La nave rigassificatrice Golar Tundra, gestita dalla Società Nazionale Metanodotti (SNaM) e attraccata a marzo scorso nel porto di Piombino tra aspre controversie e manifestazioni, continua ancora oggi a suscitare esattamente lo stesso astio. Il suo destino, che la vedrà ancorata nel molo toscano per altri tre anni prima di partire verso un nuovo approdo, sembra ora essere Vado Ligure, nel savonese, dove anche le circa 8.000 anime residenti stanno già dimostrando tutta la propria contrarietà.
Le “visioni vincenti” del tandem Toti-Pichetto Fratin
Il comune, per quanto si sa ora, si troverà a ospitare l’imbarcazione a soli quattro chilometri dalla costa, precisamente all’altezza limite tra Quiliano e Savona. Il risultato dell’evaporazione del gas liquido attraverserà delle tubazioni sottomarine prima e degli impianti sotterranei poi, i quali lo trasporteranno fino al punto d’allaccio alla rete nazionale di Cairo Montenotte.
Il progetto avrebbe ricevuto l’approvazione del Ministro dell’Ambiente, Pichetto Fratin che, durante un recente incontro con il Presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, ha espresso la necessità di definire “un accordo di programma per individuare le opere di accompagnamento che interesseranno i cinque Comuni coinvolti in questa importante opera”, considerata “strategica per il Paese” da entrambe le figure istituzionali (si stima che il rigassificatore mobile, infatti, sarà in grado di trattare circa 5 miliardi di metri cubi annui di gas, che rappresentano più o meno il 7% del fabbisogno nazionale totale).
Off shore – on shore, ma senza interpellanza
Ma i comitati civici locali, votanti e paganti le tasse (e quindi, a tutti gli effetti, datori di lavoro delle proprie rappresentanze politiche), si sono già sollevati contro questa decisione e hanno cominciato una sorta di contestazione, lanciando una petizione che chiederebbe alla Società Nazionale Metanodotti e ai decisori di riconsiderare il piano, sottolineando che “inserire un impianto grande come due campi da calcio per la trasformazione del gas proveniente dall’off shore (trad. lett.: “al largo”) davanti a Vado Ligure in una zona agricola vicino ad un centro abitato e ad un complesso ad alto rischio è una scelta scellerata”.
Anche il sindaco di Quiliano, dove è previsto un sistema di regolazione della pressione, ha espresso preoccupazioni simili, nonché chiesto alla società di prevedere il polo impiantistico in zone già industrializzate, lamentando sui media locali la mancanza di dialogo con l’azienda fino a questo momento: “[…]Prendo atto del progetto depositato, faremo le nostre valutazioni e aspettiamo l’incontro con SNaM”, avrebbe dichiarato il primo cittadino del paesino ligure.
È la stessa politica degli obiettivi green?
Una rete chiamata Fermiamo le Fonti Fossili, poi, avrebbe evidenziato anche un altro aspetto critico che le istituzioni starebbero sottovalutando, ossia l’inquinamento. Tal Stefano Milano, membro del network, avrebbe sottolineato l’eccessiva incidenza di inquinanti attuali e pregressi a Vado Ligure, chiedendo numeri aggiornati sulla condizione del territorio, già oggetto di un’inchiesta per disastro ambientale che ha portato alla chiusura di due unità a carbone della centrale Tirreno Power: “[…]Vorremmo dati attualizzati, abbiamo un alto numero di aziende a rischio di incidente rilevante, ogni amministratore non può non sapere quale sia la situazione”, avrebbe affermato Milano.
Infine, come di consueto, non è mancata la strumentalizzazione politica, con alcuni partiti come M5S, Europa Verde, Rifondazione Comunista e Partito Democratico che si sono schierati contro l’idea della ricollocazione, definendola “inaccettabile” (probabilmente perché non è venuta a loro…).
Fonti online:
ByoBlu (testata giornalistica ed emittente televisiva nazionale; articolo di Miriam Gualandi del 10 agosto 2023), SHIPPING ITALY, La voce di Genova, LA NAZIONE, Change.org, IVG, Il manifesto;
Canali YouTube: LaVocediGenova, Primocanale, Local Team, Gierrevideo.
Antonio Quarta
Redazione Corriere di Puglia e Lucania