Cari ragazzi … il discorso di fine anno del Presidente ai giovani
di Evelyn Zappimbulso
«Cari ragazzi, ve lo dico con parole semplici: l’amore non è egoismo, possesso, dominio, malinteso orgoglio. L’amore – quello vero – è ben più che rispetto: è dono, gratuità, sensibilità».
Il passaggio più forte ed accorato del messaggio di fine anno di Sergio Mattarella è questo. Un intervento sobrio, nei toni e nei tempi, soli 16 minuti, in piedi davanti alle telecamere, come avviene da alcuni anni, quest’anno con la novità dell’ingresso in movimento. Un discorso rivolto al cuore delle problematiche, dei crucci e delle speranze degli italiani, tenendo i temi più caldi e divisivi della politica come al solito fuori. Più del solito, anzi, in questo suo nono discorso agli italiani, in una fase in cui l’istituzione stessa della presidenza della Repubblica è tirata in ballo nel dibattito politico in riferimento ai nuovi equilibri istituzionali che la riforma costituzionale intende portare.
Le donne entrano nel discorso subito, già in quel suo rivolgersi a loro per prime («Care concittadine e cari concittadini…»). Poi il primo tema, inevitabilmente, è quello della guerra, «angosciati dalle guerre in corso e da quelle evocate eminacciate». E di fronte al «rischio concreto di abituarsi a questo orrore. Alle morti di civili, donne, bambini», diventa «indispensabile fare spazio alla cultura della pace». A una «mentalità di pace» che non è «astratto buonismo. Al contrario, è il più urgente e concreto esercizio di realismo». Una «cultura», una «mentalità» che «dipende, anche, da ciascuno di noi». Si tratta di «educare alla pace. Nei gesti della vita di ogni giorno. Nel linguaggio che si adopera, rifiutando la violenza», a partire dalle giovani generazioni, a cominciare da quella che definisce «più odiosa», contro le donne, e qui Mattarella introduce il suo appello ai giovani, ad andare oltre il semplice rispetto nei rapporti affettivi.
Redazione Corriere di Puglia e Lucania