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E menomale che ce li abbiamo ancora

di Mimmo Lastella

Carissimi lettori, carissime lettrici

Una riflessione sorge spontanea sull’esistenza ancora in vita di cantanti, cantautori e autori di testi che negli anni passati, hanno fatto grande la storia della musica autorale italiana.

Mi riferisco a giganti come: Adriano Celentano “che guarda caso mentre sto scrivendo compie il suo ottantaseiesimo anno d’età”, Massimo Ranieri, Albano e infine, non posso non citare il poeta della canzone italiana, il grande maestro Giulio Rapetti, in arte Mogol e tanti altri.

Visto il repentino degrado del panorama musicale, finito sotto il monopolio di trapper che trappano il rotto e il sano, al limite della decenza e sotto effetto autotune e qui, ha ragione Morgan, genere musicale ultramoderno, spalleggiato e sponsorizzato dalle grandi magior discografiche di area sinistra e che, ha contribuito a degenerare anche il festival di Sanremo, un tempo trampolino di lancio per antonomasia della canzone autorale italiana.

Per carità di Dio, ci sono trapper seri e trappar meno seri, tuttavia costoro, hanno contribuito a gettare nell’oblio la vera natura della canzone di questo paese, la natura poetico-sentimentale, ormai quasi eclissata dai grandi network radiofonici che trasmettono solo musica commerciale.

In tutto questo marasma, gli autori e cantanti del passato, viventi e sotto certi aspetti ancora attivi “vedi Gianni Morandi, Mina e Ornella Vanoni”, per citarne alcuni rappresentano un argine a tale deriva nazional-commerciale, nonché, pilastri e memoria storica.

Menomale che ci sono.

L. “scrittore e opinionista”

 

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