già nell’800 seppero vedere oltre, il loro sentire profondo e umano è esaltazione di ogni singolo attimo di vita quotidiana. Anticiparono Monet, van Gogh, Gauguin…nel loro modo di rappresentare ed esaltare la relazione umana in tutto il suo reale valore, in tutto il suo “eroismo”. Luce, sole, nuvole, balconi fioriti, bucato steso ad asciugare, giovani donne che guardano assorte il paesaggio che si disegna fuori dalla finestra: sono immagini di un'Italia datata Ottocento, ancora incompiuta, sotto il profilo socio-politico, ma iconicamente riconoscibile, segno concreto di un'identità precisa e amata. Sono immagini che, dal fondo del diciannovesimo secolo, ci vengono incontro oggi, a delineare un'Italia profondamente segnata dalla pandemia, stretta nella morsa del Covid 19: oggi come allora abbiamo davanti agli occhi la luce del sole, il bianco delle lenzuola, i balconi fioriti, quello a cui ci siamo aggrappati durante i giorni della quarantena, nel desiderio di sfuggire così alla paura e all'angoscia. L'Italia dei macchiaioli, dunque, si sovrappone a quella del "dopo pandemia", ancora più "affamata" di bellezza, di libertà, di impegno, di luce, di sole. Nel desiderio di ritrovare antiche radici dalle quali poter rifiorire. Una mostra sui macchiaioli, tanto amati e popolari, ma con molti segreti ancora da svelare, con storie e personalità da far scoprire, appare più che mai consona ad una stagione culturale di "ripartenza" per l'intero nostro Paese. Una rassegna che non si accontenti di essere semplicemente accattivante, capace di catturare un pubblico sempre più vasto, di essere insomma una mostra-evento. Ma il cui intento sia quello di riaprire un capitolo importante della nostra storia artistica - quella macchiaiola appunto - e lo arricchisca servendosi di punti di vista inediti e di una ricerca scientifica rigorosa, attraverso fonti spesso trascurate. Ossia quella rappresentata dalla nutrita schiera di collezionisti e di mecenati, una fitta rete intessuta intorno a maestri noti come Silvestro Lega, Giovanni Fattori, Giovanni Boldini, Telemaco Signorini, e altri meno noti, ma non meno significativi, come Adriano Cecioni, Odoardo Borrani, Raffaello Sernesi, Vincenzo Cabianca. Questa mostra ci sarà, è già pronta per essere allestita a Padova, nella prestigiosa sede di Palazzo Zabarella. Si intitola "I MACCHIAIOLI. Capolavori dell’Italia che risorge", aprirà i battenti dal 24 ottobre 2020 e chiuderà il 18 aprile 2021. Potrà così rivivere, agli occhi dei visitatori, il mondo affascinante e ricco di stimoli, il mondo degli artisti che si muovono tra Firenze, Roma, Milano, Venezia, le spiagge e le colline, le campagne e i borghi, e dei loro amici e sostenitori, lontano dai riconoscimenti della critica ufficiale, grazie alla loro audace rivoluzione visiva. Tutto questo, grazie a una serie di accurate ricerche, condensato appunto nella mostra curata da Giuliano Matteucci e Fernando Mazzocca, con il decisivo contributo in catalogo di Silvio Balloni e Claudia Fulgheri. Verrano presentate dunque opere famose, intensi capolavori, accanto a quadri che offrono sguardi inediti. E soprattutto si potranno finalmente "incontrare" personaggi che hanno affiancato e sostenuto il lavoro dei maestri: colleghi pittori che ne hanno subito intuito la portata innovativa e di sicuro valore artistico, come Cristiano Banti, Michele Gordigiani, Ernesto Bertea. Amici mecenati che spesso li accolsero nelle loro famiglie, come i Cecchini, i Bandini, i Batelli, che tanta parte hanno avuto nella tormentosa vicenda biografica di Signorini. Un posto speciale è quello occupato da Diego Martelli, critico e letterato, che non solo ha sempre attivamente sostenuto i macchiaioli, ma ha preparato per loro, in un certo senso, un luogo d'elezione, un luogo del cuore e di ispirazione: la sua casa a Castiglioncello, aperta sempre per tutti loro, trasformando un borgo per le vacanze borghesi in un simbolo della creatività e libertà di visione. Le sue coste, le sue spiagge, le rocce e le case di pescatori sono diventate familiari, patrimonio collettivo di bellezza e di luce che possiamo tornare a contemplare, dopo il buio di questi mesi.

C’è un momento della nostra esistenza in cui avvertiamo impellente  il bisogno di guardarci dentro per cercare di uscire da quello stato di confusione emozionale che si à creato a causa del vorticoso procedere della nostra esistenza con  le sue storie e  suoi accadimenti, della qualità ed imprevedibilità  dei nostri  rapporti con  gli  altri e con tutto il mondo che ci circonda, degli affetti familiari con le loro gioie e dolori,  degli amici e delle persone più disparate con le quali nella nostra quotidianità veniamo in contato, portatori volenti o nolenti di sentimenti positivi e negativi.

