di Franco Faggiano *
Erano gli anni settanta quando, per caso, mi avvicinai al baseball. In quegli anni i ragazzini, ad esclusione del tempo dedicato alla scuola, erano perennemente in movimento, a differenza di quanto avviene oggi dove prevale l’alienazione sedentaria e pericolosa dovuta all’uso di videogiochi e di smartphone. Chi giocava a calcio nei giardini sfruttando le panchine come porte o in campi incolti con porte delimitate da due pietre, chi giocava a pallacanestro utilizzando un canestro disegnato con un gessetto sul muro di un palazzo, chi giocava a tennis nelle strade poco trafficate e con una rete improvvisata da una corda, chi giocava ad altro nei più disparati modi, ma sempre in strada, in compagnia di altri ragazzi, senza alcuna barriera creata dal ceto sociale e/o dalla provenienza etnica, con qualsiasi condizione atmosferica, temprandosi e formandosi in modo sano e naturale, condividendo solamente amicizia, passioni, sudore e sport. Un giorno, dunque, si aprì uno scenario insolito quando vidi per la prima volta dei miei coetanei che con guantoni ed una pallina, lanciata e battuta, si cimentavano su un terreno vicino a casa. Fu un colpo di fulmine e per alcuni anni mi dedicai al baseball. Dapprima solo in questi campetti sterrati, e dopo entrando a far parte delle risorse giovanili dell’allora squadra cittadina di baseball che giocava e si allenava nel noto campo di via Passo Buole in quel di Torino.
Fatta questa doverosa introduzione per capire come questo famoso sport americano è entrato a far parte delle mie esperienze sportive e come si è diffuso in quegli anni, andiamo quindi a vedere come il baseball è diventato uno sport praticato non solo nei campionati dedicati e specifici, ma anche un’attività di strada presente nelle grandi città degli Stati Uniti; tuttavia non solo lì. Infatti, da qualche anno, seppur in modo occasionale e limitato, anche in Italia e, in particolare, nella nostra zona, lo stickball, detto anche street baseball, è diventato un singolare passatempo per alcuni cultori. Ovviamente, io sono uno di questi essendo la mia passione rimasta intatta nel tempo. Conservo ancora il primo guantone in cuoio e la mazza in legno, entrambi di iconici brand “made in U.S.A.”, ed unitamente a questi ormai oggetti da collezione, uso altro equipaggiamento di più recente fattura.
Per praticare lo stickball basta pochissimo: una pallina e una mazza. La pallina di gomma deve essere leggera (può andare bene una utizzabile nel tennis), e quindi non regolamentare da baseball che è più pesante e grossa. Mentre la mazza può essere autocostruita con un bastone di legno (è perfetto per tale utilizzo il manico di una scopa, tagliato ad una lunghezza di novantasei pollici) piuttosto che acquistata. Ci si può anche allenare da soli, sia nel lancio (con contestuale recupero) sia nella battuta, avendo a disposizione un muro dove far rimbalzare la palla. Facoltativamente, nonché in alcune variabili del gioco di seguito descritte, può essere usato anche il guantone specifico (da utilizzare con la mano sinistra per i destri, e viceversa per i mancini). Le regole chiaramente provengono dal baseball e vengono modificate per adattarsi alla situazione. Ad esempio, un tombino può essere utilizzato come base o gli edifici per linee di fallo. Le squadre sono due, idealmente da due a quattro giocatori cadauna. Il tempo di gioco può variare dai quarantacinque ai novanta minuti, a seconda del punteggio scelto e degli inning giocati. Infine, esistono tre varianti di gioco dello stickball:
1) Fungo (Questa è la versione più giocata allo stato attuale. Un battitore colpisce lui stesso la palla, lanciandola in aria e colpendola al volo, oppure facendola rimbalzare una o due volte. Il motivo per cui molti battitori lo fanno è per dare loro il tempo di generare uno swing cosiddetto a “cavatappi”.); 2) Slow-pitch (Molti considerano questa la forma più pura del gioco. Un lanciatore lancia la palla verso il battitore con un solo rimbalzo. Mentre ball e strike non vengono “chiamati”, il battitore ottiene solo due swing. Sebbene possa sembrare facile colpire una palla rimbalzata, in realtà è abbastanza difficile, soprattutto se il lanciatore è abile e impartisce – tramite particolari “prese” con le dita – vari giri alla palla per farla rimbalzare in modi apparentemente casuali, ovvero creando i cosidetti “effetti”.);
3) Wallball (Questa è diventata popolare nei luoghi in cui un muro di cemento si trova vicino a una grande distesa asfaltata, anche con marciapiedi. La zona dello “strike” è dipinta (o realizzata con del nastro adesivo) sul muro dietro il battitore. I lanciatori lanciano verso il battitore e il lancio non rimbalza. In questo caso, invece, ball e strike vengono “chiamati”.).
Dopo questo brevissimo e teorico excursus con la descrizione del gioco nelle sue varie forme e dell’equipaggiamento, l’invito per comprendere meglio è di provare appena possibile. Il baseball è un bel gioco, aggregante ed avvincente. Se poi, come nel caso dello stickball, che può essere praticato tra poche persone, con attrezzatura veramente semplice ed economica e in qualsiasi luogo aperto, tutto diventa molto facile!
* Franco Faggiano, tramite il progetto “Turismo culturale in moto” promuove e sviluppa questa attività outdoor sul territorio, soprattutto durante le soste on the road in moto. Ha collaborato giornalisticamente dal 1988 con diverse case editrici, pubblicando articoli, saggi e foto. [ Blog: https://turismoculturaleinmoto.blogspot.com ]
Fonti fotografiche: Franco Faggiano