![Domenico Soranno](https://www.corrierepl.it/newspl/wp-content/uploads/2023/12/Domenico-Soranno.jpg)
Le cappelle gentilizie private luoghi di preghiera e di arte figurativa.
Gli artisti Domenico Soranno di Montescaglioso e Vincenzo Capurso di Altamura autori di opere d’arte in una cappella privata; il marmista M° Giovanni Micunco autore di un’opera monumentale dedicata all’ex calciatore Domenico Martimucci, detto “Domi”.
Da sempre i cimiteri ospitano cappelle gentilizie di famiglie nobili e borghesi; un gesto d’affetto al caro estinto per ricordarlo ai posteri, alle future generazioni che seguiranno nella famiglia di appartenenza.
L’antico cimitero di Altamura ne ospita numerose , appartenenti a Casati di nobile lignaggio allestite in modo sontuoso, con statue, busti, stemmi, targhe marmoree con epigrafi pompose.
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Ad angolo del viale centrale, il monumento dedicato alla scomparsa del giovane calciatore Domenico Martimucci, detto “Domi”, vittima innocente di mafia a seguito di un attentato dinamitardo di molti anni fa, è una straordinaria opera scultorea che richiama la sfera di un pallone; fortemente voluta dalla mamma; disegnata dalla sorella Lea, architetto; realizzata dal maestro marmista Giovanni Micunco.
La struttura, in travertino romano color beige, pesa circa 300 quintali. La salma riposa all’interno della sfera. La cerimonia di sepoltura fu celebrata dal vescovo S.E. Mons. Giovanni Ricchiuti.
A poche decine di metri sullo stesso lato insiste la cappella dedicata al Nunzio apostolico S.E. Mons. Donato Squicciarini; non può passare inosservata. Personaggio da me conosciuto e storicizzato nel volume “Altamura, il codice segreto della nobiltà”/Schena Ed./Fasano/2010.
Di fronte, nello slargo, la riproduzione dell’opera michelangiolesca “La pietà”, e l’altra opera nell’area della rotatoria di fronte al cimitero nuovo “Le mani giunte”; due donazioni fatte da Giovanni Micunco a manifestare la sua sensibilità nel luogo in cui ci opera.
Così, lo scrivente, in occasione del ricordo di tutti i defunti del 2 novembre, non ha resistito alla tentazione di andare a curiosare nel cimitero nuovo per aggiornarsi. Le antiche cappelle furono già descritte nel libro “Altamura nobilissima/Giovanni Mercadante/Schena Ed./Fasano 1997”.
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Le cappelle nel cimitero nuovo, innalzate in un’area spaziosa, si presentano in tutta la loro imponenza, le cui architetture rievocano disegni classici dell’antica Roma. Sui frontespizi, oppure sulle vetrate a vista, sono riportati i nomi di famiglie abbienti molte note.
Tra queste spicca la cappella della nota famiglia Ninivaggi, la cui struttura rievoca, in dimensioni ridotte, il Pantheon nella cui cuspide alloggia l’aquila, simbolo della grandezza della Roma imperiale.
Una targa in marmo sopra il portale riporta la scritta:
– Ex Arbore Nata sunt Virgulta Quae Historia – Gentis Facient – (traduzione: Sull’albero nascono i “polloni” (rami) che faranno la stirpe dei Ninivaggi)
Il suggestivo avancorpo che sorregge la cuspide è sostenuto da 4 colonne cilindriche di marmo, due per lato.
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La fortuna mi ha accompagnato perché quel giorno erano presenti sul posto i due artisti che stavano eseguendo i lavori di allestimento insieme con il loro direttore, Vincenzo Bruscella, dello Studio d’arte “I Capricorni”.
Gli autori delle opere artistiche sono: il M° Domenico Soranno (1973) di Montescaglioso, con studi in arti figurative sacre presso l’Accademia di Belle Arti di Bari; docente presso il liceo scientifico di Matera, molto apprezzato negli ambienti artistici e in Basilicata; e Vincenzo Capurso, giovane emergente, molto attivo nel nostro territorio, a cui ho già dedicato diversi articoli.
L’opera – dichiara D. Soranno – riguarda la volta celeste dove sono rappresentati i volti dei coniugi committenti nelle mani del Signore, sovrastati da un gruppo di angioletti, i quali nell’immaginario rappresentano tre maschietti e una femminuccia, quanti sono i figli; e al centro lo Spirito Santo.
A sinistra e a destra due figure iconiche: il Cristo e la Madonna che richiamano immagini realistiche dal punto di vista della ritrattistica, in cui sono espresse plasticità e spiritualità. Il ciclo pittorico è realizzato con tecnica di tempera su intonaco con ispirazione di matrice rinascimentale.
Tutte le immagini – aggiunge l’autore – concorrono al raccoglimento e al misticismo del luogo.
L’altra opera, molto significativa, riguarda l’artista Vincenzo Capurso, il quale ha realizzato degli altorilievi su pietra dando cromaticità ai due alberi genealogici dei rispettivi coniugi con le loro immagini dalle fasi di crescita e sviluppo ad oggi. Gli alberi, con tronchi dal ricco fogliame, rappresentano il ceppo, e le foglie i figli e le derivazioni.
La genealogia, tra epigrafi e immagini, rendono il luogo di sepoltura un monumento di notevole pregio architettonico ed artistico. Al centro, tre sarcofagi a cassettoni; su quello in basso i nomi degli avi che dettero avvio alla progenie dei Ninivaggi, uno spagnolo: Ninjo Vaguè nato nel 1496, seguito dai discendenti il cui cognome prende forma in Nino Vagio nel 1580, fino a giungere nel 1764 col cognome definitivo in Ninivaggi.
Ricerche molto approfondite fatte dall’interessato, e infine raccolte in una pubblicazione personalizzata “Ninivaggi, origini di una stirpe”/Pietro Ninivaggi/Arti Grafiche Paternoster/Matera/2000.
“L’art dealer” Vincenzo Bruscella, che opera negli ambienti artistici e nella pubblicità, ha scelto questi due artisti per la loro competenza e professionalità.
Autore Giovanni Mercadante