Bill Gates alla 28ª Conferenza delle Parti dell’UNFCCC? E… più in “filantropica missione” per il pianeta o, dato il contesto, intento a fare shopping?
La presenza del magnate di Microsoft alla COP 28 di Dubai sui cambiamenti climatici non parrebbe tanto risplendere di buone intenzioni, quanto celare le innumerevoli sfumature di altrettanti probabili interessi economici.
Il sorriso dei rimedi “trasformativi” che dà i suoi frutti (contrattuali)
Il quarto “soggetto patrimoniale” al mondo, spesso troppo frettolosamente celebrato come “guru ambientalista”, ha già stretto in passato degli accordi milionari con “verdi” dollari, infatti. Il suo fondo d’investimento contro i mutamenti ambientali, il Breakthrough Energy, aveva promesso al Dipartimento dell’Energia statunitense (DoE), in cambio di idee sostenibili, un triennio da 1,5 miliardi di dollari complessivi, oltre ad un portafoglio da ulteriori 15 miliardi, previsto per la transizione ecologica.
Gates stesso, tempo fa, aveva affermato: “[…]Le persone ricche, come me, possono investire in società che sviluppano “soluzioni verdi trasformative“, specialmente in progetti che hanno il potenziale ma attualmente sono poco finanziate, incluso l’idrogeno verde e la gestione delle emissioni di carbonio”. Ma, nello scenario della COP 28 in corso, i suoi bilioni e il suo “ottimismo scientifico” – al momento – sono sembrati, più che altro, soltanto uno sfondo ornamentale.
In questa cornice, invece, Gates è riuscito a concludere due affari colossali con le proprie società, Microsoft e TerraPower: il primo è un contratto di collaborazione stipulato tra la multinazionale informatica e le Nazioni Unite, in vista di una piattaforma basata sull’intelligenza artificiale (IA) e per una rete globale di dati, monitoranti le riduzioni delle suddette emanazioni. Il secondo, poi, prevede un accordo tra TerraPower, specializzata in innovative tecnologie nucleari, ed ENEC (Emirates Nuclear Energy Corporation), cioè la compagnia nucleare emiratina.
Un universo di interessi ecologici che si muove più degli elettroni?
Il piano, per ora solo abbozzato, sarà quello di incentivare la ricerca sui reattori nucleari avanzati e sui network di immagazzinamento, l’approvvigionamento di energia “green“ per produrre idrogeno e la decarbonizzazione industriale in ambito siderurgico negli UAE (United Arab Emirates) – pare infatti che, secondo quanto dichiarato dall’amministratore delegato di ENEC, Mohamed al Hammadi, il consorzio arabo, da sempre tra i più grandi produttori di petrolio, stia “cercando un futuro per gli elettroni e le molecole pulite che saranno portate alla realtà da reattori avanzati” – .
Ma c’è un ostacolo nel “paradiso degli affari“: Vladimir Putin. I reattori di TerraPower, infatti, per funzionare richiederebbero l’HALEU (High Assay Low Enriched Uranium), ossia quell’uranio ad alta densità e basso arricchimento il cui monopolio produttivo e commerciale è gestito da ROSATOM, la compagnia di stato russa per l’energia nucleare.
Non sappiamo se le difficoltà geopolitiche – o, qualcuno direbbe, persino “corporative” – saranno superabili dall’astronomica capacità finanziaria di Gates, abile nel raccogliere fondi da tutto il mondo. Di sicuro c’è che, mentre le lobby globali stabiliscono che il nucleare “sarà l’energia del futuro”, i grandi business petroliferi sembrano avere la precedenza su qualsiasi altro obiettivo, anche in un contesto climatico dichiarato “cruciale”, come la COP 28.
Fonti online:
ByoBlu (testata giornalistica ed emittente televisiva nazionale; articolo di Giuliana Radice del 07 dicembre 2023), Wikipedia, sito del Dipartimento dell’Energia statunitense (DoE), sito della COP 28, sito di TerraPower, PR Newswire, sito dell’Emirates Nuclear Energy Corporation (ENEC), Middle East Monitor (MEMO), Reuters, sito di ROSATOM, AREA-C54, ANSA;
Canali YouTube: Bill Gates, U.S. Department of Energy.
Antonio Quarta
Redazione Corriere di Puglia e Lucania