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“Bona Sforza e Bari nel 1500″, dialogo con la professoressa Angela Angusdei

Lo scorso 16 Novembre 2023 si è tenuta presso il Circolo Canottieri Barion, Molo S. Nicola n.5 la presentazione del libro “Bona Sforza e Bari nel 1500 – L’orgoglio di una appartenenza” durante la quale hanno dialogato una degli autori, la professoressa Angela Angusdei con la giornalista Nunzia Berardini, la giornalista Rai, Maria Grazia Lombardi, e la Dott.ssa Daniela Capozzi, maestra di Casa C.C. Barion. È stato ricordato tutto il periodo di vita che Bona ha trascorso nella città di Bari, raccontandone aneddoti storici e curiosità.

In incipit è stato proiettato un servizio televisivo pensato nell’ambito della rubrica di Rai 3 che si chiama “Est Ovest”, girato negli anni 2000 quando i paesi dell’est Europa piano piano iniziarono il loro avvicinamento all’Unione Europea con la caduta della Cortina di Ferro e la modifica delle loro democrazie e del loro modo anche di relazionarsi all’ovest. –- Abbiamo perciò acceso un faro su questi paesi e osservato gli ormai vent’anni di cambiamenti. Bona Sforza è il personaggio storico che incarna esattamente questi mutamenti che oggi osserviamo: era italiana, nata a Milano e cresciuta nel sud Italia tra Napoli e Bari ed era riuscita ad esercitare il suo potere in un paese dell’est Europa. Per tale motivo è veramente un simbolo dell’Unione Europea che si allarga e che ritrova un’identità e ciò ha suscitato l’interesse nella nostra redazione” – ha dichiarato la Lombardi – “Il giorno in cui ci siamo incontrate con la professoressa Agnusdei per me è stata una vera scoperta. Mi sono documentata attraverso i libri che lei mi ha consigliato e mi sono emozionata nel leggere i testi originali custoditi nell’Archivio di Stato di Bari in cui Bona Sforza dettava ordini, faceva quelle che oggi si chiamano delibere, le ordinanze– ha continuato – Lei esercitava il suo potere però nei limiti che erano concessi a una donna, cioè in un perimetro abbastanza ristretto, probabilmente non dissimile da quello attuale. Dico questo perché anche oggi molte donne si ritrovano a esercitare poteri o comunque mansioni di rilievo ma dovendo rispettare anche dei limiti che ancora non sono stati del tutto superati e quindi Bona diventa anche una figura che insegna sicuramente a noi giovani donne ad affrontare le sfide importanti della contemporaneità”.

Il dialogo poi si è spostato tra la Berardini e la Angusdei e quindi propriamente sul volume relativo a Bona, che è una raccolta di storie e novelle alcune documentatissime, altre frutto di una rielaborazione del contesto. Per parlarne però la professoressa è partita da un necessario preambolo col fine di capire da dove deriva la famiglia Sforza.

Vi racconto un aneddoto. Muzio Attendolo era un agricoltore dell’Emilia Romagna e un giorno, mentre lui coltivava la terra con la sua zappa, sentendo passare la parata militare disse: “Vorrei andarci anch’io. Ora butto la zappa in aria, se rimane sull’albero andrò con loro, se cade per terra continuerò a fare il contadino”. Pare che la zappa rimase sull’albero e lui seguì quindi la parata militare. Poi divenne un capitano di ventura e si distinse per la sua forza fisica, tanto che gli venne dato il soprannome di Sforza. Tra i tanti figli che ebbe sparsi per il mondo, ci fu Francesco, che aveva ereditato il soprannome dal padre, il quale era anche lui un capitano di ventura. Il duca di Milano di allora, Filippo Maria Visconte, resosi conto dell’importanza di quest’uomo così forte, gli promise in sposa la sua unica figlia, Bianca Maria, avuta da una concubina, che all’epoca aveva solo 5 anni. Una volta cresciuta, si sposarono e alla morte di Filippo, Francesco divenne il nuovo duca di Milano. Dall’unione con Bianca nacquero tanti figli, tra cui Gian Galeazzo. Questo ebbe un figlio, Galeazzo, che a sua volta mise al mondo Gian Galeazzo il quale si sposò con Isabella d’Aragona e da loro nacque come terzogenita Bona“.

Successivamente la Angusdei ha continuato, in modo accurato e senza tralasciare dettagli biografici importanti, a delineare il grande personaggio femminile della Sforza. Negli anni della sua vita – Vigevano, 2 febbraio 1494 / Bari, 19 novembre 1557 – sposando re Sigismondo I divenne Regina consorte di Polonia e granduchessa consorte di Lituania dal 1518 fino al 1548 e poi alla morte della madre nel 1524 le succedette nei titoli di duchessa sovrana di Bari e principessa di Rossano fino alla fine dei suoi giorni.

