Principale Arte, Cultura & Società Musica, Eventi & Spettacoli Dal Concertone della Taranta alle Ronde di Galatina: quando tutto ciò che...

Dal Concertone della Taranta alle Ronde di Galatina: quando tutto ciò che si muove….balla!

Il 24 agosto 1988 a Melpignano eravamo in pochi, davvero, piazza San Giorgio, con Daniele Sepe maestro concertatore. Eravamo quattro gatti, con la direzione artistica affidata a Maurizio Agamennone con cui diventammo amici fino a giungere all’organizzazione del Convegno Internazionale di Studi su Diego Carpitella nel 2022 in quel di Galatina, vera patria del tarantismo, e Gianfranco Salvatore grande studioso e musicologo dell’Università del Salento. Con loro l’ideatore di tutto, Sergio Blasi, politico dalle grandi visioni, ancora tutt’oggi uno a cui Melpignano e dintorni devono davvero molto. Intanto nel 2008 era stata costituita la Fondazione “La Notte Della Taranta” con l’obiettivo di definire strategie e promuovere il territorio salentino con quelle iniziative che avrebbero dovuto favorire la ricerca sul fenomeno del tarantismo. Ora, da quel momento, passi da gigante ha fatto la Notte della Taranta giunta alla ventiseiesima edizione, edizione  a cui hanno preso parte, si dice, 200 mila persone, noi invece pensiamo molte di più. Gente proveniente da ogni dove, Parigi, Berlino, Londra, Atene e poi tanti italiani, pugliesi, salentini da ogni dove e chissà ancora quanti forestieri visto che quelli citati erano solo alcuni dei pizzicati che ci circondavano. E la cosa bella è che tutto si è svolto in ordine, nessun incidente, nessuna coda, nessuna sbavatura, solo tanta musica, tanta pizzica, tanto fervore. Ed è stato fervore sin dal primo momento quando, cioè, si è capito che stavolta la taranta sarebbe stata “femmina” visto che a dirigerla era stata chiamata Fiorella Mannoia. Non una qualunque, una che ha vinto due volte il Premio della Critica a Sanremo, una che ritiene il maggior numero di riconoscimenti da parte del Club Tenco, una che è Ufficiale al merito della Repubblica Italiana, insomma una con le…. potremmo dire in tanti. E lo ha dimostrato la sua semplicità nel sapersi calare in una veste del tutto nuova, in una lingua che non è la sua, una che quando è arrivata qui ha detto ”donna”. Certo rispetto all’edizione precedente, quella con Dardust nel 2022, tanto è cambiato, anche perché con lei, oltre a Carlo Di Francesco, percussionista e marito e Clemente Ferrari direttore d’orchestra, insieme hanno saputo adattare a lei ed ai suoi ospiti, Arisa, Brunori Sas e Tananai tutto un repertorio popolare con cui non è facile districarsi. E così, la Notte è stata magica con ben ventisei pezzi che hanno raccontato un po’ anche la storia di questa grande kermesse che sembra chiudere l’estate salentina che, invece, continua sotto il sole infuocato dove sole, mare e ientu non si scompongono mai. Ed è stato bello l’omaggio a Luigi Chiriatti, lo storico direttore artistico del festival che un po’ di tempo fa mi aveva promesso una sua intervista che non c’è stata perché se ne è andato prima, ed il  concerto inventato da una Mannoia capace insieme al corpo di ballo ed all’Orchestra della Notte della Taranta, di portare a termine un compito difficile, ma unico nel suo genere perché se lì, su quel palco porti anche Fabrizio e canti “Bocca di rosa” allora vuol dire che davvero, qui, con la Fiorella è stato tutto “donna”. Già, come tutta la centralità del tarantismo che sta proprio nelle donne….pizzicate e poi liberate. Ed a lei si sono uniti Tananai, Arisa, Brunori Sas che al ritmo a volte accelerato, a volte calmo di questa Notte hanno saputo giocare quel ruolo che la maestra concertatrice ha voluto assegnare loro, un ruolo di primo piano in una orchestra che fa battere i piedi, la testa ed il cuore, come forte ed intensa la voce di Alessandra Caiulo che con “Bella ci dormi” ha liberato le coscienze e le corde dei 200 mila pizzicati della Notte più famosa del mondo. Ora il festival si è chiuso, chiuso con quell’edizione itinerante a Galatina dove tutto è partito, un ritorno alla “patria del tarantismo” che ieri sera è stata invasa da cinquanta musicisti e trenta tamburellisti che hanno attraversato le vie del centro antico dando vita ad un’esperienza sensoriale e musicale unica. Poi alle 22 tutti gli otto gruppi che hanno preso parte alle “sonate pizzicate”, dopo aver suonato separatamente si sono uniti al pubblico in Piazza San Pietro per fare ancora ballare, suonare e cantare lì dove la tarantata veniva portata per bere l’acqua del pozzo che l’avrebbe guarita da un male che appartiene ad un passato di subcultura, un luogo dove, a volte, sacro e profano si sono incontrati, un luogo caro solo a chi veniva fuori dalla città di Galatina. Già perché si dice che i galatinesi sono immuni dal morso….ma se il morso è quello della musica della notte di Melpignano, se il suono è quello delle ronde allora, anche i cittadini della patria del tarantismo si sono lasciati pizzicare stavolta ed hanno danzato quella pizzica ormai sulla strada di diventare patrimonio dell’umanità..

LASCIA UNA RISPOSTA

Inserisci il tuo commento, grazie!
Inserisci il tuo nome qui, grazie

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.