Principale Attualità & Cronaca Taranto, appalti, mazzette e corruzione, 8 arresti

Taranto, appalti, mazzette e corruzione, 8 arresti

“ Annus orribilis “  direbbero gli antichi latini riferendosi al Comune di Taranto, è stato veramente un anno orribile, politicamente parlando: valzer di cambi di casacca, assessorati assegnati e dopo poco azzerati, una amministrazione che brancola nel buio e che non ha ancora una giunta, e neppure i consigli di amministrazione delle controllate Kyma trasporti e Kyma ambiente.

Ma la ciliegina sulla torta la ha messa il pubblico ministero della Procura della Repubblica, che ha emesso 8 ordinanze di custodia cautelare. L’indagine risale al 2021 e nasce a seguito di un incendio che ha coinvolto due mezzi, che appartenevano ad una società che gestiva i servizi cimiteriali del Comune di Taranto. L’incendio, di sospetta natura dolosa si verificò dinanzi al cimitero San Brunone, di Taranto.

Con l’ausilio di sofisticati strumenti investigativi, si è venuto a capo della vicenda, alcuni dipendenti comunali e alcuni appartenenti ad una Cooperativa Sociale, sono stati ritenuti, presunti, responsabili di turbata libertà di incanti, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, corruzione di persona incaricata di pubblico servizio. All’alba di oggi, la Polizia di Stato ha dato esecuzione di una ordinanza del Gip del Tribunale di Taranto, su richiesta della Procura, nei confronti di 8 indagati. L’inchiesta potrebbe essere di quelle di una normale attività di Polizia, se non fossero coinvolti personaggi di altissimo livello del Comune di Taranto : il comandante della Polizia Locale Michele Matichecchia, il direttore generale del Comune Carmine Pisano, entrambi molto vicini al sindaco Melucci, il dirigente Barbara Galeone responsabile dei servizi cimiteriali, più altre 11 persone.

Il Pm aveva richiesto gli arresti domiciliari per Matichecchia e Pisano, ma il GIP ha rigettato la richiesta perché non esistono gravi indizi, mentre ha concordato i domiciliari per i dipendenti comunali e per gli appartenenti alla Cooperativa Sociale coinvolta. L’inchiesta ha evidenziato che gli inquisiti, si accordavano per permettere alla Cooperativa di aggiudicarsi la gestione dei servizi cimiteriali, per un appalto di circa 7 milioni.

Alcuni necrofori, richiedevano, per accelerare la pratica nel cimitero, dai 100 ai 250 euro, ai congiunti del defunto. Le indagini sono ancora in corso per approfondire le responsabilità individuali. Resta fermo il principio di presunzione di innocenza per tutti gli indagati fino al passaggio in giudicato della sentenza.

Antonello Giusti

Cimitero San Brunone di Taranto

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