Il racconto che ne fa la professoressa parte dal periodo di vita trascorso da Bona nella Città di Bari, muovendo le fila dalla sua formazione e dalla ricerca di un marito. La preparazione culturale di Bona, infatti, venne curata dalla madre a 360 gradi: fu educata alla musica, all’arte in genere e alla letteratura, conosceva le lettere di Cicerone e parlava benissimo la lingua latina, oltre naturalmente l’italiano e lo spagnolo. Antonio de Ferraris, uno dei suoi precettori, in una lettera addirittura le scrisse “impegnati, dolce fanciulla, continua a studia perché sei dotata di ingegno e sei destinata a governare gli uomini”.  Frase alquanto strana ma coerente con le mire della madre di Bona, intenzionata a tutti i costi a sistemarla in un matrimonio degno di una donna dell’epoca.

Dopo qualche tentativo andato perso, si seppe che il re di Polonia, Sigismondo I, da tre anni era vedovo, quindi gli venne inviata una fotografia di Bona e Sigismondo, non avendo avuto figli maschi dalla prima moglie, decise di sposarla. Organizzarono il matrimonio al castello di Sant’Antonio su scelta di Bona perché era il luogo in cui lei, da fanciulla e adolescente, si era molto divertita danzando e vivendo forse i primi amori. Il castello Capuano accolse volentieri Bona, venuta da Bari, addirittura si pensa con cavalli bianchi e con 20 casse di corredo. Arrivarono le autorità dalla Polonia per incoronare la novella regina, per procura naturalmente perchè avrebbe raggiunto solo in seguito la sede in cui si sarebbe stabilita come regina. Si sposò infatti il 6 di dicembre del 1517 e partì per la Polonia solo nel febbraio dell’anno successivo.

Incontrano molte difficoltà nel tragitto per entrare in Polonia, che ai tempi annetteva Lituania, Ucraina con la regione Lettonia, la Masovia, la Prussia, la Russia. Ma una volta giunti, come da usanza, il re donò alla sua regina delle terre che ella aveva il solo compito di amministrare, ma Bona contrariamente agli usi non aveva questa intenzione. Forte del suo ingegno e dei suoi studi, Bona cominciò ad osservare e a rendersi conto delle ingiustizie che si perpetravano nelle sue zone.

Pertanto, cominciò a prendere contatti con uomini che potevano avere la sua fiducia e iniziò a perseguire i magnati, i nobili, i quali comandavano sulle terre annesse, e fece capire al re Sigismondo, che l’amministrazione del suo regno era ancora di stampo medievale e bisognava riorganizzarlo dando più potere alla corona.

Nonostante gli iniziali disguidi e le incomprensioni, il re decise di lasciarla governare a modo suo: vennero rinnovate la giustizia e, con la richiesta di dazi, anche le finanze. Intanto, non solo face in modo che nuove terre venissero acquistate, ma nello stesso modo rendeva più accettabile la vita dei sudditi, dando ordine di costruire castelli e chiese, e soprattutto aiutando gli agricoltori donando loro ciò che era stato tolto ai magnati. Questo suo modo di governare le terre e anche internamente riempendo di titoli il figlio Sigismondo Augusto, alla sola età di dieci anni, la fece sembrare agli occhi di molti una donna avida.

Tutto ciò avvenne, comunque, senza mai trascurare il Ducato di Bari, soprattutto dopo la morte della madre Isabella in quanto ne ereditò il titolo di duchessa. Pur essendo lontana fisicamente Bona resse il ducato sempre con una certa sollecitudine e con intelligenza.

In Polonia intanto, alla morte di Sigismondo I nel 1548, salì al trono il figlio Sigismondo II e in questo momento iniziarono a sorgere dei problemi con la madre a causa dei suoi matrimoni: prima sposò Elisabetta d’Asburgo, la cui famiglia non era nelle simpatie di Bona, e poi una non nobile inglese.

Questo provocò un distacco drastico tra madre e figlio, tanto da far maturare in Bona il desiderio di andar via e tornare a Bari per reggere da vicino il suo ducato. E così fece: lasciò tutte le sue terre in Polonia al figlio e ritornò nella sua cara città il 3 febbraio del 1556, accompagnata dalle sue figlie ancora nubili.

E’ stato un incontro culturale che ha fatto conoscere ai presenti le ricerche meticolose condotte dalla Angusdei su una figura incredibilmente barese e internazionale allo stesso tempo, un orgoglio e il simbolo di una donna che ha lasciato il segno e mantiene il suo fascino ancora oggi.

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