La riorganizzazione emozionale non consiste nel liberarsi da quelle che potremmo considerare emozioni negative, ma piuttosto nell’eliminare quei sentimenti improduttivi che ci impediscono di raggiungere la piena felicità e l’agognata serenità. Di solito siamo abituati a vedere la pulizia come un’esperienza fisica, un modo per rimuovere tutte le impurità che ti circondano nella vita quotidiana ad una sorta di benefica disintossicazione da sostanze come alcol, droghe, caffeina, zucchero o fumo. Sebbene possa generare anche miglioramenti nel corpo, la pulizia emozionale ha ben poco a che fare con il piano fisico: è una pratica di introspezione che consiste ripulire la mente e lo spirito dalle emozioni stagnanti.

Le emozioni   sono uno dei più grandi doni che la vita ci offre: sono la strada più sfaccettata, variopinta e unica per sperimentare l’intero spettro della nostra umanità. Quando abbiamo un rapporto sano con la nostra esperienza emotiva possiamo apprezzare ciò che ogni emozione ha da offrire, dalla tristezza alla gioia. Se invece ci ritroviamo a reagire in modo eccessivo alle situazioni o a ritirarci in noi stessi, allora il nostro rapporto con le emozioni ha bisogno di essere risanato. Come i cibi troppo elaborati e non digeriti che esauriscono l’energia del corpo, le nostre emozioni a volte sono così sovra elaborate e razionalizzate che diventano innaturali.

Quando i nostri sentimenti vengono eccessivamente soffocati dalla logica, quando sentiamo che non ci appartengono davvero, quando reagiamo ad essi senza capirli davvero o quando li reprimiamo per troppo tempo, si crea inevitabilmente un ristagno emotivo. Proprio come il consumo di sostituti dello zucchero può indurre il nostro corpo a sentirsi più affamato, vivere nella reattività emotiva inganna il nostro corpo. Abbiamo una sensazione temporanea e illusoria di stare bene, ma non è duratura. Questo perché le emozioni reattive non ci nutrono ma sono semplicemente una  reazione impulsiva ad una sensazione che stiamo sperimentando. Ad esempio, un’esplosione di rabbia in seguito ad una battuta apparentemente innocua del nostro interlocutore è un tipico esempio di emozione reattiva: non capiamo davvero perché ci sentiamo così tanto arrabbiati, ma ci lasciamo andare alla reazione che ne deriva.

Questa “reattività emotiva” ci porta a diventare schiavi di emozioni che non abbiamo mai processato, indagato o compreso nel profondo. Ed è proprio in questi casi che è bene intervenire con una pulizia emozionale. Le ristrutturazioni emozionali sono una pratica sistematica e consapevole per purificare le emozioni non metabolizzate e quelle dannose, liberandoci dall’illusione di non meritare la felicità. Questa sorta di detox emotivo ci riporta così al nostro stato naturale di gioia profonda. L’idea alla base di una pulizia emozionale non è liberarti da quelle che potresti considerare emozioni negative, ma piuttosto di eliminare quelle che sono rimaste stagnanti e bloccate, lasciandoti libero di elaborare e sperimentare tutti gli aspetti delle tue emozioni in modo sano. Proprio come un detox alimentare può aiutarti a digerire meglio il cibo, una pulizia emotiva può aiutarti a digerire le tue esperienze emotive.

Le emozioni possono rimanere bloccate a causa di traumi, attaccamenti malsani o resistenza a determinati stati d’animo, di solito perché non abbiamo gli strumenti per gestirli.ale? Il modo più semplice per capire se hai bisogno di una pulizia emozionale è essere onesto con te stesso. Ti senti lontano dalla tua vera natura? Sembra tutto più pesante, più difficile o più intenso? Quando sei appesantito da emozioni irrisolte potresti sentirti pessimista, depresso e più irritabile del normale. Il tuo organismo ad un certo momento ti invia segnali ben precisi che ti dicono che è arrivato il momento di procedere ad un a ristrutturazione emozionale, tra i tanti  i più importanti sono senza dubbi: Insonnia o incubo, sentirti demotivato; nutrire poco o nessun interesse per le cose che un tempo ti piacevano; sentirti sopraffatto dal dover prendere decisioni; essere vittima di un’irritabilità inspiegabile che può portare a episodi di rabbia esplosiva, spesso contro i tuoi cari; reagire alle piccole cose in modo smisurato; essere facilmente influenzato dalle opinioni degli altri; confrontarti con gli altri o non sentirti “abbastanza”; avere la sensazione che nulla cambi nella tua vita anche se lavori sodo.

Superare l’ingorgo emozionale diventa una sorta di imperativo categorico se vogliamo migliorare la qualità della nostra vita. Bastano pochi passaggi ma tanta, tanta buona volontà. Allora rimbocchiamoci le mani, spesso le occasioni fuggono più velocemente del pensiero.

Marcario Giacomo

Editorialista de Il Corriere Nazionale

www.corrierenazionale.net

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