Sei i biscegliesi consacrati nel Santuario SS. Maria di Cotrino il 23 settembre scorso
INTERVISTA A P. ANTONIO SUGLI OBLATI
Intervista a Padre Antonio Semerano – Priore del Monastero Cistercense di Latiano
a cura di Pina Catino
L’oblazione risale a tempi remoti è sorta e si è sviluppata accanto alla vita monastica. Quasi ogni monastero aveva i propri oblati, uomini e donne che offrivano se stessi, i loro beni e i loro servizi al monastero per il bene delle loro anime e per beneficiare della protezione del monastero.
Chiediamo a Padre Antonio Semerano – Priore del Monastero cistercense Maria SS. di Cotrino in Latiano, quando sono arrivati i Monaci Cistercensi nel Santuario e chi sono gli oblati e la differenza tra le categorie: oblati regolari, oblati secolari, oblati secolari Cistercensi.
- A. – I monaci cistercensi giunsero nel Santuario di Cotrino il 20 agosto 1922 grazie al costante e silenzioso interessamento di una devota nobildonna di Latiano, Donna Vincenzina De Nitto, che fece costruire un piccolo monastero annesso al Santuario e anche per il diretto interessamento del beato Bartolo Longo, fondatore del Santuario di Pompei, originario di Latiano, del quale si conserva nell’archivio di Casamari un’apposita corrispondenza. Contemporaneamente, nel marzo 1922 l’arciprete di Latiano, unitamente agli altri preti, rinunciarono a tutti i loro diritti sul santuario, cedendoli alla nuova famiglia religiosa dei Cistercensi.
(cfr. https://www.santuariodicotrino.it/index.php/monastero/il-monastero/i-monaci)
Gli oblati regolari hanno uno stretto legame con la comunità monastica, indossano un abito particolare, non sono coniugati, ma legati da promesse, alquanto simili ai voti, vivono nell’ambito del monastero o nelle sue dipendenze. Anche se non più numerosi come nel passato, gli oblati regolari continuano ad esistere.
Gli oblati secolari che, quantunque aggregati al monastero, continuavano a vivere nelle proprie famiglie e nel loro ambiente sociale, nel tempo andarono lentamente scomparendo per le mutate condizioni sociali che garantivano nuove forme di assistenza e protezione. Nel secolo scorso, l’istituto degli oblati secolari è stato riproposto dai Benedettini che hanno dato vita a una forma di oblazione esclusivamente spirituale, aperta a quei fedeli che vogliono ispirare la loro vita cristiana ad una spiritualità basata sulla Regola di San Benedetto.
Allo scopo di incrementare nell’epoca attuale un servizio più attivo per la Chiesa, i Monasteri cistercensi in Italia, osservanti la Regola di San Benedetto, hanno istituito gli oblati secolari cistercensi: uomini e donne che si aggregano all’Ordine Cistercense e alimentano la loro vita cristiana da quel genere di spiritualità benedettina, proposta dal S. Abate Bernardo di Chiaravalle e da altri santi cistercensi, maestri di vita spirituale.
L’oblazione è l’atto riconosciuto dalla Chiesa con il quale il cristiano si offre a Dio ed entra a far parte di una Comunità monastica in maniera reale, sebbene non allo stesso titolo dei monaci. In tal modo l’oblato si impegna ad una sempre rinnovata consacrazione battesimale secondo la spiritualità cistercense.
Sei sono i biscegliesi che ho consacrato nel Santuario SS. Maria di Cotrino il 23 settembre scorso: Pina Catino, Mariagrazia Celestino, Nicolantonio Logoluso, Vito Palma, Pierpaolo Sinigaglia, Vito L. Totorizzo; il 2 dicembre sono stati consacrati alcuni confratelli pugliesi di Cerignola e di Taranto e altri provenienti da alcune regioni italiane e dalla Francia.
Gli oblati secolari cistercensi osservano gli Statuti, che salvo qualche modifica, sono quelli elaborati per il necessario adeguamento alle attuali esigenze e allo spirito del Concilio Vaticano II, e autorizzati per gli oblati benedettini dalla S. Congregazione per i Religiosi e gli Istituti secolari, il 22 marzo 1975.
L’oblato è il cristiano, laico o sacerdote, che, vivendo nel proprio ambiente familiare e sociale, trova nella Regola di San Benedetto e negli insegnamenti dei Maestri della vita spirituale dell’Ordine Cistercense l’orientamento che lo stimola a sviluppare la propria chiamata alla perfezione evangelica al fine di meglio cercare, servire, glorificare Dio.
