Il gruppo di nazioni Brics ha deciso di invitare gli Emirati Arabi Uniti, l’Arabia Saudita, l’Egitto, l’Iran, l’Etiopia e l’Argentina ad unirsi al blocco, è quanto affermato dal presidente sudafricano Cyril Ramaphosa durante il vertice di tre giorni. I BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) amano anche presentarsi come una sorta di alternativa geopolitica non o anti-occidentale all’egemonia statunitense, tuttavia è un’organizzazione intergovernativa che costituisce uno dei gruppi economici più potenti a livello globale. Questa alleanza, sebbene porti un nome poco lusinghiero, esercita un’influenza significativa, controllando il 26,7% della superficie terrestre mondiale, ospitando il 41,5% della popolazione globale e contribuendo a circa un quarto della produzione economica totale mondiale con un sconcertante PIL combinato di 25 trilioni di dollari. Questa potenza economica collettiva supera i parametri tradizionali degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, e si prevede che la sua importanza aumenterà ulteriormente nel tempo.
Il BRICS si allarga: perchè?
L’apertura dei BRICS ad ulteriori membri è un aspetto notevole. Paesi come gli Emirati Arabi Uniti, l’Arabia Saudita, l’Iran e altri hanno presentato domanda di adesione, indicando la formazione di sfere economiche distinte. La tempistica delle richieste di Iran, Algeria e Argentina dopo l’invasione russa dell’Ucraina sottolinea lo sviluppo di blocchi economici opposti. È fondamentale chiedersi perché questi Paesi cercano di prendere le distanze dall’influenza delle potenze globali consolidate. Tuttavia, le economie BRICS stanno affrontando sfide diverse. La crescita stagnante della Russia è stata esacerbata dalle sanzioni. Il declino economico del Brasile deriva dalla crisi politica ed economica, pertanto uno degli obiettivi del Presidente Lula è riportare il Paese sulla scena globale e porre fine all’“isolazionismo” tipico delle relazioni estere del governo Bolsonaro. Mentre il dominio economico della Cina è messo alla prova. Sebbene i BRICS possiedano notevoli risorse e tecnologie, le loro traiettorie di crescita sono rallentate rispetto alla promessa iniziale. Dunque, uno degli obiettivi principali dei membri BRICS è quello di migliorare e intensificare gli scambi commerciali tra loro. Hanno anche preso in considerazione l’idea di introdurre una valuta comune, che potrebbe potenzialmente sfidare il dominio occidentale sul commercio e sulla finanza internazionale. Sebbene la richiesta di de-dollarizzazione sia piuttosto forte tra i membri BRICS e sicuramente all’ordine del giorno del vertice BRICS 2023, questa mossa è preoccupante a causa delle complesse relazioni politiche che questi paesi intrattengono con il resto del mondo. Nonostante tutti i membri del club hanno espresso pubblicamente sostegno alla crescita del blocco, ci sono state divisioni tra i leader sulle procedure per l’espansione e sulla rapidità con cui l’adesione dovrebbe essere ampliata, in quanto il BRICS ha probabilmente meno in comune, a parte l’avversione per il peso degli Stati Uniti nella finanza globale, nell’economia e nella geopolitica. Sono costituiti da tre democrazie in diverse fasi di arretramento e da due autocrazie sempre più repressive. Tuttavia, il panorama geopolitico aggiunge uno strato intrigante al vertice sudafricano del 2023. Il controverso coinvolgimento della Russia nei conflitti in corso e la posizione assertiva della Cina nei confronti di Taiwan hanno attirato critiche da parte delle nazioni occidentali. Mentre tra i paesi africani, il Sudafrica mira a confermare la sua posizione di paese non allineato – che non sostiene né gli Stati Uniti né la Russia – e cerca di stabilire una forte relazione con paesi come la Cina. Poi vi è una coppia, Cina e India, che è propensa tanto a combattersi quanto a cooperare.