La Vita, l’Evoluzione
Le meraviglie sacre risiedono ovunque, anche dove non avresti mai pensato, ma, la piaga dell’umanità è la fazione di per sé, che divide e ci rende incompleti (quando siamo perfettamente completi, fin dalla nascita).
Noi nasciamo a questo mondo completi, inconsapevoli dei nostri poteri; l’evoluzione dovrebbe farci rendere consapevoli di chi e cosa siamo, così da non creare fazioni illogiche. Chiaro, senza fazioni non ci sarebbero più guerre nel mondo!!
Ogni fazione viene strumentalizzata da quelli che chiamiamo “i poteri forti” (diminuendo il nostro) per creare un profitto di interessi; gran parte del popolo ci ricade puntualmente, senza fare distinzioni, senza agire con il nostro cuore ed il nostro cervello per ogni singola storia, persona, cosa; è troppo espansivo per tanti di noi.
Noi viviamo sulla Terra come leoni e gazzelle di noi stessi, fra noi e non ce ne rendiamo conto. Anzi, quest’ultima è una passeggiata a confronto di ciò che decidiamo di non mettere in campo, perché preferiamo “scatole prefabbricate” per le nostre menti e per il nostro cuore.
Noi non nasciamo con peccati da espiare; nasciamo con un peccato da individuare nel corso della vita, col fine di intraprendere le strade che risuonano con il nostro cuore, in un unico cammino fatto d’amore.
Nell’originale etimologia della parola “peccato”, in greco è utilizzato il termine “hamartia”, il cui significato è completamente diverso dal “peccato” che abbiamo assorbito fin da bambini; vuol dire “mancare il bersaglio”, scoccando la nostra freccia con l’arco e per estensione, significa “prendere una strada sbagliata”.
Il bersaglio della nostra vita è la felicità!
Le fazioni non hanno mai creato immensa felicità, piuttosto suddivisione data dalla pigrizia dell’uomo di evolversi, comprendendo che non siamo pecore, siamo pastori di noi stessi e del nostro cuore!
Riporto qui, con immenso piacere, una delle mie innumerevoli prose poetiche, la quale funge da messaggio verso l’intera umanità, anche verso chi pensa che non possiamo bere, mangiare tutti quanti, come poneva abbondanza tale lo stesso Cristo Gesù.
Si sottolinea in essenza l’invito alla rivoluzione per nutrire gli ideali, a chi crede nei valori stessi. Ma anche a chi non ci crede.
Un grido non solamente personale, ma di appartenenza sacra dentro chi si rispecchia in esso, lo abbia nel cuore, di chi ci crede davvero, senza seppellire ciò che il Cristo ha donato a noi: il nostro Fuoco Sacro.
Grido d’Amore Disperato
Io sono nel fugace battito d’armi che non mi donan tregua, Dea stessa, arma della mia lava incandescente! Dio ne sia testimone.
Zampillo dove le segrete tendenze dei falsi re non trovan rifugio; v’è una tenda d’acciaio nella sua separazione.
Nello scorrere cantico del fiume sento l’idillio d’un amore mai perduto, disteso su ampi cammini iridescenti, fra le folte fortezze verdi e profumate, pietre ben ancorate; è compagnia unica dei vasti campi che lascian posto ai lor fiori alati, e nella spinta del salto, vien a meno la memoria della perdita di gravità!
Le mie radici si fondano nel grembo che si dipinge ovunque, senza permessi; partorisce idee, i figli della luna di miele: ogni cosa si concede senza eguali, stazioni, muri insormontabili.
Non può accader fatto bruto d’una scia di stelle fra fronde di nuvole mai dimenticate; tra cielo e terra, non assenza d’ascolto, e nell’osservazione, ignorate.
Possiamo nell’amore generar ogni lucida intenzione che nei nostri cuori dona spazio ben oltre l’immagine stessa!
Agli incapaci del voltar lo sguardo dalla lor tavola, in attesa del calore primordiale del Sole: <<Fate spazio a nuove rose, perché saran vostre stesse spose! o che sia vostro l’addio di ricchezze che giammai v’ammantaste!>>
Erika Perrone
Redazione Corriere di Puglia e Lucania