Si accede alla oblazione con la consapevolezza dell’impegno che essa comporta. Alla domanda presentata all’Abate del monastero e da lui accettata, segue un periodo di formazione che ha lo scopo di far approfondire la conoscenza della Regola di S. Benedetto e dal modo come è vissuta nella tradizione cistercense che richiede la frequenza alla Liturgia e ai fraterni incontri con gli oblati del monastero. Dopo il periodo di formazione, ha luogo l’oblazione secondo il rito approvato. Per essere ammesso all’oblazione occorre aver compiuto i 18 anni e non essere già oblato di un altro monastero né appartenere ad un Terz’Ordine.
L’oblazione, pur non avendo titolo di voto, ha tutto il carattere di una stabile promessa fatta a Dio, costituisce un vincolo personale di affiliazione ad un determinato monastero e, mediante questo, a tutto l’Ordine Cistercense?
P.A. – Gli oblati dello stesso monastero stabiliscano tra loro rapporti di amicizia fraterna, espressione dello spirito di carità che li unisce tra loro e alla comunità monastica. Questi rapporti potranno trovare la loro espressione in incontri di preghiera, di studio, di lavoro caritativo in comune. Anche tra gli oblati di monasteri diversi potrà essere favorito lo scambio di rapporti fraterni e di amicizia. Esso faciliterà una comunicazione di esperienze e l’attuazione di iniziative al fine di approfondire sempre più validamente lo spirito di oblazione. Ogni cinque anni, in sede di convegno nazionale, è designato un monaco coordinatore ed un suo sostituto che accettano l’incarico con il consenso del proprio abate.
La filiale devozione alla Madonna è parte inseparabile della pietà cristocentrica dell’oblato?
P.A. – Seguendo la dottrina dei Padri cistercensi, specialmente di S. Bernardo, l’oblato contempla in Maria, nella sua altissima dignità di Madre di Dio, il suo ufficio materno verso gli uomini e la pienezza in Lei dei doni dello Spirito Santo, per cui è nostro modello di perfezione. Per nutrire la preghiera con nozioni fondamentali, atte a formare la sua mentalità, l’oblato si deve dedicare alla “lectio divina” ossia a letture che approfondiscano lo spirito e inquadrino con sapienza il pensiero dell’insegnamento della Chiesa. Questa lettura avrà come testi principali la Sacra Scrittura con relativi commenti dei Santi Padri, e gli scritti di autori il cui pensiero sia conforme alla dottrina della Chiesa. L’oblato è impegnato non in una ricerca erudita, ma in un ascolto vitale, in un clima di silenzio, di raccoglimento, che lo porti ad una meditazione intima, ad una comunione con la parola di Dio, avvio alla contemplazione. Nei rapporti familiari e sociali l’oblato, sviluppa ancora di più, un atteggiamento di benevolenza, di comprensione, di pazienza, di abnegazione, di disponibilità, di servizio per non dimenticare mai come il retto comportamento individuale porta il beneficio riflesso nella comunità umana, che ne rimane arricchita nei suoi valori spirituali e morali.
Nella spiritualità cistercense, il lavoro è forma importante di ascesi?
P.A. – Sì, l’oblato che si dedica ai suoi impegni con generosità, servendosi delle sue attitudini con diligenza, da al suo lavoro la perfezione di cui è capace per giovare in tal modo al bene umano della società. La spiritualità dell’oblato è attinta dagli insegnamenti contenuti nella Regola di San Benedetto (in particolare: Prologo, cap. IV “Strumenti delle buone opere” e cap. VII “Dell’umiltà”) e negli scritti di S. Bernardo di Chiaravalle (in particolare: I gradi dell’umiltà e dell’orgoglio, Dell’amore di Dio, Sermoni in lode della Vergine Madre, sull’Avvento e sul Natale) che come gli altri mistici cistercensi, assegna un posto preminente all’amore affettivo di Dio.
L’oblato, cercando di penetrare il pensiero, vi troverà i fondamenti della sua formazione cristiana e ne dedurrà elementi di sviluppo e di applicazioni pratiche; rifuggendo da ogni vanità, imporrà alla propria vita un tono di austerità e di penitenza, la quale in genere significa conversione.
L ’oblato deve avere sempre un atteggiamento di semplicità, di chiarezza, discrezione, proprio di S. Benedetto. (cfr. https://www.santuariodicotrino.it/old/index.php-3.html?option=com_content&view=category&layout=blog&id=80&Itemid=499)