Successo del Rigoletto ieri sera al Teatro Orfeo di Taranto
Il capolavoro di Verdi ha trovato ieri sera a Taranto una sua dimensione concreta, storicamente puntuale, grazie ad un allestimento scenico e ad una regia che non hanno snaturato l’opera, ma anzi, malgrado l’esiguità dello spazio, hanno creato un’atmosfera suggestiva. Talvolta onirica.
Finalmente un’opera lirica è stata adeguatamente contestualizzata! Un Rigoletto, dunque, che ha convinto ed entusiasmato gli spettatori!
Suggestioni in musica
Si è percepita, sin dalle prime battute, un’atmosfera surreale, direi fiabesca e ciò grazie al sapiente gioco di luci creato da Pier Francesco Chiurlia, che ha calibrato gli effetti cromatici su ogni singola scena, su ogni singolo personaggio, dandogli maggiore spessore e intensità emotiva.
Poi, la grande musica di Verdi ha inondato il teatro e la bacchetta del bravissimo maestro Lorenzo Bizzarri è diventata quasi lo strumento di una magia scenico-musicale che ha rapito gli spettatori. E, quando il sipario si è alzato, immediata è stata la potente centralità di Rigoletto, vittima-carnefice, prima di tutto di se stesso, delle proprie paure e frustrazioni, poi degli affetti più cari.
Luca Bruno, nei panni di questo tragico buffone di corte, ha stupito, coinvolto, emozionato l’intera platea, caricando di una straordinaria potenza emotiva il personaggio da lui rappresentato. E la sua vocalità intensa e potente si è imposta su quella di tutti gli altri interpreti, colorando di immagini e suggestioni la grande musica del maestro lombardo.
Quadri scenici indimenticabili
Colori, sfarzo di abiti e sapienti angolazioni sceniche hanno fatto il resto e l’alchimia creatasi si è trasformata quasi in una realtà sovradimensionale.
La vita, il tempo erano lì, su quel palco, in quella corte del Ducato di Mantova corrotta, libertina, priva di sentimenti reali e persino il coro dei Tarenti Cantores, diretto da Tiziana Spagnoletta, si è calato nel proprio ruolo con voce unica e armonizzata con le altre vocalità.
Voci, suoni hanno delineato il dramma di due genitori accomunati da uno stesso crudele destino. Il conte di Monterone, magistralmente interpretato da Alessandro Arena, che, irrompendo nell’atmosfera gaudente della corte, ha lanciato la sua maledizione sul Duca di Mantova, impersonato tiepidamente da Federico Buttazzo, e sui presenti.
Poi, Rigoletto, impressionato da questa maledizione che rievocherà nella scena conclusiva di fronte al corpo privo di vita di Gilda, sua figlia. Suo unico bene.
Una Gilda che, se inizialmente non ha convinto il pubblico, successivamente si è riscattata con una vocalità intensa e tecnicamente sapiente. Alexandra Procopovici, nei panni di Gilda, ha saputo così superare le sue difficoltà iniziali con estrema professionalità e l’applauso del pubblico ha decretato il suo successo
La regia, gli altri interpreti
Impeccabile e sapiente, dunque, la regia di Vivien Hewitt che, coadiuvata nelle scene dal bravo Damiano Pastoressa e dalla scenografa Silvia Giancane, ha saputo dare a ogni singolo personaggio, anche minore, un suo spazio.
E non hanno tradito le aspettative le giovani promesse del bel canto, quali Claudia Consiglieri, nei panni della fedifraga Contessa di Ceprano, nonché Mario Palatella, perfettamente calato nel ruolo di Marullo, cortigiano superficiale e scavezzacollo. Ma ugualmente bravi anche gli altri. Da Mariangela Zito, la Maddalena del Rigoletto, a Yiduo Zhang, convincente Sparafucile, tutti hanno contribuito al successo della rappresentazione che andrà in scena anche questa sera.
L’entusiasmo e gli scroscianti applausi della platea hanno quindi scritto la parola fine al dramma di un uomo provato dalla sorte. Costretto dai tempi e dalla sua difformità a vivere tragicamente anche il suo ruolo di padre. E la maledizione, vera protagonista di questa opera straordinaria ha avuto la meglio.
Ottima recensione di un evento di arte, la magia della musica di Verdi si nota tra le righe
La ringrazio sentitamente
Irma Saracino