Justin Trudeau, Primo ministro canadese (e Young Global Leader del WEF) si trova nuovamente al centro dell’attenzione per le sue politiche in materia di libera espressione. Il governo di Ottawa, infatti, in linea con le proprie azioni repressive pregresse, ha recentemente annunciato una nuova serie di regolamentazioni che limitano la diffusione delle proprie opinioni in tutta la nazione.
Il censimento di una commissione con “linea preferenziale”
A rendere nota questa iniziativa è stato un comunicato della Commissione Canadese per la Radiotelevisione e le Telecomunicazioni (CRTC), secondo il quale si starebbe attuando un progetto regolamentatore volto a “modernizzare” il panorama televisivo e ad assicurare ai servizi di streaming online la possibilità di sviluppare in modo significativo i vari contenuti.
Tuttavia, dietro a questa sfilza di scopi apparentemente nobili, emergerebbero delle finalità meno positive. Per “moderno”, infatti, La CRTC – che risponderà solo al filo diretto con il Governo, come fatto sinora con il Parlamento – intenderebbe una condizione in cui ai provider di flussi in rete venga imposto di fornire informazioni dettagliate sulle proprie attività in tutto il Paese.
“I servizi di streaming online che operano in Canada, [che] offrono contenuti di trasmissione e guadagnano 10 milioni di dollari o più in entrate annuali, dovranno completare un modulo di registrazione entro il 28 novembre 2023”, si legge nella nota. Una decisione che rappresenterebbe un passo significativo verso una catalogazione completa dei mezzi informativi su Internet e che starebbe già sollevando molti interrogativi sul motivo di tale schedatura.
Censura e controllo, diamo un nome alle cose
Proseguendo con la lettura di quanto diffuso, si apprende inoltre che la CRTC stabilirà sin da subito le condizioni operative per i suddetti servizi sul territorio nazionale, richiedendo dettagli sulla loro offerta di fruizione e sugli abbonamenti. E che, a partire da novembre poi, tutti i fornitori dei medesimi sopracitati, compresi gli editori dei giornali, saranno soggetti a un processo anticipato di valutazione giudicato da rappresentanti governativi, il che mette in discussione la libertà di esprimere posizioni critiche nei confronti dei delegati alle istituzioni.
Questa scelta ha suscitato lo sconcerto di alcuni giornalisti di spicco, tra cui Glenn Greenwald – celebre per aver rivelato al mondo quanto appreso da Edward Snowden. Il commento dell’investigatore mediatico su Twitter è stato: “Il governo canadese, armato di uno dei sistemi di censura online più repressivi al mondo, annuncia che tutti i “servizi di streaming online che offrono podcast” devono registrarsi formalmente […]per consentire controlli normativi”.
Anche Elon Musk, magnate di Tesla Inc. nonché “padrone di casa” sulla piattaforma, ha condiviso questa preoccupazione definendo la situazione “vergognosa”. E, infine, persino Rebel News, organo di stampa indipendente canadese – non visto affatto di buon occhio dal Presidente del Consiglio – ha voluto esprimere il proprio sdegno, sottolineando come questa trovata si aggiunga alla serie di azioni governative che, da quando c’è Trudeau, minano sempre più la libertà di espressione.
The Canadian government, armed with one of the world's most repressive online censorship schemes, announces that all "online streaming services that offer podcasts" must formally register with the government to permit regulatory controls:https://t.co/wHOloLgnY2 pic.twitter.com/6noTYceVsg
— Glenn Greenwald (@ggreenwald) October 1, 2023
Il Canada sembra testare i programmi autoritari del WEF
Con riferiamo, probabilmente, alla patente ritirata e ai conti congelati di coloro che parteciparono alle manifestazioni contro l’obbligo vaccinale.
O all’emendamento introdotto in primavera, poi, che ha imposto ai grandi social network (tra cui Facebook e YouTube) di adottare e applicare le direttive statali in materia di automazioni elettroniche per la visibilità delle notizie, limitando di fatto la conoscenza disponibile a quanto raccontato dai media più “accreditati”.
In pratica, al di là dell’oceano, sembra che si stia sperimentando l’applicazione – nonché il limite di sopportazione – di vere e proprie politiche autoritarie, di certo premeditate a lungo prima di essere esternate e “normalizzate” da chi nel World Economic Forum di Klaus Schwab è di casa.
Fonti online:
ByoBlu (testata giornalistica ed emittente televisiva nazionale; articolo di Michele Crudelini del 2 ottobre 2023), Wikipedia, CoinDesk, sito istituzionale del Governo canadese, sito governativo della Commissione Canadese per la Radiotelevisione e le Telecomunicazioni (CRTC), Rebel News, sito istituzionale del Parlamento canadese;
Account Twitter: Glenn Greewald;
Canali YouTube: Euronews (in Italiano), National Post.
Antonio Quarta
Redazione Corriere di Puglia e Lucania