Il fatto accaduto a Brindisi è stato duramente stigmatizzato dal presidente della Federazione degli Ordini dei medici. La foto era stata pubblicata sui social della donna, e poi rimossa. Ma era troppo tardi
AGI – Una caposala dell’ospedale Perrino di Brindisi si è fatta fotografare nell’obitorio della struttura sanitaria mentre, con ago ricurvo e fettuccia da sutura, ricuce l’addome di una salma che era stata sottoposta ad autopsia, pubblicando poi le immagini sul suo profilo social. Come riporta l’edizione pugliese odierna del Corriere del Mezzogiorno, che ha divulgato la notizia e ricostruito l’accaduto, l’episodio è stato duramente stigmatizzato dal presidente nazionale della Federazione degli Ordini dei medici, Filippo Anelli. “Si tratta di un fatto estremamente grave e di pessimo gusto – ha commentato Anelli – che meriterebbe l’intervento dell’Ordine degli infermieri e l’avvio di un procedimento disciplinare. Non so se ci sono profili di carattere penale e neppure se si possa parlare di vilipendio di cadavere. Questa cosa deve essere approfondita da chi di dovere. Io mi limito a dire che la vicenda va inquadrata nell’ambito della tutela del decoro della professione, del buon gusto, anche perché – osserva ancora Filippo Anelli – non si sta facendo un atto medico che prevede diagnosi e terapia. Configurare le azioni della caposala come un atto medico è difficile, anche perché sta operando su un cadavere. Pero’, non è certamente bello che si mettano sui social le immagini di una salma. Percio’ si potrebbe obiettare che sarebbe stato opportuno non farlo”.
La protagonista della vicenda svolge il ruolo di coordinatrice del reparto di Anatomia e Istologia patologica dell’ospedale di Brindisi. Le immagini della sua “storia” pubblicate su un social network la ritraggono sorridente mentre sutura l’addome della salma adagiata sul tavolo autoptico, ancora con i visceri esposti. Il post risale al 1 maggio scorso e gli scatti sono corredati da frasi ispirate alla festa dei lavoratori, che si celebra proprio in quel giorno. Nel pur limitato arco temporale di 24 ore in cui una “storia” rimane visibile, quella pubblicata dalla coordinatrice ha comunque ricevuto 93 tra like, cuoricini, emoticon e una quindicina di commenti. Ma prima che le foto sparissero dal web sono state catturate e archiviate nella memoria del computer di qualche internauta. “L’argomento è parecchio scivoloso – osserva Filippo Anelli – e non so dire se a una caposala sia consentito o meno di eseguire la sutura su una salma in obitorio. Resta il fatto che le foto scattate con la faccia sorridente davanti al cadavere mi sembrano, comunque, un’offesa al decoro della professione infermieristica, oltre che un gesto di pessimo gusto. Magari, dietro la porta, c’erano pure i parenti del defunto a disperarsi per il dolore”. Nella didascalia di una foto è scritto: “Chi lavora con le sue mani è un lavoratore. Chi lavora con le sue mani e con la testa è un artigiano. Chi lavora con le sue mani, con la testa e con il cuore è un’artista. Buon Primo maggio a tutti”. Sotto un altro scatto che ritrae la caposala con in mano l’ago e una lunga fettuccia da sutura, vi è un’altra didascalia: “Quando ero piccola la sarta mi diceva (in dialetto): ‘Filo lungo, maestra pazza. Si è avverato tutto’ “.