Riceviamo e pubblichiamo
Sulla stampa calabrese, ma più marcatamente sui siti internet ed in particolare su quello che porta il nome di Iacchitè.blog, si è recentemente parlato – purtroppo ancora una volta – di corruzione (e, ahinoi, non solo) nell’ambito della Guardia di Finanza; questa volta proprio in Calabria.
Per coloro che non lo sapessero ricordiamolo, prima dell’estate c’era stato un tentativo fallito di sbarco, da parte di profughi provenienti dalle zone di guerra, proprio sulle coste calabresi ed in particolare a Cutro. La Procura calabrese ha prontamente aperto un fascicolo per accertare di chi sono state le responsabilità del mancato soccorso nelle acque territoriali italiane, ma la Guardia Costiera e la Guardia di Finanza se le rimbalzano. Eppure quei profughi erano giunti a poche centinaia di metri dalla riva, tanto che persino alcuni abitanti di Cutro tentarono a nuoto il salvataggio di qualche bambino.
Ma a prescindere da questa pagina poco edificante nell’ambito del soccorso in mare, ecco che ora spunta una sorta di Tangentopoli proprio in uno dei Comandi calabresi della Guardia di Finanza. Ad essere indagati, secondo il blog Iacchitè, sarebbero tre ufficiali della Guardia di Finanza: Ercole Iorio, Antonio De Fazio e Luigi Siciliano, in concorso con l’avvocato Domenico Quaglio.
Chi sono costoro? L’informatissimo blog calabrese, contrariamente a quanto hanno fatto alcuni quotidiani locali e nazionali, non ha avuto alcun problema a fare i nomi degli indagati ed a spiegare chi fossero, ovvero il ruolo da loro ricoperto nella società calabrese.
Domenico Quaglio, 55 anni, è un avvocato del foro di Cosenza (anch’egli destinatario di provvedimento restrittivo), conosciuto in città per essere stato dal 2011 al 2014 amministratore delegato del Cosenza Calcio ed, inoltre, è titolare di una società preposta alla gestione di database. Ercole Iorio, invece, sarebbe stato – secondo i giornalisti del blog – fino a poco tempo fa ispettore (cioè maresciallo) della Guardia di Finanza, in servizio presso il Nucleo PEF (Polizia Economica Finanziaria) di Cosenza. Diciamo “sarebbe stato” perché l’accusa parla di tre ufficiali del Corpo ma, a meno che non sia stato promosso sottotenente negli ultimissimi tempi, l’accusato rimane agli effetti di legge un sottufficiale. Nell’ambito dell’articolo si parla di altri due ufficiali della Guardia di Finanza ma senza citarne i rispettivi ruoli e compiti all’interno del Corpo. Quel che appare praticamente certo è che la vicenda è nata a seguito di numerose segnalazioni arrivate al Garante della Privacy per alcuni accessi al sistema informatico ritenuti illegittimi e forse finalizzati a commettere dei reati. Sempre secondo il Blog calabrese gli accessi censiti fino ad oggi – e nell’assunto accusatorio ritenuti illeciti – sarebbero stati ben 160.000, riguardanti altrettanti soggetti che si sarebbero visti soffiare importanti dati sensibili.
Ci risiamo, dunque, anche pochissimi giorni fa un maresciallo delle Fiamme Gialle, in servizio presso la Direzione Investigativa Antimafia, avrebbe sottratto anch’egli, del tutto arbitrariamente, dati sensibili riguardanti addirittura il Ministro della Difesa Corsetto.
Resta da chiedersi, però, perché del secondo episodio se ne parla anche sui media nazionali ed europei mentre del primo episodio nessuno ne parla? Tutto tace, a quanto pare e solo qualche sito internet calabrese ha avuto il coraggio di sollevare il caso.
Lorenzo Lorusso