Principale Politica Lettera di un soldato tradito

Lettera di un soldato tradito

Dovrebbe essere finalmente chiaro non che l’Ucraina ha perso una guerra che non poteva vincere, ma che ornai ha perso se stessa. In crisi demografica da quando si è dissolta l’Unione sovietica questo stato assemblato con diverse  con diverse aree per semplificazione amministrativa, è passato da 50 milioni di abitanti di primi anni 2000, ai 20 di oggi che sono poi probabilmente già di meno.  Questo rende la continuazione della guerra problematica se non impossibile perché anche se si arruola la gente con la forza, i numeri non sono così alti da far intravvedere un possibile cambiamento. Lo stesso capo dell’ intelligenze dell’esercito, Kiril Budanov ammette candidamente che non solo le riserve di mobilitazione si sono esaurite, ma tutti coloro che volevano combattere si sono presentati nei primi 6 mesi di guerra e che l’efficacia dei soldati mobilitati con la forza è “vicino allo zero”.

Questo fa comprendere che l’Occidente dopo aver preparato e attuato la strage degli ucraini mandandoli all’assalto nei vari tritacarne che si sono creati contro un esercito russo di molto superiore sia negli armamenti che nella comprensione del “campo di battaglia” dove gli americani si sono rivelati dei veri dilettanti, ora ha bisogno di una nuova narrativa visto che non è più possibile sostenere neanche lontanamente l’eventualità di una vittoria ucraina. Esprimendosi come fa il Financial Time, la Nato ha bisogno di una nuova “teoria” convincente in mancanza della quale non si potrà fate a meno di lavorare per arrivare a trattative di pace. Ma le cose sono arrivate a un punto tale di cinismo e incompetenza che probabilmente le cose si stanno complicando: la lotta alla successione di Zelensky che è in pieno corso, potrebbe aprire prospettive non immaginate prima e nelle quali potrebbe figurare l’ostilità verso chi ha provocato la inutile strage. Per rendersi conto di quali sono gli umori che circolano a Kiev e al fronte vale la pena di leggere un nuovo post apparso su un sito  collegato all’esercito ucraino, dunque un appello tutt’altro che isolato e che diventa un vero e proprio grido di dolore:

“Non so se sarà più d’aiuto o meno. Ma lo scriverò qui ancora una volta! “Siamo stati sterminati per nostro stesso comando. Chiedo aiuto a chiunque possa fornirmelo. Bussate a tutte le porte, organizzate manifestazioni e azioni! Registrate un video! Fate qualcosa. Siamo quasi apertamente minacciati di esecuzione se registriamo noi stessi video e chiediamo aiuto. Aiutateci! Krynkyi è un vero inferno. Montagne di cadaveri dei nostri fratelli. Tutto ciò non finirà se tutti rimarranno in silenzio. Raggiungete la comunità globale! È inutile fare appello alle autorità del Paese! Danno l’ordine del nostro sterminio. Non si pentiranno. È necessario rivolgersi alla Corte internazionale dell’Aja. Ciò che sta accadendo ora è un crimine contro il proprio popolo. Genocidio degli ucraini. Non posso chiamarlo diversamente.” 

Come tutti possono rendersi questo soldato ucraino al fronte considera i suoi comandanti e indirettamente chi dà loro gli ordini come criminali di guerra. Non maledice i russi, maledice invece Kiev e l’Occidente. Questo sentimento che si va sempre più diffondendo di fronte all’inutile massacro, ai mucchi di cadaveri, agli uomini mandati a morire per qualche titolo di giornale, potrebbe cambiare tutte le equazioni che si vanno facendo e portare a un’Ucraina molto differente da quella che Washington ancora spera di poter ricostruire  Questo mi ricorda molto una poesia introvabile – per ovvi motivi – di un soldato tedesco durante la prima guerra mondiale. “Che ci fanno i russi con le loro baionette inastate e i gridi di battaglia ? Che ci fanno i francesi  con i loro canti  intrecciati a quello delle mitraglie? Non gli odieremo per questo. No te America odieremo”  

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