Nel mondo imperscrutabile della grande economia globale, i colossi d’investimento sembrano aver voltato le spalle alla retorica “verde” e abbandonato l’orbita dei finanziamenti ecofriendly, tanto celebrata in passato.
Meno soldi in comune e… “finisce l’amore”
BlackRock, gigante delle capitalizzazioni, ha drasticamente ridotto le sue elargizioni alle aziende che adottano i criteri ESG (“Environmental, Social and Governance”, parametri per analizzare l’attività di uno Stato o di un’impresa sotto il profilo ambientale, sociale e di buona governance), ribassandole dal 22 dello scorso anno a un modesto 7%. Non da meno, Vanguard, altro peso massimo del settore, che ha a malapena sostenuto il 2%, un crollo netto rispetto al 12% del 2022.
Il fondo d’investimento pensylvano, in particolare, aveva già mostrato segni di cambiamento a dicembre, abbandonando la Glasgow Financial Alliance for Net Zero (GFANZ, un’organizzazione nata nel 2021, in concomitanza con la COP 26 e con l’intento di “impegnate ad accelerare la decarbonizzazione dell’economia”). E l’uscita di Vanguard dall’unione, a dirla tutta, ha fatto “da apripista”, in quanto seguita rapidamente da Munich Re e Zurich. Il che sembra aver tradito così, una volta per tutte, “l’infatuazione” precedente verso le iniziative ambientaliste.
Il “verdone” meglio del verde, ma l’UE tira dritto
La frenesia attorno al tema dell’ecosostenibilità sembra sbiadire dunque, sostituita da una cruda realtà monetaria del profitto. Motivo? I rendimenti non sarebbero più in linea con le attese e questo – anche più che sufficiente – è tutto… Un’inflazione in costante crescita, l’incremento dei tassi di interesse bancari e l’emergere di settori più lucrativi, come quello delle energie e della difesa – resi più redditizi dalla crisi in Ucraina -, sembrano poi aver contribuito a distogliere l’attenzione dall’ambiente, rivolgendola verso guadagni più immediati. Per coloro che hanno sempre dubitato delle vere intenzioni dei finanziamenti ecofriendly, quindi, la conclusione è evidente: il “verde” che ha guidato gli investimenti era in realtà il colore del dollaro.
L’arretramento strategico di società dai nomi così “pesanti”, ora, potrebbe fungere da segnale per altri azionisti, portando ad un’ampia sospensione delle sovvenzioni sostenibili. Tuttavia, mentre il mercato cambia rotta, resta da capire se anche la narrazione mediatica comincerà ad oscillare. Nel frattempo, un’imperterrita Europa, che ha ancorato le proprie politiche ad un’improbabile e – certamente, se posta in questi termini – nociva transizione “green“, pare che stia già tentennando, ma per qualcuno interno ai suoi palazzi sarà forse troppo tardi quando se ne sarà reso conto…
Fonti online:
ByoBlu (testata giornalistica ed emittente televisiva nazionale; articolo di Arianna Graziato del 31 agosto 2023), ESG360.it, sito della Glasgow Financial Alliance for Net Zero (GFANZ), sito istituzionale del Consiglio europeo, Il Sole 24 Ore, FundsPeople;
Canali YouTube: High-Level Climate Champions, Il Caffè Geopolitico.
Antonio Quarta
Redazione Corriere di Puglia e Lucania