Il concetto della “Città dei 15 minuti“, anche se bollato da più parti come proiezione distopica, potrebbe presto guadagnare credibilità. In Italia, infatti, diverse municipalità stanno adottando restrizioni al traffico, soluzioni che appaiono rigide e poco efficaci di fronte ai sacri bisogni concreti dei cittadini (votanti e paganti le tasse, per inciso).
Un noto esempio di quanto appena detto è il Municipio 1 di Milano, comprensivo della zona centrale e storica dell’enorme territorio comunale (amministrato dal centrosinistra), che avrebbe stilato alcune misure in materia di mobilità. Queste proposte verranno sottoposte alla giunta di Sala, sindaco milanese, con l’intenzione di implementarle entro la fine dell’anno prossimo.
Centro di Milano? Colpito e… limitato
La delibera redatta introdurrebbe delle restrizioni per “[…]l’accesso al centro storico, permettendo l’ingresso in Area C solo ai residenti o ai mezzi di distribuzione in determinate fasce orarie”.
Con la promessa – come se non bastasse – di ulteriori “misure connesse”, soprattutto in considerazione dei limiti della rete viaria e dei marciapiedi e di una mirata attenzione al trasporto pubblico e ai tempi di percorrenza pedonale.
Direttive per la logistica includeranno poi l’adozione di “mezzi non a combustione” e la costrizione delle consegne nelle ore notturne, stabilendo appositi percorsi.
La rivoluzione del parcheggio meneghino
Riforme al sistema delle soste prevedono già l’introduzione di parcheggi per i residenti (con altre strisce gialle che sostituiranno quelle blu), nonché un aumento del numero dei pochi settori di posteggio rimasti gratuiti. Ma si propone ora il pagamento della spazio per il secondo veicolo di proprietà di chi abita in Area C – più in là anche per il primo, pare, in una sorta di “deterrente a possedere“? -, insieme a zone “di sosta breve (15/30 minuti) per scarico e scarico in orari dedicati”.
Ipotetici miglioramenti per la circolazione delle biciclette punteranno all’espansione delle piste ciclabili e dei confini di stazionamento riservati. Si promuove inoltre l’utilizzo di “motocicli elettrici ampliandone il parco” le stazioni di ricarica. Una serie di incentivi e disincentivi, quindi, che a ben guardare potrebbero trasformarsi in una vera e propria sfida pratica quotidiana per il cittadino.
Le difficoltà maggiori le affronterebbero gli artigiani e gli operatori logistici, obbligati a sostituire i propri mezzi con veicoli elettrici costosi o a lavorare solo nelle ore notturne. E poi emergono le necessità delle famiglie, dove le auto private risultano vitali per le commissioni giornaliere riguardanti bambini e anziani (anche se l’opzione più logica e immediata per molti sarebbe il ricorso al – eventualmente potenziato – servizio pubblico).
L’essere “davosiano”, ovvero distaccato dalla realtà
Le visioni “davosiane” di Milano, tuttavia, svelano soprattutto un’idea totalmente distante dal contesto reale che si vive ogni giorno. Il sistema di trasporto pubblico, ad esempio, oggi si rivela spesso inefficiente e gestito male, nonostante gli addetti ai lavori reclamino per dei miglioramenti e seppur il costo dei titoli di viaggio aumenti.
Nel frattempo, l’ambizione della giunta meneghina cresce e comincia a desiderare – per il Natale del 2050, magari – la realizzazione di una “città senza auto” futuristica.
Ma tra l’implementazione di restrizioni non risolutive e l’incapacità di affrontare le criticità di questa vita reale (e non di quella sognata dal “clan del WEF“), l’idea di muoversi a piedi in un’area contenuta (ed ecco rispuntare le “Città dei 15 minuti“…) appare più come un adattamento forzato e drammatico piuttosto che una scelta ambientale proiettata al domani.
Fonti online:
ByoBlu (testata giornalistica ed emittente televisiva nazionale; articolo di Giuliana Radice del 05 ottobre 2023), sito del Comune di Milano, Storia di Milano, Moveo (by Telepass), Il Giorno, sezione “automotive” di Hardware Upgrade;
Canali YouTube: Safe-Drive, Milano Pavia TV On Demand.
Antonio Quarta
Redazione Il Corriere Nazionale